C’è tutto quel che ho riassunto nel titolo di questa intervista nel nuovo singolo di Tipuana Tipu, al secolo Leonardo Bassani… lascio scorrere questa “Notti a Poble Sec”, lo lascio “passeggiare” come nel delicatissimo video girato a Barcellona da Alberto Carboni di Video Rebels. Lo lascio decantare questo suono indie metropolitano che si arricchisce di cose piccole, di dettagli sottili… di un amore lontano che si rivede dentro le piccole cose di un clochard moderno. E ci sono colori interessanti nonostante la notte…
Inevitabile pensare a due mondi assai simili tra loro in fondo. Inevitabile muoversi dentro questi ragionamenti. Per te cosa ha creato l’incontro scontro di questi due mondi?
Se Barcellona è piena di italiani è perché sicuramente lo stile di vita, la cultura e i valori spagnoli sono molto simili ai nostri volendo un po’ generalizzare ( la Cataluña è diversa dalla Andalucia per esempio). Certamente vivere lontani da casa, in un paese straniero ha i suoi aspetti positivi , ma la lontananza e le radici si fanno sempre sentire e questo si riflette nella mia musica creando un conflitto sonoro o nei testi.
Il primo risultato che porti alla luce?
Sicuramente vivere in una grande città ed essere esposto a diverse culture quotidianamente ti influenza e ti stimola a ricercare sia nuovi stili musicali che nuove influenze. Cerco quindi sempre di trasporre diversi suoni e diverse influenze dentro la mia musica, che vengano dalle mie radici italiane così come inglesi o spagnole.
Resterai fuori Italia ancora per molto?
Difficile a dirsi effettivamente , sono ormai quasi 10 anni che vivo all’estero tra Malta e Barcellona. Ultimamente sto tornando sempre più spesso nel nostro paese anche per stare più vicino alla mia famiglia e ai miei amici di sempre. Per il momento mi piace tenere i piedi in due scarpe, a Barcellona si sta sicuramente bene, in futuro vedremo… anche dove poter suonare di più. Sicuramente se torno in Italia non cambierò ancora città ma tornerò a Faenza, dove ho tutti gli affetti.
“Notti a Poble Sec” sembra soffice, silenziosa. Sembra folk, sembra tornare alle delicatezze di Williams Fitzsimmons (digitale a parte). Da dove arriva il suono e la forma?
Non avevo mai pensato a Williams Fitzsimmons come influenze, ma devo dire che come voce può ricordare per l’intenzione delicata e un intimistica, la strumentazione che io utilizzo è sicuramente più elettronica. Prima di comporla avevo ascoltato moltissimo “Motomami” (album di Rosalia) e mi piaceva moltissimo poter raccontare un viaggio al pianoforte, come una ballata malinconica che andasse a cercare un crescendo quindi cercando un giusto mix tra sonorità alla Colapesce e quelle delle ballad di Rosalia.
E questo pellegrinaggio sonoro porterà ad un nuovo disco? Che poi un disco è anche sinonimo di responsabilità o di libertà?
Sto scrivendo nuovi pezzi, alcuni sono già pronti, e conto di portare alla luce un album intero dopo l’estate o in autunno. Il disco sarà molto intimo nel concetto ma aperto negli arrangiamenti e nei suoni utilizzati a diversi stili e colori, ci saranno pezzi più elettronici ma anche ballad struggenti. Sicuramente voglio mettere e ricercare con la musica anche me stesso e tutte le sfumature che posso vivere quotidianamente, proprio come facciamo tutti. Ci sarà quindi un filo comune, ma i pezzi saranno molto diversi tra loro proprio perché viviamo tutti diverse emozioni a seconda del periodo o della giornata.