Un primo grande disco per Christian Frosio che ci riporta indietro negli anni ’90 quando governava quel bellissimo pop d’amore italiano che ha fatto scuola in tutto il mondo. D’amore per una donna, per se stessi, per la vita in generale. E c’è tantissima vita dietro le liriche e i suoni aperti del cantautore bergamasco che pubblica il suo primo lavoro ufficiale dal titolo “Mille Direzioni”: sfacciata celebrazione delle proprie capacità, visto che questo è un lavoro interamente autoprodotto, anche nel nuovo bellissimo video del singolo “Distante”. Un lavoro pieno di luce e di semplicità, figlio di queste nuove frontiere digitali, certamente, ma anche ricco di un’umanità acustica che di certo non teme confronti con le belle produzioni italiane del genere. E come esordio regge bene il confronto e anzi, si proietta verso un futuro di conferme e di evoluzioni assai ardue visto il buonissimo livello di partenza. Da Mango a Baglioni… mille direzioni verso i grandi della musica pop d’autore italiana.
Un esordio che celebra l’autoproduzione. E direi anche bene. Una necessità a cui ti sei dovuto adattare o una scelta precisa?
Entrambe le cose. C’è stato un forte desiderio di sviluppare un prodotto musicale che mi rappresentasse anche nell’aspetto del suono e degli arrangiamenti. Quindi sono diventato arrangiatore e produttore di me stesso, cercando di mettere la mia personalità al servizio di ogni cosa. Poi c’è stata la volontà di imparare e crescere come musicista su tanti aspetti (anche tecnici), per sviluppare un sapere che potrò sfruttare nei prossimi lavori.
La necessità inoltre è stata dettata dal farmi trovare pronto durante le sessioni in studio, arrivando già con delle idee molto precise. Di contro, il rischio era di uscire con un prodotto che non mi rappresentasse. Non potevo permettermelo, perché le canzoni sono un dono, hanno un messaggio, e questo va rispettato anche sull’aspetto del vestito sonoro.
Evitare il lavoro con gli altri, almeno in modo decisionale e perentorio, quanto ha pagato in termini di contaminazione?
È utile specificare che non evito a priori il lavoro con gli altri. La collaborazione è sempre fruttifera nel momento in cui c’è la volontà di lavorare tutti insieme in una stessa direzione e con la stessa intensità e passione. Nel mio caso, ho scelto di fare in prima persona perché sarebbe stato difficile richiedere agli altri un tipo di lavoro come quello che ho svolto in fase di arrangiamento. Ho lavorato di fino, lasciando il materiale a sedimentare lentamente, tornandovi giorno dopo giorno per cambiare anche solo un dettaglio. Ho cercato di sviluppare un linguaggio personale, figlio anche dei miei ascolti. In questo senso le contaminazioni, sono esclusivamente le mie personali.
Restando sul tema trovo che questo sia un disco molto fedele alla linea del pop leggero italiano. Se dovessi pensare ad altre strade?
Credo che sia un disco che guarda alla musica leggera italiana ma anche alla musica British. Queste sono le mie radici, ma non solo. In generale definisco il mio disco un cantautorato rock che guarda al pop e alla musica d’autore. Canzoni come Apri la Finestra che affronta il tema del fine vita, Anime Leggere che parla della caducità delle esistenze, vanno più verso il cantautorato; Giocare col Vuoto con una forma canzone non classica, rende il pop più malleabile e meno definito.
Per altre strade, se intendi per i miei prossimi lavori, sicuramente c’è la volontà di non ripetersi.
Elettronica. Sembra un must oggi. In acustico secondo te il disco che faccia avrebbe?
“Mille Direzioni” è innanzitutto un disco suonato. Lo dico per chi non lo ha ancora sentito.
Il disco si presta benissimo in acustico, perché le canzoni nascono così, chitarra e voce, e vivono tranquillamente in quella dimensione. Tra l’altro il progetto inizialmente doveva essere portato live proprio in acustico, solista chitarra e voce (poi è saltato tutto causa Covid), anche se non in maniera nuda e cruda, ma attraverso un uso dell’effettistica applicata alla chitarra, per la mia esigenza di sentire il suono e ricreare un clima per ogni canzone.
Ho notato una cosa, forse è solo una mia impressione. Ci sono ampie melodie e spazi molto aperti. Eppure il tuo canto, le liriche e molti dettagli degli arrangiamenti mi fanno pensare a spazi piccoli, intimità, luce soffusa… come mi rispondi?
Per gli arrangiamenti è tutto un gioco di incastri e di piccole variazioni, per cui puoi seguire le canzoni scoprendo tutti questi mattoncini. Le canzoni poi nascono da elementi intimisti che forse richiedono un raccoglimento ed un ascolto in solitaria, mettendosi faccia a faccia con se stessi. Forse questa potrebbe essere una chiave di lettura alla tua domanda.