Un nuovo EP per Le Strade, band di rilievo della scena indie guidata per mano da Alessandro Brancati che segna e firma l’immagine stilistica di un sound come di un filone che si trascina ormai dal 2011 (per loro) ma che ha radici ancor più vecchie se pensiamo a Subsonica o Motel Connection – a cui si fa preciso riferimento.
Momento di crisi e di smarrimento raccontato dal loro elettro-pop visionario e industriale, notturno ed energetico per la mente e per il corpo. Un EP di quattro brani lanciati dal singolo “A.M.F.” di cui vi presentiamo anche il video ufficiale. Bellissima la sezione strumentale nella traccia dal titolo “Ketama”. Non solo presente ma anche passato citando il futuro di Orwell.
“Poco tempo per sopravvivere”: un altro EP. Come mai questa scelta?
Abbiamo scelto di fare un secondo EP per anticipare quello che sarà il primo disco ufficiale; c’è stato un passaggio dal primo “In Fuga Verso Il Confine”, di stampo più live band, ad un sound con massivi inserti elettronici che la fanno da padrone mantenendo sempre un’attitudine live che per noi rimane un’impronta caratteristica fondamentale. Ci siamo divertiti a vedere cosa usciva fuori giocando nella produzione a mischiare strumenti acustici e elementi digitali/analogici, quindi batteria “vera” che crea un suono tutto suo mixata a drum machine o anche chitarre suonate realmente che si inseriscono nei brani con suoni sintetizzati e via dicendo.
Dallo scenario elettro-pop alle contaminazioni di oggi. Musica di denuncia o di rivoluzione?
Musica che ci divertiamo a fare, sinceramente non abbiamo (più) la pretesa di denunciare o rivoluzionare in quanto le rivoluzioni si fanno con scene affamate, non da soli. Stesso concetto vale per quella che tu chiami “musica di denuncia”, la denuncia deve essere ascoltata e purtroppo se ci fossimo prefissati questi obbiettivi sicuramente non li avremmo raggiunti. Ci limitiamo a fare quello che sappiamo e ci diverte fare; se la vuoi mettere in termini di obbiettivi posso dirti che se qualcuno ci vede denuncia o altri aspetti il nostro obiettivo è stato raggiunto, cioè quello di far pensare sulle cose che stiamo dicendo e trascinare le persone nel mondo sonoro che abbiamo creato.
Il futuro, Orwell, ma soprattutto il pessimismo rivolto a se stessi. Niente di drammatico, ma siete così sicuri di non poter mai realizzare i vostri “sogni”?
Io non sono sicuro di realizzare i miei sogni, anzi, quelli che una volta chiamavo sogni adesso preferisco vederli come spinte interiori e quindi non darmi un’immagine del futuro ma fare di tutto affinché io posso stare bene facendo quello che faccio e quello che voglio e vorrei fare.
Quello che tu chiami pessimismo io preferisco chiamarlo realismo, questione di punti di vista.
Anche Orwell fu preso come un visionario ma poi, possiamo dire che così lontano dalla realtà non sia andato.
La scrittura è spesso firmata da Alessandro Brancati. Portavoce e leader. Arrangiamenti e idee? Quanto vi contaminate a vicenda e cosa in particolare?
Fondamentalmente il processo creativo è quasi tutto nelle mie mani, abbiamo gusti differenti che molto spesso poco c’entrano col progetto, una cosa è parlare di musica e confrontarsi e un’altra è indirizzare le canzoni per essere ascoltate da alcune persone sottintendendo il fatto che ovviamente piace quello che si fa.
Le canzoni nascono, e a volte muoiono, dentro la mia testa, le canzoni de Le Strade sono la prosecuzione del mio viaggio interiore verso l’esterno in musica e parole. Un po’ come tutti gli artisti del resto. Infatti a volte mi chiedo come possano certe persone vivere senza voler immaginare e senza il poter esprimere, in qualsiasi forma che va dall’arte alla politica a quello che volete voi, ma restando davanti ad uno schermo che li guarda.
Le Strade esordiscono anche guidati dalla bella firma di Marco Bertoni. Oggi?
Abbiamo scelto di cambiare produzione artistica da Marco Bertoni a Roberto Rettura per il solo fatto che volevamo sperimentare metodologie di lavoro diverse da quelle a cui ci eravamo abituati. Marco è stato fondamentale per noi, una persona spettacolare che consigliamo a tutti soprattutto dal punto di vista umano e quindi dal punto di vista lavorativo.
Abbiamo voluto intraprendere questa strada con Roberto Rettura e al momento questo è quanto, non abbiamo ancora iniziato a pensare al prossimo disco che è comunque in cantiere e quindi più di così non ti posso dire.
Chiudiamo con una domanda un po’ marzulliana citando una bella frase proprio dal vostro singolo “A.M.F.” – Il mercato dei desideri è saturo”. Ma secondo voi la forza non è nel poter desiderare più che nel poter realizzare? Voi cantate molto del disagio di questa impossibilità nel non poter realizzare i sogni… ma secondo voi la vera forza non sta nel sognare i progetti da realizzare? Come dire: la bellezza del viaggio è nel viaggio stesso e non nell’arrivo?
La bellezza sta sicuramente nel viaggio ma questo viaggio da qualche parte dovrà pur portarti. Se ti accorgi durante il viaggio non di aver sbagliato strada ma di esserti reso conto che forse è meglio deviare, beh, la destinazione diventa un’altra. Senza mai distruggere il proprio percorso ma anzi prendere ciò che c’è stato di buono e usare tutto come strumenti per arrivare a qualcos’altro che è ancora più potente.
Angelo Rattenni