Ascoltare Undivided di The PseudoSurfers è come essere coinvolti in un incidente stradale, e trovarlo piacevole. Questo secondo Ep, a quattro anni di distanza dal fortunato esordio omonimo, è un’opera compatta, senza fronzoli. Cura dei dettagli ed essenzialità di chi vuole dire poche cose, ma belle chiare e dirette. Apre le danze “Bikini”, batteria solenne e chitarre rabbiose, un letto su cui si adagia la voce registrata di Jacques Lacan. Si prosegue senza respiro con “Amiga”, singolo apripista e brano accattivante e frenetico, ideale per una danza allucinata sotto luci al neon, rigorosamente mal funzionanti. Un muro di suono feroce, ma che conserva alle spalle l’innocenza di chi agisce di pancia, senza altro movente se non la schietta sincerità e bontà d’intenti di chi vuole solo colorare il mondo con la propria arte.
Virata di atmosfere sul finale, e spazio perfino alla chitarra acustica nella rarefatta malinconia di “1961”. Effetto nostalgia immediato, braccio fuori dal finestrino per giocare col vento e sorrisi di bambini con le ginocchia sbucciate. Prima di un’altra corsa sullo skate.
Matteo Rotondi