– di Roberta Staffieri –
Cosa vuol dire interpretare una delle pietre miliari della musica di tutti i tempi? Ci provano in molti a riportare in auge la magia, la forza e la profondità che solo l’iconica voce di Freddie Mercury è riuscita a creare, in pochissimi però ci riesco. Lo spettacolo “Queen at the Opera” è un fulgido esempio di realizzazione di uno spettacolo senza precedenti, che unisce le grandi canzoni dei Queen a un impegno di originalità interpretativa.
Lo spettacolo, in corso nei più importanti Teatri italiani, porta sul palco le grandi voci di Luca Marconi, Valentina Ferrari, Alessandro Marchi, Luana Fraccalvieri e del soprano lirico Giada Sabellico, capaci di reinterpretare i più grandi successi della band. Con loro un’orchestra d’eccezione composta dai migliori musicisti del panorama musicale odierno (tra questi, il Maestro Prisca Amori, storica spalla d’orchestra di Ennio Morricone).
Classici indimenticabili e senza tempo come “We Are The Champions”, “Bohemian Rhapsody”, “We Will Rock You”, “The Show Must Go On”, “Radio Ga Ga”, “Another One Bites The Dust” sono protagonisti assoluti dello show diretto dal Maestro Isabella Turso, in cui il pubblico diventa parte integrante di un’esperienza unica. Uno spettacolo di rilievo artistico e culturale che rende omaggio alla band londinese che ha fatto la storia, in cui si incontrano la musica sinfonica e il rock, la delicatezza degli archi con i riff della chitarra elettrica. A dare ancora più pathos alla scena un suggestivo visual show, che emoziona e coinvolge a pieno il pubblico.
Abbiamo incontrato e intervistato Luca Marconi e Valentina Ferrari per conoscere più da vicino l’esperienza della realizzazione di uno spettacolo di questa portato.
Come vi sentite per questo ritorno dopo il tour di quest’estate?
Luca e Valentina: Carichissimi, super pronti, non vediamo l’ora. Torniamo in tanti teatri dove il pubblico ci ha accolto in maniera molto calorosa questa estate.
Quanto impegno c’è dietro la preparazione di uno spettacolo di questa portata?
Luca: La preparazione cerchiamo di farla a reparti pre-allestimento, prima una prova solo band e cantanti in modo da creare feeling e far girare bene i brani, per realizzarli così come sono stati creati. L’orchestra invece, mentre noi proviamo solo con la band, prova a parte con il maestro per provare tutte le varie sezioni. I giorni dell’allestimento invece, quando siamo a organico completo, facciamo delle prove totali, si mettono a posto quelli che sono i dettagli e poi si va a provare come se fosse lo spettacolo vero e proprio. Abbiamo fatto gli ultimi allestimenti super carichi, come se avessimo già il pubblico davanti. Noi dobbiamo cercare di dare sempre il massimo ad ogni spettacolo, se possiamo dare cento, dobbiamo dare sempre qualcosina in più: se vado a vedere lo spettacolo da spettatore, spero sempre sia una delle serate più belle della mia vita. Cerco sempre di vivere la serata cercando di non lasciare spazio nemmeno alla più piccola delusione; ogni sera deve essere la prima.
Come vi siete avvicinati ai Queen?
Valentina: Io sicuramente già in tenera età. Quando ero piccola ho avuto la fortuna di avere dei personaggi e parenti che mi hanno dato tanto. Ho affrontato tante cose con l’approccio del gioco, tra cui ascoltare musica. In macchina e a casa i Queen erano sempre presenti, sia da ascoltatrice sia quando ho cominciato a entrare nel mondo artistico. All’interno dei primi repertori i Queen erano sempre presentissimi e nel corso della mia carriera ho avuto tantissime esperienze in cui si riproponeva il loro reperorio, sia per la musica dal vivo che in teatro. Ho avuto la fortuna di essere scelta da Brian May e da Roger Taylor per interpretare questo spettacolo anni fa e ciò chiaramente mi ha consentito di addentrarmi ancora di più in questo repertorio. Poi ho incontrato la produzione di Simone Scorcelletti che ha avuto questa intuizione nei miei confronti. Inizialmente sono entrata come sostituta e poi sono rimasta in famiglia come titolare. I Queen quindi mi hanno fatto da babysitter quando era piccola e adesso è semplicemente incredibile per me poter concretizzare il mio sogno avendo l’opportunità di reinterpretare questi brani grandiosi in Teatro.
