Quando una rock band incontra un’orchestra, il risultato finale sarà sempre una bella scommessa: può essere visionario e rivoluzionario come piatto e inconsistente. Nella storia della musica gli esempi da prendere sono tantissimi, e in un certo periodo in poi, ovvero soprattutto alla fine del secolo scorso, quello del live o dell’album con l’accompagnamento orchestrale è diventato quasi un rito di passaggio obbligatorio. I Belladonna ripropongono un format abbastanza desueto, ma che per il genere della band riveste ancora moltissimo fascino; se si aggiunge il fatto che la band ha una certa confidenza con le collaborazioni orchestrali si capisce anche la spontaneità di un album come questo. Da sottolineare il fatto che tale album sia stato finanziato dai fan attraverso un crowdfunding che ha ottenuto molta visibilità e ne ha permesso la realizzazione; un gesto molto bello in un periodo nel quale fare il musicista e vivere di musica , spesso presenta difficoltà economiche non indifferenti.
The Orchestral Album ci regala quaranta minuti di atmosfere noir, distillate con le orchestrazioni sognanti e struggenti dell’arrangiatrice/direttrice d’orchestra kazaka Angelina Yershova. Quel che ne viene fuori è un prodotto sicuramente molto corposo ed emozionante, e i Belladonna sembrano gestire abilmente il rapporto con l’orchestra. Nonostante ciò il lavoro è poco fluido e l’elemento dell’orchestra appesantisce, caricando l’elemento emotivo, rendendo alcuni brani in particolare di difficile ascolto nella loro intera durata.
In aggiunta la sensazione che si ha è che questo sia un lavoro ad uso e consumo dei fan più sfegatati: dei fan e per i fan. Chi si vuole avvicinare ai Belladonna per la prima volta farebbe meglio ad ascoltare prima altri lavori e comunque, forse, non rimarrebbe entusiasta di questo lavoro. Un buon lavoro a livello tecnico. Leggermente prevedibile e freddo.
Davide Cuccurugnani