Torna in scena il progetto de Il Silenzio delle Vergini (ISDV) che oggi sforna per I Dischi del Minollo un lavoro introspettivo dal titolo “La chiave di Berenice”, seducente sin dalla sua immagine di copertina dentro la quale si svela quel suo lato oscuro della luce, immersivo l’ascolto quando alle parole viene restituito il potere critico di indagare il proprio “io”. E qui lo spoken word di modi contemporanei e poco recitativi è l’assoluto protagonista, adagiando la parola poetica su un suono distopico che all psichedelia chiede tanto e tanto restituisce. Un disco di maschere, di pop, di sensazioni personali.
Torna il suono de Il Silenzio delle Vergini e dentro questo disco ci si perde con una parola che assume un ruolo decisamente poetico: uno spoken world di natura psichedelica… perché questa scelta?
Il nostro progetto è nato per unire poesia, cinema e musica. I testi cantati o recitati sono solo una parte del lavoro che proponiamo. Una volta, in una precedente intervista, abbiamo detto al giornalista che le parole usate male non servono a nulla, ora al quarto disco crediamo che le parole diano la giusta forma alle canzoni, vogliamo semplicemente raccontare delle storie,con personaggi forti e determinati.
E in che modo i testi – che tanto conservano anche una natura cantilenante – dialogano con il suono?
I testi sono figli di un fluire continuo di emozioni, le parole si sposano con la musica e quello che viene fuori è un insieme interessante di canzoni. Non abbiamo altra modalità di collaborare tra di noi, se non quella di esprimere i nostri stati d’animo a pieno, senza trucchi o finzioni.
Il suono invece ricerca tantissime direzioni diverse… dalla psichedelia al pop… anche questa varianza ha un suo motivo?
Il suono è una parte fondamentale del nostro lavoro, senza una buona sonorità tutto risulterebbe piatto. La psichedelia e il pop? Non abbiamo limiti, i nostri ascolti ci hanno portato a proporre differenti generi musicali, tra cui new wave, rock alternativo, ma anche pop.
Il disco si apre con il discorso di Martin Luther King: che siano i sogni la chiave con cui codificare la vita?
I sogni possono diventare realtà, basta provarci. Purtroppo, la maggior parte delle persone si accontenta e vive la propria vita in modo lineare, senza scossoni.
E dunque il vostro viaggio punta ad una soluzione o forse che la soluzione sia nell’aver intrapreso il viaggio stesso?
Il viaggio ha un inizio e una fine, ha dei momenti di immensa gioia e di infinita tristezza, dei momenti di rabbia e di passione, il viaggio è la metafora della vita. Non è importante sapere come si può partire o dove si può arrivare. E’ importante partire per poter scoprire le cose o le immagini che il mondo offre.