Si intitola “Evolution” questo nuovo disco di FREI che a quanto pare convince un po’ tutto il . E noi non siamo da meno. Un ascolto pregiato per un disco che di terreno ha poco se non questi suoni digitali e quel certo modo di fare canzone d’autore oggi. Per il resto direi che le tematiche trattate sono assolutamente “trasgressive”. Come parlare di evoluzione facendo una mera distorsione di fantasia su quelle che sono le colonne portanti del nostro sapere? Niente di impossibile e/o tutto di inventato? Ed è con questa chiave di lettura che l’ascolto si fa prezioso e la nostra consueta chiacchierata si fa attenta e ragionata. Un bel sentire dai sapori “dalliani” che non deve passare inosservato.
FREI e l’Evoluzione. Come mai questo incontro di intenti e di direzione letteraria?
Guardati intorno, cosa vedi? io vedo macchine, vie, strade, autostrade, una quantità smisurata di macchine. Macchine che non valgono niente, sono delle prese per il culo con 4 ruote. Una macchina dovrebbe essere fatta completamente di materiale vegetale, alimentarsi ad aria e durare 50 anni per avere un senso, il ciclo vitale di una persona. Dopo la morte del proprietario dovrebbe essere revisionata o riciclata e riutilizzata da un nuovo arrivato. Esiste? No. Sarebbe potuta esistere? Si. Allora perché non funziona così? Perché l’evoluzione dell’uomo non è avvenuta. La natura di questo pianeta non si comporta in modo così anomalo e autodistruttivo come l’Uomo. Io non so più chi e che cosa sia l’Uomo, perché non può essere il frutto di una natura così perfetta ed equilibrata. Secondo me proviene da un’altro pianeta. Non so perché e come sia arrivato fino a qua, ma non posso credere a qualcosa di diverso.
Ma soprattutto come mai la scelta dell’ironica rivoluzione della realtà?
Io credo che una razza proveniente da un’altro pianeta sia arrivata qua, e abbia dato vita ad una razza creola. Ti spiego: questi alieni non avevano tutte le caratteristiche per poter vivere sulla Terra, per il tipo di pressione e di gravità, forse non potevano respirare ossigeno, quindi hanno mischiato i loro geni con quelli di un’animale indigeno del Pianeta. Ne hanno scelto uno che avesse caratteristiche idonee e probabilmente compatibili alle loro: forse la Scimmia.
In questa maniera sono riusciti a trasformarsi e adattarsi alla Terra. Siccome avevano scoperto la caratteristica degli animali di adattarsi e modificarsi a seconda del proprio habitat, sapevano che mischiandosi con loro si sarebbero “evoluti” e adattati continuamente ai vari habitat del pianeta. Io concordo pienamente con chi sostiene che sia stata un’idea del cazzo. Infatti nel giro di qualche milione di anni siamo diventati così… dei cretini. Tra qualche centinaia di anni saremo costretti ad andarcene da qui, perché avremo ridotto la Terra una merda invivibile, e troveremo (anzi, troveranno) un’altro capolavoro di pianeta come questo, per ripetere la stessa minchiata. Vi rendete conto che questa cosa va avanti da miliardi di anni? Mettetevelo bene in testa: gli alieni pazzi che gironzolano per la Via Lattea, saltando di pianeta in pianeta, ad uccidere, massacrare e schiavizzare i nativi, siamo noi. E in questo caso i nativi di questo pianeta sono gli animali. Non fa una piega.
Ora rispondo alla tua domanda: “Rivoluzionare la realtà, spesso significa scoprire una verità”.
L’evoluzione di questo pianeta e delle sue creature ha un’equilibrio, e tende a proteggere e proteggersi. Per cui non ci possiamo considerare evoluti. Noi distruggiamo questo pianeta e per farlo utilizziamo le bugie. Siamo un’altra cosa, non proveniamo da qui, altrimenti non saremmo diventati così.
Il problema è che non ne siamo consapevoli, e l’inconsapevolezza sta all’origine di tutti i mali.
Restando ancora sul tema letterario della tua visione della realtà. Quanto sei d’accordo con l’aggettivo INVENZIONE? Sarebbe meglio usare invece TRASGRESSIONE?
“Inventare” nel senso di creare qualcosa con l’immaginazione e la fantasia, come ho appena fatto nelle righe sopra, a volte può essere sinonimo di “trasgredire”, soprattutto se utilizzi una parte di informazioni esistenti, considerate certe dall’opinione comune, e le storpi cambiandone il significato, il senso, la direzione, la logica. Ho imparato da alcuni artisti come R. Gomez De la Serna, Maria Ramon del Valle Inclàn, per esempio, che trasgredire in questo senso aiuta a far luce su alcuni aspetti delle cose che riteniamo certi. A volte le certezze bisogna distruggerle se si vuole vedere più lontano, e la nostra immaginazione sta alla realtà come il fuoco alla plastica, riscaldandola ti aiuta a poterla deformare, quindi a scoprire nuove forme.
Musicalmente il fronte digitale ti ha aiutato. Una risorsa, uno sviluppo o magari una necessità di comodo?
Un elemento diverso da utilizzare. Per rimanere in tema di deformazione o trasgressione, è servito per dare un volto diverso alla forma canzone alla quale siamo abituati: chitarra e voce. Ma non sarebbe bastato l’utilizzo del digitale se non fosse uscito dalle mani giuste, dal cervello adatto e capace di deformare e riformare la canzone, per trasformarla poi in qualcos’altro. Sto parlando di Beatrice Antolini.
Questo nuovo disco di FREI, ti piace? Domanda che suona banale ma invece…nell’intimo…può essere anche rivelatrice…
Il primo disco che ho fatto mi ha spaventato, perché aveva un sound pazzesco, fuori dal comune. Eravamo in pieno boom del Lo-fi, l’epoca di Dente, l’epoca in cui i dischi erano belli se erano fatti male. E quello era fatto da dio.
Il secondo è stato fatto in pochi giorni e con pochi mezzi. Le mie orecchie lo sentivano e questa cosa mi dava fastidio.
Questo nuovo disco è perfetto. Perchè è stato fatto con calma, con i tempi giusti, con le scelte misurate, con Beatrice Antolini e con il contributo prezioso di Dario Giovannini nell’arrangiamento dei primi 4 brani. Mi piace un casino. Il problema è che nessuno riuscirà a comperarlo perché mi piace a tal punto che le copie fisiche del disco le ho acquistate tutte io.
Dal vivo FREI…si servirà delle macchine ovviamente…e cosa ne resta delle chitarre?
Non scherziamo, io senza chitarra non mi muovo. Ho comprato questa mattina una telecaster che tuona. Ci saranno anche le macchine, pad, synth, batterie elettroniche, scimmie, pellicani, pedalini “dellamadonna”, gatti e gatte ovviamente, e in ogni locale che si rispetti ci dovrà essere un tostapane. Perché in questo tour abbiamo deciso che prima di suonare mangeremo solamente Toast al formaggio.
Vi aspettiamo l’11 marzo a l’Alchimista (Gorizia) e il 19 marzo alla Rocca Malatestiana (Cesena).
Angelo Rattenni