I festival, l’arte, la cultura in genere, sono spesso il solo mezzo per rendere viva e vitale la realtà che viviamo.
Quando poi parliamo di periferie questa diventa una necessità di sopravvivenza culturale e al degrado verso il quale tendono interi quartieri della nostra città. Baluardo culturale diventano le associazioni di quartiere, veri e propri avamposti fatti di idee e testardaggine, “folli” sostenitori del diritto di ogni cittadino a vivere il proprio quartiere.
Esperienze del genere ce ne sono a decine in tutta Italia, oggi ve ne presentiamo una attraverso le parole di chi sta dietro all’organizzazione di Primavalle… mica l’ultima, Simone Conte.
La quinta edizione di Primavalle… mica l’ultima, organizzata dall’associazione Vengo da Primavalle, andrà in scena dal 31 agosto al 4 settembre, qui tutte le info e il programma: http://www.vengodaprimavalle.it/festa
“Primavalle… mica l’ultima!”, già il nome dice molto sulle intenzioni del festival, sembra quindi scontato chiederti come nasce…
L’idea nasce dalla voglia di rivalsa di un quartiere, dalla voglia di far vedere che anche in una periferia abbandonata e considerata “dormitorio” ci sono delle forze positive in grado di riqualificare zone degradate come il Parco Anna Bracci, un parco che non ha manutenzione e che durante l’anno è completamente lasciato a se stesso. Rendere un parco del genere non solo vivibile, e quindi un luogo di socializzazione, ma anche un luogo dove poter assistere a degli eventi è stato da subito il nostro obiettivo. In questi anni siamo riusciti a portare l’attenzione dei media su Primavalle non più esclusivamente per episodi negativi ma come luogo di produzione culturale, vuol dire che siamo sulla buona strada.
Realizzare un festival non è mai semplice, grande o piccolo che sia. Abbiamo spesso riportato esperienze di difficoltà nel relazionarsi con gli enti locali, com’è la situazione nell’organizzare un evento culturale in periferia?
Per noi è sempre stata una grande sfida. Da subito, al di là del credo politico di ognuno di noi, abbiamo dichiarato il festival apolitico e siamo stati sempre molto attenti nel tenere lontani alcuni meccanismi. All’interno dell’associazione abbiamo pensieri differenti e credimi questo mette in difficoltà chi non va oltre, chi non capisce che per dare delle risposte alle esigenze di un territorio, soprattutto su alcune tematiche, come ad esempio riqualificare un parco ed organizzare un evento, bisogna rompere certe dinamiche. Ho fatto questo cappello perché la parola “ente locale” a volte è sinonimo di politica e quindi se non fai mettere “capelli” sopra alle iniziative che si organizzano diventa difficile anche richiedere un semplice sfalcio dell’erba o far riaccendere dei lampioni spenti da anni. Altro aspetto fondamentale sono i costi e tutte le documentazioni necessarie per mettere in piedi un evento come il nostro: è vero che la legge è uguale per tutti, ma se non si riesce a trovare il modo per rendere diverso un evento organizzato in un parco abbandonato di periferia, senza biglietto di ingresso per renderlo accessibile a tutti, dalle iniziative sul lungotevere o quelle legate per esempio agli internazionali di tennis, si finisce poi per mollare.
A proposito di periferie, Roma vive una situazione difficile da ormai molti anni, Vengo da Primavalle, come associazione di quartiere, lavora quotidianamente per mantenere viva e culturalmente reattiva Primavalle. Come si resiste a quel degrado che è sempre dietro l’angolo per le nostre periferie?
Ci sono due tipi di degrado: quello che colpisce le nostre strade, prive di pulizia, servizi, spazi di aggregazione e purtroppo anche quello culturale, il più difficile da combattere. Bisogna avere buona volontà, motivazione da vendere, coraggio, follia e tanta pazienza. La buona volontà e la tanta motivazione perché logicamente ognuno di noi ha un proprio lavoro, una propria vita e organizzare un evento o pulire una via, un parco richiede tanto tempo e fatica; la follia e il coraggio perché comunque, per qualsiasi iniziativa, devi sempre fare i conti con il tuoi quartiere. Quando da visionari, cinque anni fa abbiamo iniziato questo percorso, eravamo sì convinti di riuscire a portare “vita” nella nostra zona, ma mai ci saremmo aspettati un successo del genere e soprattutto un’attesa così alta dell’evento. Non possiamo, però, chiudere certamente gli occhi, Primavalle è sicuramente un quartiere abbandonato, ma ha anche un tessuto sociale difficile da gestire e con il quale devi fare i conti tutti i giorni. Mi lego quindi al discorso della pazienza perché quando, da volontario, fai un qualcosa per il tuo territorio e nonostante ciò la mela marcia compie dei furti o atti di vandalismo contro quello che stai cercando di creare con difficoltà, beh, di pazienza bisogna averne tanta, ma stiamo facendo questo percorso anche per contrastare tale mentalità e per dire fortemente che si può cambiare… e di certo non molleremo!