– di Assunta Urbano –
Ci siamo lasciati a inizio dicembre con un progetto targato I’m Not a Blonde cupo, introspettivo e pieno di sfumature ombrose. Rincontriamo oggi, 8 aprile, il duo con uno spirito diverso. Esce questo venerdì, per INRI/Metatron, “This Is Light”, l’EP della milanese Camilla Benedini e dell’italoamericana Chiara Castello, che insieme al precedente “Welcome Shadows” costituisce il quarto lavoro discografico della band, per l’appunto “Welcome Shadows, This Is Light”. Il tutto è stato realizzato grazie al sostegno di Italia Music Lab.
Abbiamo già parlato qualche mese fa di I’m Not a Blonde, che si muove nel panorama musicale galleggiando tra dualismi. Digitale e analogico, così come serio e faceto. Dal lato musicale, le due artiste portano in scena delle sonorità a metà strada tra la new wave e un’elettronica pop più contemporanea.
Dalle tenebre delle canzoni di “Welcome Shadows” cerchiamo di riemergere, ricostruendo le basi con “This Is Light”.
THIS IS LIGHT
I cinque brani che completano il lavoro sono esattamente l’altra faccia della medaglia dei pezzi che abbiamo ascoltato nel periodo tardo autunnale. Dall’ombra si passa alla luce, dal pessimismo cupo ai messaggi di speranza e ottimismo. Si riprendono le stesse tematiche protagoniste del viaggio precedente, ma il modo in cui ci si approccia agli argomenti è totalmente opposto. La realtà viene assorbita con un altro sguardo.
Seguendo lo stesso filone stagionale, “This Is Light” esce in primavera per poter sprigionare il profondo desiderio di rinascita.
Dopo aver percorso il buio e affrontato paure e debolezze, Chiara e Camilla ritornano in superficie, pronte ad assorbire il sole.
È “Speak Loud” che dà il via alle danze. E già solo dai toni più tenui e più allegri si nota il contrasto netto con i pezzi della prima parte del disco completo. La condivisione, l’unione, si alternano alla solitudine e alla malinconia.
Alla relazione intricata di “Circles” si oppone la storia di “Special”, in cui i sentimenti vengono vissuti con spensierata leggerezza.
In “Talk of Love” la protagonista è la natura. Questa volta, però, non c’è una critica alla situazione ambientale che il mondo sta affrontando in questo momento. Si tratta di un vero e proprio elogio al pianeta. Allo stesso tempo, è un invito a ricominciare da zero, a ritornare padroni della propria vita, cercando di affrontare il futuro con tutte le sue difficoltà.
Il viaggio sonoro si conclude con “2Fish”, unico brano in cui ci sono parole italiane anche nel testo. Il ciclo si chiude qui. Il duo ci saluta invitandoci a trasformare le nostre paure in curiosità, nel tentativo di esorcizzare persino il timore della morte.
È TEMPO DI RINASCERE
E se davvero è arrivato il momento di rinascere dopo due anni di chiusure, solitudine e ansie, “This Is Light” ha al suo interno lo spirito adatto per affrontare i prossimi mesi che ci aspettano. L’incertezza è ancora l’unico sentimento che sembra costante.
Per affrontare il presente, però, secondo la visione di I’m Not a Blonde è necessario cambiare la lente con cui si guarda la realtà. Al momento bisognerebbe attenuare i colori freddi a quelli più caldi e quelli più scuri al loro opposto.
Questo messaggio, in realtà, non emerge soltanto dai testi, ma ugualmente dal sound. Rispetto a “Welcome Shadows”, le nuove canzoni hanno meno sonorità elettroniche, ma più chitarre, suoni puliti, delicati, senza mai perdere quel tocco di eleganza che rende ogni brano riconoscibile.
L’EP ha un’anima decisamente più raffinata e meno aggressiva, pur conservando l’attitudine rock. Se il capitolo precedente si apprestava a un ascolto notturno, in questo caso le prime luci del mattino sono il momento perfetto.
Siamo giunti alla fine del tunnel e anche se ci spaventa la luce che ritroviamo, dobbiamo avere il coraggio di affrontarla.
L’approccio, qui, è certamente meno complesso, ma non meno interessante. La giusta e coerente chiusura di un cerchio immaginario. I cinque brani di “This Is Light” sono un percorso di crescita, ripresa e ripartenza a tutti gli effetti, dopo l’ombroso e scuro “Welcome Shadows”. Probabilmente il lavoro, per essere compreso al meglio, va gustato nella sua interezza. E magari live.