Che bel sentire questo “Grimoire”, nuovo disco per Leon Seti che tanto ci ha abituati ad una canzone ricercata nonostante la forma sia quella del pop internazionale di grande fattura. Una visione del tutto, del mondo, ma anche della ricerca nei costumi, nelle visioni, nei video ufficiali. Un lavoro curato davvero con estrema cura, modi rari da vedere oggi nelle produzioni indipendenti. E qui Leon Seti torna a sfoggiare la collaborazione con Pancratio e sforna un disco che merita attenzione… e noi ci avviciniamo con la giusta cura…
Leon Seti torna e torna anche a firmare una collaborazione stretta con Pancratio. Qualcosa che si rinnova o qualcosa di nuovo che si sta creando?
Io e Pancratio siamo ormai famiglia e ci conosciamo dal 2019, quando abbiamo iniziato l’album. Siamo affiatati a questo punto.
Il suono, l’immagine, il potere seduttivo della recitazione. Dove finisce uno e inizia l’altro?
Per me é tutto un insieme. Chi entra nel mondo di Grimoire é soggetto a tutto, musica, video e recitazione. Sono imprescindibili.
Maschere, trucchi, abiti… allusioni e allegorie… il suono digitale anche… hai mai pensato di mettere a nudo tutto questo?
Assolutamente no. La mia musica é giá a nudo. É giá autentica, e penso che non reputarla tale, solo perché é elettronica o sembra astratta, sia un anacronismo.
Le soluzioni del disco sono innumerevoli. Dal pop internazionale alla sperimentazione vocale. In continua ricerca? Hai trovato un habitat definitivo o lo stai ancora cercando?
A me piace sperimentare, non mi fermerò mai su un genere o su un suono. Mi annoierei.
La terra, la magia, l’uomo, la tua vita dentro vecchie cose… col futuro che rapporto hai?
Vivendo in questo contesto politico e ambientale odierno, sono completamente terrorizzato dal futuro. Ma sono speranzoso.