Luca: Per me i Queen sono stati una tappa fondamentale per la crescita artistica; quando da ragazzo cominci a scoprire la voce, ai Queen ci arrivi per forza. Sono stati un grandissimo studio a livello vocale ma anche a livello di composizione e interpretazione. Freddie Mercury è stato veramente un esempio di interpretazione a 360 gradi, dalla ballad al brano energico, a quello istrionico e comico. Era come avere un dizionario della musica, sfogliarlo giorno per giorno per imparare più cose possibile. È stato un incontro fortuito di lavoro, ho partecipato come tutti per le audizioni e lì si è fatta la storia in qualche modo. Ad ogni spettacolo è come se ogni sera portassi dei brani miei, di nostra creazione per l’attitudine e la passione e il rispetto che ci mettiamo. Ci sentiamo onorati di eseguire questi brani, è importante però apportare la nostra originalità, diversificando e dando un’interpretazione personale sempre con rispetto e attenzione. L’autenticità e la verità ripagano sempre, molto di più dell’emulazione.
Il musicista e il cantante si deve sapere reinventare in ogni situazione e in ogni Qual è stato il vostro personale percorso artistico?
Valentina: Il mio percorso è iniziato da piccolissima. Ho avuto influenze di generi musicali diversissimi tra loro. Diciamo che sono sempre stata molto curiosa come bambina e anche molto espressiva. Al di là di quello che può essere l’apparenza, vuoi o non vuoi siamo egocentrici in quanto artisti, interpreti, e si cerca la luca per arrivare a qualcuno. Quando questo approccio arriva che sei piccino, lo affronti con un’inconsapevolezza anche completamente distante dall’idea che quello che fai può diventare la tua vita. Quando io ho fatto questa scelta, molto presto, non sapevo minimamente a cosa sarei andata incontro, perché di sacrifici ce ne sono tanti; siamo persone molto dedite e rispettose che tengono tantissimo non solo alla resa di ciò che uno fa sul palco, ma a tutto ciò che è il contorno e la preparazione. Riuscire ad aver formato questa squadra ad oggi è stata veramente un rivelazione dal punto di vista artistico e umano. Sicuramente è un lavoro enorme e rischioso ma siamo molto molto fieri. Si rivive anche il proprio passato, tutta la mia storia la metto all’interno di quello che interpreto. Quando hai profondità e hai una verità dentro, automaticamente riesci a scaldare il cuore anche di tutte le persone che ti ascoltano, che hai davanti, e il mio è quello che ogni volta per primo scoppia.
Luca: Sia io che Valentina abbiamo avuto esperienze differenti. Siamo partiti dalla musica rock e autorale, e poi siamo approdati al teatro musicale. Questo tipo di spettacolo ci ha permesso di unire quelle che sono le nostre passioni, che è anche la via che ha un po’ aperto Freddie Mercury con i Queen, la teatralità della musica. La possibilità per noi di stare in teatro, patria della prosa e della messa in scena, dell’opera, di calpestare un terreno sacro, ci permette anche di sdoganare l’ottica rigida dello spettatore da purista del teatro, che magari viene a teatro da abbonato e invece vede qualcosa di totalmente di verso: si uniscono due mondi eterogenei e apparentemente lontani, che insieme creano una bomba incredibile.
Queste le prossime date di “Queen At The Opera”:
14 gennaio – Cinema Teatro Nestor di Frosinone; 19 gennaio – Teatro Alfieri di Torino;
17 febbraio – Tuscany Hall di Firenze; 18 febbraio – Teatro Geox di Padova;
19 febbraio – Gran Teatro Morato di Brescia;
21 febbraio – Teatro degli Arcimboldi di Milano (NUOVA DATA); 24 e 25 febbraio – Teatro delle Muse di Ancona;
4 marzo – Teatro Moderno di Grosseto;
16 marzo – Cinema Teatro Orfeo di Taranto; 17 marzo – Teatro Team di Bari;
18 marzo – Teatro Politeama Greco di Lecce; 24 marzo – Teatro Ariston di Sanremo;
25 e 26 marzo – Politeama Genovese di Genova; 6 e 7 maggio – Teatro Goldoni di Livorno.