Prendete un basso e due batterie. Direte, “e adesso che ci faccio?”.
La risposta a questa stramba domanda è Maledetta Dopamina, un trio molto insolito.
Il loro primo e omonimo lavoro è uscito il 27 gennaio, e noi lo abbiamo ascoltato con attenzione. La musica strumentale oggi come oggi è una scelta difficile da portare avanti, le orecchie sono ormai abituate a fiumi di parole, un colore quasi necessario.
Comunicare senza le parole è dunque la sfida che il trio ha scelto di affrontare a testa (molto) alta, e possiamo dire che il risultato è stato più che buono.
Risulta difficile, quindi, esaminare traccia per traccia anche se le sonorità sono marcate e decise. A distinguerli è un sound aggressivo che pervade tutti i brani.
Il gruppo crea sonorità sempre nervose e violente caratterizzate da melodie che variano con il susseguirsi dei brani, sapendo alternare momenti cupi e tristi a momenti energici e schizofrenici.
Il disco è caratterizzato da una ritmica geometrica scandita dalle due batterie che rende il basso vero protagonista della storia che i Maledetta Dopamina hanno deciso di raccontarci.
Una particolare attenzione è stata prestata alla resa sonora dell’album, anche attraverso un arrangiamento di viola e violini di Nicola Manzan su “Toro Sedato”.
Tutto curato nei minimi dettagli: i titoli dei originalissimi dei brani , il mastering accurato di Giovanni Versari e la splendida copertina.
Dovremmo avervi convinto, è un trio da non perdere soprattutto live!
Benedetta Barone