– di Giacomo Daneluzzo –
Ho portato la faccenda fino alla mia disperazione e tanto più stupidamente l’ho esposta, tanto meglio per me.
Questa è la descrizione che si può leggere sotto uno stranissimo video, appena caricato sul canale YouTube ufficiale de I Cani, rimasto inattivo da quando circa due anni fa non uscì il suo inaspettato singolo “Nascosta in piena vista”, parte della colonna sonora del film Troppa grazia. Tale video è titolato semplicemente “UN ALTRO DIO”, tutto in maiuscolo, e inizia con una batteria e uno sfondo nero, su cui compare la scritta: «Non si può togliere Dio all’uomo senza dargliene un altro in cambio», citazione di Jung che è effettivamente la base da cui prende le mosse il discorso portato avanti sotto forma di monologo dall’inquietante voce robotica che per cinque minuti sciorina, una dietro l’altra, diverse constatazioni sulla società, sull’uomo, sul mondo, sull’esistenza.
Si tratta della voce di Niccolò Contessa, opportunamente modificata (in modo peraltro decisamente approssimativo, cosa sicuramente voluta), che parla – inizialmente – di Milano, presa come paradigma della società occidentale e del suo “gioco” nei confronti dell’essere umano. Milano è vista in contrapposizione con il “resto d’Italia”, con un tono difficile da interpretare, a metà tra l’analitico e l’invidioso, à la volpe con l’uva: Milano è il simbolo dell’Occidente, del lavoro, di ciò che funziona, del progresso, e non si può non cogliere del fastidio da parte della voce narrante nei confronti dell’oggetto del suo discorso: il tono della voce tradisce un autentico disprezzo (anche se potrebbe essere solo il mio senso d’appartenenza civica a parlare, sempre pronti a ricevere critiche come siamo noi milanesi). Contessa se la prende con questa Milano ideale in un improbabile monologo che passa da quest’esasperata lamentela sull’Occidente in toto e sulla sua società a questioni più esistenziali, inerenti alla vita e alla morte, a Dio, alla tragedia dell’uomo moderno, per poi chiudere, nuovamente, su Milano, dopo una parentesi di “abisso” con lo sfondo nero, cui fa seguito una foto in bianco e nero, come d’altronde lo era quella su cui oscillava la camera nel resto del video.
Non mi vergogno a dire che non ho capito il senso di questo video. Ma neanche voi, con tutta probabilità, l’avete capito. Nessuno di noi lo capirà perché nessuno di noi è Niccolò Contessa e sa che cos’ha in mente. Possiamo però seguirlo nei suoi oscuri ragionamenti sull’uomo, sulla società, su Dio e sulla morte – tema cardine anche del suo precedente exploit “alla fine del sogno”, pubblicato lo scorso dicembre – e dare corda a questa sorta di critica sociale esasperata, che somiglia più a un lamento sterile e trascinato che a una vera e propria critica, come se le “fotografie” ciniche della società scattate da Contessa per punzecchiare dei tipi umani ne Il sorprendente album d’esordio de I Cani e in Glamour si fossero evolute, arrivando alla versione estremizzata di loro stesse, ampliando lo sguardo e, alla fine dei giochi, risultando molto meno connesse con la realtà. Questa disconnessione dalla realtà, tra l’altro, è probabilmente riconosciuta in primis dall’autore stesso, che ha scritto quell’enigmatica frase in descrizione, ha disattivato i commenti sul video e ha impedito la possibilità che il video fosse caricato su altri siti web, costringendomi a fare questa operazione per consentirvi un passaggio agile al video in questione.
Certo, possiamo senz’altro seguirlo nei suoi tortuosi e oscuri percorsi mentali, ma non è questo che vuole dirci Niccolò Contessa. Contessa nella descrizione del video (la prima frase di quest’articolo) ci rivela che “stupidamente” ha deciso di esporre una faccenda che ha portato fino alla sua (di Niccolò Contessa, non di qualcun altro) disperazione, per concludere con un amaro “tanto meglio per me“. Essenzialmente Contessa ci sta dicendo che tutto ciò che fa, ora, lo fa per sé, non per il suo pubblico o per chiunque altro: la sua dialettica con la società è diventata solitaria e fine a se stessa. Quindi… Vuole far uscire una traccia demo su Soundcloud? Lo fa. Vuole far uscire questa… “cosa”, strana e abbastanza inquietante, sul suo vecchio canale YouTube? Lo fa. Tutto questo, da un punto di vista commerciale, è controproducente? La risposta probabilmente più appropriata riprende un meme piuttosto noto: «Well yes, but actually no». Di per sé sì, sembra un procedere casuale di mosse non ponderate; però stiamo parlando di Niccolò Contessa, non solo il padre putativo dell’attuale scena pop nostrana, ma anche una sorta di personificazione indie (per così dire) del concetto stesso dell’hype. Sparito per diversi anni, esce qualcosa a nome “I Cani” e tutto l’hype accumulatosi negli anni esplode. Quindi no, in realtà fare delle piccole cose completamente a caso come sta facendo Niccolò Contessa può essere effettivamente anche un modo per alimentare l’hype attorno alla sua figura, così come chiudere un articolo su di lui con questa frase: dobbiamo quindi aspettarci un imminente nuovo album de I Cani?