Un nuovo singolo per Subconscio pubblicato dalla Sghetto Records e che anticipa così un disco di inediti programmato per i prossimi mesi. Torna in scena e lo fa con il grande Claver Gold: si intitola “No Drama” anche arricchito dal bel video ufficiale per la regia di Luca Iannacci: un down tempo, tracce dub in metriche larghe dal sapore metropolitano. Inutile ingolfare la vita di catene e pensieri inutili. Leggerezza ed uno scorrere lento ma inesorabile. Un concetto complesso di libertà in senso ampio… morbida culla dentro cui trovo riparto e pace per tutti i miei “drammi quotidiani”
Guardare alla vita con energia, con libertà, senza paura. Eppure il suono è fermo, cantilenante… un contrasto forte non trovi?
Spunto interessante, l’intento era proprio quello di creare un contrasto netto tra il suono e il significato delle parole, ma la melodia del ritornello nasce praticamente in fase di produzione, insieme a Luzee. L’idea iniziale era quella di creare un botta e risposta tra voce e beat, pensandolo come se fosse un dialogo. Poi una volta fissati questi aspetti, ci siamo concentrati sul flusso di parole e sul tema, rispettando al massimo il lavoro di ricerca melodica.
Anche il video: i protagonisti sono fermi, c’è lentezza e tantissimo gusto per il passato.
In questo caso, i protagonisti del video rappresentano le mie multipersonalità, raffigurate come figure eteree nella narrazione.
“‘No Drama” è la mia liberazione: è il suono di una lenta quiete ritrovata. Questo è stato il punto finale, il respiro che sigilla un ciclo. Ora devo riavvolgere il nastro, tornare alle radici, e prepararmi a far crescere qualcosa di nuovo. Per questo si crea inevitabilmente una connessione con il mio passato.
A proposito di video: mi affascina sempre l’antico, come quello di un televisore a tubo catodico. Perché tutto questo? Come a dire: sono messaggi che non hanno tempo?
Sì, c’è qualcosa nell’antico che mi affascina profondamente. L’immagine di un vecchio televisore a tubo catodico, con i suoi colori sbiaditi e il suo fascino retrò, è per me come una finestra su un tempo sospeso. Ho scelto di evocarlo proprio perché credo che certi messaggi come quelli che porto con questa canzone non abbiano età. Parlano al cuore, ieri come oggi. E il passato, a volte, riesce a rendere ancora più intensa la bellezza del presente. No Drama è un inno consapevole, e vederlo filtrato da una lente “fuori dal tempo” lo rende, forse, ancora più universale.
La feat. Con Claver Gold: che tipo di incontro è stato e perché proprio lui? Che tra l’altro, se non erro, ha contribuito anche alla scrittura vero?
In realtà il brano era praticamente chiuso, le fondamenta c’erano già, ovvero, ritornello e prima strofa. Non era un brano da collaborazione, preferivo chiuderlo in autonomia ma poi è arrivata questa possibilità improvvisa e quasi non ci credevo. Abbiamo mandato il brano a Claver e nel giro di un paio di settimane è arrivata la sua strofa. È successo tutto abbastanza velocemente in maniera molto naturale e sincera.
Piangere dietro un ricordo. Ma anche tu vivi qui… una canzone che in qualche modo fa il conto con il “qui ed ora”? Che rapporto hai con questo concetto?
Sì, è vero… No Drama nasce da un momento di verità, da quelle parole sincere che scivolano fuori quando smetti di trattenere. Con Luzee c’è stato uno sfogo, prima ancora di comporre e da quella chiacchierata è venuto fuori un bisogno comune: restare. Nonostante il passato che ogni tanto punge, nonostante la tentazione di perdersi nei ricordi. Piangere dietro un ricordo… succede. Ma anche tu vivi qui. È un modo per dirsi: «Guarda, siamo ancora vivi. E se siamo vivi, possiamo scegliere».
Il qui ed ora per me è fragile ma prezioso, è come una nota che vibra e poi svanisce. E allora ho voluto fermarla in musica, per ricordarmi che il dolore non va negato, ma nemmeno abitato per sempre.
La voce corale a caratterizzare l’inciso del brano? Che significato porta con se?
Assolutamente sì, la voce corale è il cuore pulsante di No Drama. È come un abbraccio collettivo, una dichiarazione urlata insieme, quasi fosse un coro da stadio. Volevo che il brano appartenesse a tutti, che ognuno potesse ritrovarsi in quelle parole gridate all’unisono. Non è solo la mia voce, è la nostra.