Quanta poesia nel nuovo disco di Mirco Menna. Eh si, dal titolo come dalla copertina c’è molto da dire. Recita “Il senno del pop” la scritta in basso, sotto un primo piano di Menna divisa a metà tra malinconia e speranza, tra esuberanza e realismo. Una linea a dividere i colori accesi da un grigiore apatico che rende sfacciato il doppio senso, la doppia personalità, soprattutto la provocazione diretta al popolo del main stream (forse). Un gusto pop da radio (qua e la s’intenda) ma senza svendere il carico poetico che, Mirco Menna sa perfettamente celebrare. Ed è così che questo nuovo disco di inediti contiene in se belle canzoni che ci ricordano come anche facendo del “pop” si può attingere a soluzioni meno banali e per niente scontate, si può ricorrere a testi che dietro ogni riga conservano lo stupore e la fantasia lasciandoci liberi di interpretare. Aprendo il circo degli ascolti come la bellissima “Portati da un fulmine” o la successiva “Arriverai” fin sotto alla title track – che poi seguono due bonus track live riprese da due concerti importanti – il cocktail è sempre lo stesso: un suono pastoso, rotondo, sentori di jazz mescolati alla popolana aria di melodia, qualcosa di esotico e tantissima cura per le parole che mai si svendono al commerciale. Ed è questo il doppio gioco di Mirco Menna: ed è questo il verso senso di questo bellissimo “Il senno del pop”.
Un nuovo disco dopo il grande tributo a Modugno. Quello delle cover è stato un gioco, una pausa o un passaggio utile all’ispirazione di questo disco? È stata, è ancora una buona possibilità di lavoro senza sofferenza, non patisco nemmeno il fastidio del cover-man, del fare l’artista con l’arte degli altri. Modugno mi significa molto. Ed è stato più facile trovare i soldi per questo lavoro che non per il mio disco di inediti (che nel frattempo procedeva alla velocità della luce: spenta), questo “Il senno del pop” di cui stiamo per l’appunto parlando.
Un titolo che si prende gioco del pop? Mi è sembrato in più punti di questo che ci sia della non velata polemica al sistema e ad un certo modo di stare al mondo…
Infatti, più che prendersi gioco del pop, polemizza, rivendicando il diritto di considerarlo meno costretto e poverello di come lo si mostra.
E anche questo colore acceso di un rosa che sinceramente cozza molto con la musica che poi sei capace di scrivere… che scelta è stata? Una provocazione anche questa?
No, è stata una scelta di coerenza estetica con il titolo, è molto pop-art, a cavallo tra Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Ed è anche una falsa promessa di contenuto, delude le aspettative, è pubblicità ingannevole: tutto questo è molto pop. Contemporaneo, almeno.
Mi incuriosisce il video di “Così passiamo”. Hai mescolato passato e futuro. Nel tempo di quei personaggi e delle locande di certo non c’erano i Rayban a goccia e le macchine che passavano sulla statale. Oppure sono personaggi di fantasia in una fantasia antica rubata al passato?
Certo, sono personaggi di fantasia, maschere che mettono ripetutamente in scena la loro decadenza in un tempo chiuso, circolare: poca fantasia, in questo senso.
Ma sbaglio o è la prima volta che ti approcci all’oggetto videoclip in questo modo così deciso e sfacciato? Addirittura un Making of del video di “Portati da un fulmine”. Mah, sì, mi ci sono approcciato con la solita lentezza e con lentezza, ogni tanto, ne pubblico uno. Sono pochi infatti, ma quelli che ci sono mi piacciono.