Chrysalis è un lavoro piuttosto singolare; ad un primo ascolto, premesso ovviamente che non si conosca il nome dell’artista o del lavoro, non si penserebbe mai ad un lavoro made in Italy. Questo non vuole assolutamente sminuire l’operato degli artisti nostrani e neppure quello della band in questione, ma anzi, portare una conferma di come si mantenga costante un rapporto ed un confronto con le realtà internazionali, seppur in realtà, per molti artisti del settore, l’altro grosso punto di riferimento sia quasi esclusivamente quello britannico.
Per i Metamorfosi questa forse rappresentava la prova più dura: un album in lingua inglese è sempre un’idea ambiziosa, poiché punta ad uscire dai propri confini nazionali seppur sfruttando il proprio pubblico come trampolino di lancio per far in modo che ciò accada. Ma c’è un elemento indispensabile per partire con il piede giusto, ed è quello di avere un buon sound a reggere l’impalcatura del lavoro. La band laziale supera questa prova di molto bene.
A contraddistinguere il loro primo full length è proprio la sua struttura musicale varia e corposa. La band, composta da voce, chitarra e batteria, concede il giusto spazio all’interno dei propri brani anche ad archi, marimbe e glockenspiel, alternando riverberi malinconici e intimi con altri più energici, nella più classica tradizione rock. Va detto che Chrysalis è un album ben miscelato, che non stanca mai l’ascoltatore e che permette in egual modo un ascolto dell’intera opera come la possibilità di affezionarsi a singoli brani. Alcuni come Essence, o Levity e Keep the Pain sono ottimi brani e dimostrano un lavoro di produzione e una cura non indifferenti.
Nota dolente sono proprio i testi a questo punto, che risultano un po’ ingenui e poco efficaci, finendo in secondo piano rispetto alla musica, anche nella dimensione più raccolta. Effettivamente, volenti o nolenti, era quella dei testi, la parte più dura da affrontare; comunicare con una lingua che non ti appartiene non è mai comodo per esprimersi, soprattutto in una composizione delicata come quella di una canzone.
Alla fine dei conti però Chrysalis è un buon risultato e di certo un ottimo debutto sulla scena, dimostrando la maturità e le capacità dei Metamorfosi e aprendogli davanti prospettive interessanti per il futuro; in fondo tenere il piede a metà tra le Alpi è un azzardo che se riesce però apre davanti a se un ampio orizzonte musicale.
Davide Cuccurugnani