MR RAIN – DUE ALTALENE
Difficile trovare qualcuno in Italia che sia più stucchevole di Mr. Rain: queste canzoncine tutte buone sentimenti, svenevole, è un brano inutile – benché molto meglio del pezzo dell’anno scorso dei bambini. Prova a mettere un inciso mezzo rappato – perché ufficialmente anche lui sarebbe un rapper – ed è l’unico fino ad ora a farlo. Con canzoni così io ci faccio pochissimo, ma sono sicuro andrà fortissimo perché la maggior parte del pubblico âge lo gradirà. NO
BNKR44 – GOVERNO PUNK
Poche cose mi infastidiscono come il bubblegum pop, l’estetica punk e le boyband, e i Bnkr44 riescono a portare tutto questo sul palco di Sanremo. L’operazione – totalmente artefatta – li vede ognuno nel suo ruolo e nella sua estetica, dal punkettino che vuole essere sexy allo pseudo-clone di Kurt Cobain. Ognuno si prende i suoi 5 secondi di verso, a turno, e questo tentativo di spiattellarci in faccia queste dinamiche da boyband, è quanto di più insincero, artefatto e posticcio sia stato fatto a Sanremo in questo 2024. NO
GAZZELLE – TUTTO QUI
Gazzelle fa la cosa che nessuno ha fatto fino ad ora: un brano coerente senza voler per forza fare qualcosa che sfondi le classifiche. Gazzelle può oggettivamente non piacere, ma nel post-indie cantautorale è uno dei più bravi. “Tutto qui” è un buon brano di Gazzelle, che quando vuole è un buon autore. Poi Gazzelle non è mai stato un cantante di “voce” ma di “cuore”, quindi ce lo accolliamo facilmente. Forse il brano migliore del Festival? SI
DARGEN D’AMICO – ONDA ALTA
Dargen D’Amico si presenta vestito come un idiota, con quella sorta di giacca piena di orsetti, mentre prova a cantare qualcosa che dovrebbe avere spessore lirico. Le due cose sono apparentemente inavvicinabili per qualcuno dotato di buon senso, il che ci fa capire il fenomeno Dargen D’Amico. “Onda alta” è un brano brutto, dimenticabile, che nessuno di noi sentirebbe mai se non fosse portato in televisione, e nello specifico a Sanremo. In angolo, Dargen tira fuori la polemica politica – unico a farlo – quindi almeno se ne esce a testa alta. Se poi dobbiamo lasciare questo incarico a qualcuno che addosso ha dei peluche, beh, o tempora o moris. NO
ROSE VILLAIN – CLICK BOOM!
Rose Villain vuole fare tutto, ed evidentemente fa tutto: “Click boom!” parte liricamente sanremese per poi convertirsi in urban, nel tentativo di piacere a tutti. Rose Villain canta – e si vede che ha imparato a cantare – nonostante il timbro poco interessante smorzi l’efficacia del brano. Alla fine, c’è di peggio, ma abbiamo anche avuto di meglio, quindi alla fine va bene così. OK
SANTI FRANCESI – L’AMORE IN BOCCA
I Santi francesi portano un brano estremamente pop, performato molto bene e fortemente sopra le righe, nelle intenzioni e negli effetti finali. Il carisma del frontman basta da solo a renderli possibilmente di successo. Vedremo. OK
FRED DE PALMA – IL CIELO NON CI VUOLE
Fred De Palma porta un brano brutto, generico, l’ennesimo copia-incolla per spingere le persone sulle playlist. “Il Cielo non ci vuole” non ci prova neanche a dire qualcosa, sembra un compitino svolto perché i compiti a casa vanno fatti, si prende la sufficienza (discografica) e si pensa all’anno dopo. Io a questo gioco al massacro non ci sto. NO
MANINNI – SPETTACOLARE
Ancora nessuno sa bene come Maninni sia finito nei Big, e d’altronde porta una canzone che si inserisce facilmente tra le canzoni in gara. Brano senza pretese né grandi idee, “Spettacolare” sembra riecheggiare quel “Capolavoro” de Il Volo, ed è molto lontano dall’essere “spettacolare”. Brano da neo-tradizione italiana che sembra avvicinarsi a quello che fa Diodato, senza però essere altrettanto efficace e sincero. NO
ALFA – VAI!
Alfa sembra un eterno adolescente, dovuto anche al fatto che sembra una delle persone meno carismatiche al mondo. Il brano, che porello lui arriva a un’ora indecente per tutti, passa senza lasciare nulla se non la speranza che questa serata finisca quanto prima. NO
IL TRE – FRAGILI
Il Tre sembra il figlio illeggittimo di Mr. Rain ed Emma, porta la cosa più vicina al “rap” a Sanremo, e infatti è un brano brutto, depersonalizzato, reso ancora più insostenibile dall’orario, vicino alle 2 di notte. Il Tre, che a quanto pare sembra essere anche il voto che si merita per la canzone. Ora, non si potevano togliere cinque o sei artisti e fare tutto più compatto? NO
Ed è finita così.
La prima, lunghissima e quasi insostenibile serata del Festival finisce qui, con i primi cinque preferiti dalla giuria della Sala Stampa, che favoreggia Loredana Bertè sopra Angelina Mango e Annalisa, palesando un testa a testa interessante. Fortunatamente, lo stillicidio dei 30 brani di fila ci permette di glissare i prossimi due giorni e di risentirci direttamente a fine festival (o per i più stoici, alla serata delle cover).
Nel complesso, uno dei peggiori – se non il peggiore – Sanremo degli ultimi anni.