In un mondo in cui le innovazioni tecnologiche permettono all’arte di esprimersi in vari linguaggi, sconvolgendo il canone dell’artista come produttore di realtà materiali, tangibili e oggettive, nasce DERIVE, Festival che avrà luogo nella zona Santa Croce di Sapri.
L’intento culturale è forte e ben definito: realizzare una collaborazione corale, basata sulle dissolvenze incrociate tra permanente ed effimero. Quanto mai interessante sarà la trama di eventi declinata in tre sezioni – Arte curata da Antonio Oriente, Musica curata da Jam Factory e Poesia da Giuliano Maroccini. L’incrocio fra più percorsi, nella compenetrazione della forma artistica ancestrale e contemporanea, fra presente e futuro, vedrà la realizzazione di un evento artistico che accadrà e vivrà nel medesimo istante, fra materia e riproducibilità tecnica. ExitWell ha intervistato il direttore creativo della sezione musica, Massimo Magaldi di Jam Factory, per approfondire le tematiche portanti e le idee che sono alla base della manifestazione.
Quella che si terrà fra il 21 e il 23 Luglio è la prima edizione del Festival. “Derive” deve essere considerato come un nome parlante? In che modo si riferisce al progetto?
Quella occidentale contemporanea viene spesso definita come una società alla deriva e questa, certo, non è una descrizione positiva. La deriva, però, può anche essere considerata come un atto speciale, liberatorio, quasi rivoluzionario; senza scomodare surrealisti e situazionisti, andare alla deriva può significare lasciarsi stupire dall’imprevedibilità delle traiettorie e dei percorsi; una sorta di lotta contro la razionalizzazione estrema delle nostre traiettorie di vita. Oltre che un festival, DERIVE prova a essere anche un momento di riflessione sulla condizione dell’individuo del terzo millennio, che si muove attraverso percorsi di vita sempre meno rettilinei e pianificabili, in balia di flussi di informazioni sempre maggiori che, proprio come delle correnti marine, lo trascinano alla deriva. Ecco perché cercheremo di catturare non solo la performance artistica/musicale/poetica degli artisti ma anche la “filosofia” e il “pensiero” alla base della loro opera, convinti che l’arte rappresenti sempre una forma di riflessione sulla contemporaneità. Stiamo studiando delle clip niente male, a riguardo, da diffondere dopo il festival per raccontare tutto questo.
La scelta della zona di Santa Croce per la realizzazione del festival non è certamente casuale, considerando il patrimonio culturale presente nel paesaggio e il continuo stratificarsi di archeologia e architettura neogotica. In che modo l’evento riesce ad articolarsi fra tale ricchezza artistica, traendone vantaggio?
Abbiamo scelto S.Croce perché è un posto incredibile, di sicuro uno dei più particolari di Sapri. Si sta al mare, in spiaggia, ma circondati dalle montagne, tra edilizia popolare e architettura neogotica. E poi c’è l’archeologia. Il progetto DERIVE parte proprio dalla volontà di valorizzare il sito archeologico presente a S. Croce, una villa marittima romana del I secolo a.C. dotata di approdo, terme, teatro e mosaici preziosi; si estendeva lungo il fianco della collina fino al mare, per un’area complessiva di 7.000 mq. Un grande patrimonio archeologico che molti abitanti del golfo non conoscono nemmeno. L’evento servirà ad amplificare la risonanza degli interventi che abbiamo programmato all’interno della villa, con un’istallazione luminosa di Massimo Uberti che andrà a ricostruirne alcuni tratti. E poi è l’unico posto di Sapri da cui si può vedere la città quasi dall’esterno; noi immaginiamo S. Croce come una sorta di “coscienza” della città.
Fra gli artisti che prenderanno parte a tale manifestazione leggiamo i nomi di innovative quanto contrastanti personalità del mondo artistico. Le sonorità eclettiche dei newyorkesi Nerve di Jojo Mayer si mescoleranno alle composizioni musicali di IONONSONOUNCANE, fra le architetture luminose di Massimo Uberti, quelle trasparenti di Edoardo Tresoldi e la mostra europea dell’artista Milu Correch. In che modo è stato possibile realizzare una sintesi fra realtà artistiche così distanti, creando collaborazione e unità di intenti fra diversi modi di interpretare il processo artistico?
La sfida è proprio quella di far dialogare discipline che, al di là di poche e spesso interessantissime occasioni, sono state sempre separate, nella convinzione che nell’epoca della convergenza multimediale è necessario progettare occasioni in cui le varie arti possono e devono dialogare sempre di più. La performance di inaugurazione, in cui Iosonouncane sonorizzerà la nuova scultura di Edoardo Tresoldi (che attualmente stiamo installando in mezzo al mare), ne è un esempio. Puntare su questo dialogo è importantissimo, sia perché siamo convinti che si possano ottenere risultati molto interessanti sia perché il dialogo, come valore, deve essere in tutti i modi fatto oggetto di opere di proselitismo, soprattutto oggi. Questa è sicuramente una delle cifre più importanti del festival e cercheremo di svilupparla sempre di più nel futuro: vogliamo rendere DERIVE un luogo di collaborazione e creazione artistica, più che un luogo di “semplice” esibizione.
Nei prossimi anni il Festival avrà modo di allargarsi ed espandersi in altre location?
Per ora cercheremo di fare in modo che l’edizione di quest’anno sia all’altezza della location che lo ospita, che certamente merita di essere visitata.
In conclusione: in un mondo in cui la legge della riproducibilità artistica è divenuta la legge stessa del denaro, dell’ubiquità della materia, dell’esigenza insopprimibile della grandi masse contemporanee di essere ovunque “in tempo reale”, DERIVE ci sembra la buona occasione di riscatto, il primo riuscito e positivo tentativo di superare la morte delle forme artistiche tradizionali e la de-sostanzializzazione del mondo.
Un nuovo inizio.
Eleonora Pepe