Ascoltare i So Does Your Mother è come ritrovarsi immersi negli anni ’70, in una pista da ballo, intenti a sculettare scatenati sull’esondazione di note che si intrecciano in un vortice coloratissimo tra il funk, il blues, il jazz, la disco e il prog. Tra i dieci musicisti che compongono la band ci sono: fiati, tastiere, chitarre, cori, clarinetto e altro ancora. Una piccola orchestra al servizio della musica. Tutto ciò che c’è da sapere su di loro lo scoprirete ad un loro concerto.
La Scala Shepard è una band che suona folk, ma non è la classica band che suona folk. Difficile spiegarsi meglio, lo so, eppure è così. Nel loro modo di suonare c’è il fascino della tradizione e l’euforia della scoperta; quel “friccicorio” che ti impedisce di smettere di ascoltarli/staccare gli occhi di dosso. Sono due chitarre, due belle voci, un basso e la batteria e hanno quel pizzico di immaturità di cui ci si potrebbe anche innamorare.
Charlotte si muove leggera sulle note, come se le accarezzasse con la voce per paura di far loro male. E, così facendo, riesce a tirare fuori melodie pure, cristalline, capaci di librarsi in aria come il polline nei primi giorni di primavera. Folk pop acustico colorato – ma velato appena da una leggera malinconia – in lingua inglese.
I The Pischellis sono la dimostrazione di cosa sarebbe successo se tutta la musica angloamericana fosse invece nata nella città der Cuppolone. Con spirito salace e vernacolo romanesco, elaborano e riprendono i classici della canzone folk, country e affini vari dandogli una spruzzata di cacio e pepe. Roma diventa protagonista e palcoscenico ideale delle canzoni dei The Pischellis, tra ironia e sana sfacciataggine romana.
Marat è una cantautrice dal fascino retrò, in testa una nuvola rossa di pensieri e una chitarra sulle gambe. Si presenta al pubblico con il singolo “Urgenza Particolare” in cui è racchiusa la chiave di lettura della sua composizione musicale: un folk cantautoriale che sa ringiovanire attraverso la genuinità delle sue melodie e donare un’allegra spensieratezza grazie alla formidabile arguzia dei testi.
Giulio Ronzoni è Diamine, e Diamone è Giulio Ronzoni. E le sue canzoni hanno la forza di un urlo primordiale, di quelli che spaccano la pelle e arrivano in fondo all’anima. Tempesta e passione in uno spirito difficile da arginare: Giulio Ronzoni è un cantautore sui generis, dall’animo tormentato e dalla carica dirompente, tra una carezza ed un pugno alla chitarra.
Danilo salta a piè pari gli inutili orpelli e i ninnoli sonori per puntare al cuore dell’emotività. Una voce calda e profonda e il legno dell’acustica a far vibrare la pelle. Il giovane ragazzo siciliano insegue il filo dei propri pensieri messi in musica, libero come “un cane senza padrone”, come un libero pensatore. Libero di dire e raccontare i lati buoni e meno buoni della propria persona.
Senna è la creatura pensata e voluta da Carlo Senna, chitarra, voce, effetti e sintetizzatori. Insieme a lui, a completare la formazione, ci sono: Zibo al basso e Giulia D’Andrea alla voce. I tre propongono brani intelligenti e sinceri nella composizione musicale e nei testi, forti e rock tanto nelle sonorità quanto nelle tematiche. C’è una marcia in più nel loro modo di fare le cose, quell’ingrediente segreto che si percepisce dal vivo e dalla passione che trapela in ogni singolo movimento sul palcoscenico.
I The Geff hanno cittadinanza italiana ma il cuore a Londra, per quelle sonorità fresche e brillanti così dannatamente british, quelle che anche se non vuoi ti scappa comunque un sorriso. Sarà per le voci – ad incastro perfetto – di Francesco Marchini e Elisa Mariotti, per la giusta miscela di chitarre e sintetizzatori, o per il semplice fatto di sapere scrivere canzoni pop impossibili da dimenticare.
Il giovanissimo Lorenzo ha bisogno solo di sei corde in acustico e della sua voce per raccontare tanto: “Notti”, il suo singolo di lancio, ha in sé la struggente malinconia di un ricordo e tutte le storie d’amore possibili. Nelle orecchie tutta la migliore tradizione cantautorale del Bel Paese e nel cuore tante parole nuove, pronte per essere scoperte e per diventare vostre.
Riccardo De Stefano – Gianluca Grasselli
Ammetto di non aver avuto coraggio di ascoltarli tutti; diciamo solo che mi sono bastati due/tre ascolti per capire l’andazzo della serata: brodo riscaldato, noia e niente di nuovo sotto al sole. Però mi fanno tanta tenerezza; tutti che posseggono l’illusione di avere qualcosa da dire e non si rendono conto di perpetuare la scrittura delle solite quattro righe. Che palle.