11 aprile 2014. Roma. Signori, benvenuti al circo zen!
Ufo, Karim e Appino salgono sul palco del Black Out carichi a molla, i ragazzi sotto lo sanno, se lo aspettano, fremono. Gli Zen Circus sono un fiume in piena che si riversa nel pubblico e crea un vortice, un vortice di ventenni sudati e sgomitanti dal qual nessun angolo della sala si salva e… alt! Alt, un passo indietro.
Ennesimo episodio della rassegna organizzata da Ausgang, gli Zen Circus tornano in tour e a Roma dopo le parentesi soliste dei tre componenti, con La notte dei lunghi coltelli di Karim Qqru, i dj set di Massimiliano “Ufo” Schiavelli, ma soprattutto con “Il Testamento” di Andrea Appino, targa Tenco 2013 come miglior esordio.
Tornano e lo fanno con un nuovo lavoro in studio dal titolo “Canzoni contro la natura”.
Aprono il concerto i Progetto Panico e si capisce già quale sarà l’andazzo della serata, per la “gioia” dei fotografi in sala che tra spintoni e salti fanno fatica a “portare a casa la giornata”. La band umbra scalda l’ambiente e già iniziano a comparire i primi torsi nudi tra le prime file.
Quando gli Zen salgono sul palco la situazione si infiamma, al secondo pezzo dalla seconda fila ci ritroviamo a metà sala, ma va bene così. Il Black Out sta esplodendo.
La band è un fiume in piena, dicevamo, non un momento di pausa, con il trio che scherza e si prende in giro tra un pezzo e l’altro. Ripropongono (quasi) per intero la tracklist di Canzoni contro la natura, saggiamente alternata a pezzi del repertorio classico: da “Figlio di puttana” e “Vent’anni” da Villa Inferno, passando per “L’egoista”, “Canzone di Natale”, “Gente di merda”, e “Vecchi senza esperienza” da Andate tutti affanculo, fino ad arrivare al più recente Nati per subire con “L’amorale”, “I qualunquisti” e “Ragazzo eroe”.
L’esperienza live diventa un viaggio non solo all’interno della storia della band toscana ma dell’Italia degli ultimi dieci anni, vista con l’occhio critico di chi gira il Belpaese su un furgone da anni.
Un flusso di energia costante che dura quasi due ore e che coinvolge tutti in ogni angolo del locale romano e lo bagna del sudore di quell’Italia che non è nata per subire.
Affanculo gli eroi!!
Ah, dimenticavo, una notizia cattiva e una buona: quella cattiva è che Abdul è stato rimpatriato. Quella buona è che ora è ministro del commercio nel suo paese.
C’è ancora speranza! Viva qualcosa!
Francesco Galassi
foto Francesca Radicetta