Esordio neanche tanto in punta di piedi dato che tra anteprime e redazionali ne ha parlato anche la stampa nazionale di quelle davvero pettinate. Il duo elettro-pop romano LOHREN decide di arrivare in scena passando per strade facili, usando una cover ma arrischiando una personale rivisitazione sul tema. Il brano è “Sfiorivano le Viole” di Rino Gaetano e quello dei LOHREN è un esperimento che lasciamo giudicare a voi. Di certo la sa lunga Luca Zadra, lui che nel duo suona e disegna gli arrangiamenti. L’esperimento riuscito sicuramente da un punto di vista mediatico. Ora vediamo il confronto per quando uscirà il disco. A dita incrociate…
Si dice che la creatività sia qualcosa che non puoi contenere e che in qualche modo si esprimerà da se. Ok. Ma quindi senza elettronica digitale, la vostra musica come sarebbe stata? Riuscite ad immaginarlo?
Quando abbiamo scritto i primi pezzi li abbiamo concepiti per band: batteria, contrabbasso, tastiere e voce. Così abbiamo continuato e tutt’ora andiamo avanti. Probabilmente la nostra musica suonerebbe come uno strano quartetto jazz malato e con pochi accordi, con un pianoforte stonato e minimale, una batteria reverberosa e un contrabbasso legnoso laccato nero. La voce ovviamente senza microfono in stile Vaudeville. Ma probabilmente è così che andrà a finire.
Anticipiamo qualcosa di questo disco? Per esempio: di cosa parlerà? Sarete sempre e solo in due?
il disco non ha un vero e proprio tema. Parlerà delle strane emozioni randomiche che proviamo nella nostra quotidianità inesistente. Prendiamo ispirazione da tutto ciò che ci accade e che ci circonda dandogli un’interpretazione Lohren. Nel disco saremo solo noi due ma sfrutteremo tutte le nostre potenzialità da polistrumentisti e avremo diverse collaborazioni.
LOHREN & INTERBEAT Records. Che incontro è stato? Lavorare con Luigi Piergiovanni in cosa vi sta contaminando?
E’ stato amore a prima vista, le nostre idee da pazzi sono state accolte volentieri dalla pazzia di Luigi. Abbiamo lavorato molto bene con lui su questo primo brano e ci ha insegnato a non eccedere senza dover arrivare a compromessi ma anche a sbattercene e osare dove non ce n’è bisogno. Esperimento per noi riuscito bene quello di Sfiorivano Le Viole, anche se ci siamo molto contenuti. Ciò che abbiamo in mente di fare prossimamente sarà molto più avventuroso. Per il momento stiamo sotto l’ala di Interbeat, ma non abbiamo ancora firmato per un disco quindi staremo a vedere.
Nel disco ci saranno solo basi digitali oppure prevedete l’avvento di qualche strumento acustico?
Visto che abbiamo scritto dei pezzi concepiti per band abbiamo intenzione di dare a questo disco una impronta tale. Registreremo le batterie acustiche e chiameremo un contrabbassista a lavorare con noi. Probabilmente faremo pure qualche collaborazione pianistica. Lavoreremo in digitale molto più sui suoni che sulle basi. Gli arrangiamenti li scriviamo comunque noi, ma preferiamo avere un tocco più veritiero e professionale su alcune parti.
In ultimo: secondo voi, in un’era così spinta proprio sul fronte tecnologico, lavorare con i sintetizzatori non pensiate sia ormai la normalità? La vera originalità secondo voi dove si trova? Sempre se di originalità vogliamo parlare…
Noi non pretendiamo di essere “l’Innovazione” sarebbe troppo arrogante da parte nostra. Ciò non toglie che l’originalità non sta nei mezzi ma nelle idee. L’idea è di descrivere la nostra vita nelle sue sfaccettature e sensazioni. Il mezzo che abbiamo è la musica, veicolata dal digitale. Chiunque potrebbe scaricarsi logic e cominciare a “giocare”. Se non sei un musicista le idee che hai non riesci a portarle a livello pratico. Noi ci svegliamo tutte le mattine, prendiamo il treno e andiamo in conservatorio per cercare di capire la musica dal punto di vista tecnico. Ce la mettiamo tutta. L’originalità non sta nel mettere strumenti esotici o fare cose “Diverse”. Se usassimo adesso un sitar per dare un tocco di stranezza saremmo solo degli stupidi, a livello di immagine chi non lo assocerebbe subito a George Harrison? Ma se lo usassimo per trovare degli armonici o dei suoni particolari avrebbe una valenza molto più importante. Al giorno d’oggi si pensa che per essere originali si debba pensare alla forma, al contorno, al contesto. Ma è la sostanza che fa la differenza, le note che usi, anche se le più semplici.
Angelo Rattenni
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