Nel momento in cui i The White Stripes pubblicarono il loro omonimo album d’esordio, agli sgoccioli degli anni ’90, divennero l’archetipo chitarra e batteria del rock costringendo al confronto tutte le altre band con una simile formazione.
Molte, la maggior parte potremmo dire, finiscono nel grande contenitore del “fanno roba tipo White Stripes”, altre no.
I Flying Elephants Circus, ad esempio, sono un duo romano, chitarra e batteria, hanno di recente pubblicato il loro primo omonimo Ep e del sound a strisce bianche e rosse hanno saccheggiato il coraggio e l’ispirazione trovando però una solida identità nel loro modo di scrivere, esprimere e comporre.
FEC si accende esplosivo come dinamite con “She’s A Defeaning Silence” e rincara immediatamente la dose con “Eleonoire My Dear“, un brano dalle sonorità fumose e sporche che serra l’ascolto tra un movimentato e distorto riff di chitarra e il susseguirsi di tamburi e piatti della batteria. Una presentazione travolgente.
Il duo salta dalla tempesta elettrica a una serena quiete acustica con la canzone “In Your Veins“, in cui l’intreccio tra la sei corde e la voce emerge con una certa eleganza e intuizione stilistica.
Ma il numero centrale che questo spettacolare circo ha in serbo per noi è “Going Slow” una canzone si districa in un crescendo incalzante in cui chitarra, voce e batteria raggiungono l’apice esondando in un assolo diretto e sincero.
L’ultima canzone dell’EP si chiama “Persiflage“, vero cavallo di battaglia del duo, tagliente e veloce, tra il blues e il rock, da sgomitate sotto il palco, per intenderci.
I Flying Elephant Circus hanno dimostrato di sapersi muovere con consapevolezza e maestria in un territorio difficile, stravolgendo le aspettative attraverso un sound personale e di rilievo che si afferma con sempre maggiore intensità secondo dopo secondo.
C’è da fare dei complimenti, sicuramente; ed anche se è solo un assaggio, noi aspettiamo affamati la portata principale.
Gianluca Grasselli