Abbiamo incontrato i Bosco Sabato 18 febbraio 2017 prima del loro concerto al Blackmarket di San Lorenzo, premiato da una calorosa partecipazione da parte del pubblico grazie a un’esibizione di buonissimo livello da parte della band romana.
Prima, però, abbiamo fatto quattro chiacchiere per Exitwell…
Allora, la prima domanda che volevo fare ai Bosco, è questa: presentatevi un po’, cosa suonate, com’è composto il gruppo…
Daniele: Questo gruppo è composto da due ragazzi e due ragazze…definiamoci ancora ragazzi e ragazze anche se la nostra età potrebbe spostarci nel mondo degli adulti, diciamo…nello spirito siamo ancora ragazzi e ragazze. Ci diverte ancora suonare e parlare d’amore anche se forse è passato un po’ di moda ultimamente, però è quello che facciamo, e noi suoniamo un synth-pop ispirato da varie band del panorama italiano e straniero.
Io sono Daniele, canto, scrivo i pezzi e suono la chitarra, poi c’è Alessia che sta recuperando da un’influenza, parlo per lei (ride), Alessia suona il basso, poi Francesco alla batteria e Giulia, seconda voce e tastiera!
La seconda domanda è questa: ad un anno e mezzo di distanza dall’uscita del vostro Era, un bilancio su questo periodo, se ne avete uno…
Daniele: Bilancio semi-positivo, nel senso che uscire con un progetto nuovo non è facile per nessuno. Il primo disco non è mai, o quasi mai, subito lanciato agli onori delle cronache (ride) però per quello che abbiamo visto si è sviluppato del movimento attorno a noi, il nome ha girato…
Francesco: stanno cominciando ad arrivare serate, interviste, tutto quello che comporta il lancio di un disco anche se in ritardo, noi siamo comunque contenti basta che più persone possibili ascoltino il disco, anche perché è in realizzazione un secondo e quindi…
Mi riallaccio a quello che mi ha detto Daniele prima e vi chiedo: avete influenze italiane o internazionali, passate o presenti, che vi hanno portato alla realizzazione del vostro suono?
Daniele: Si, io, Alessia e Francesco veniamo da un progetto precedente dal nome The Shadow Line che ci ha fatto crescere…Inizialmente cantavo in inglese; il gruppo era ispirato da quello che ascoltavo quando avevo 19-20 anni, quindi quel britpop che si è in seguito trasformato in indie rock. Superata quella fase, un pochino di retaggio di quel periodo mi è rimasto, oggi ascolto musica italiana, visto che scrivo in italiano… Il riferimento ai Baustelle è abbastanza chiaro in alcuni pezzi, per quanto riguarda gli artisti ”nuovi” mi piace molto l’ultimo di Brunori Sas, mi è piaciuto tantissimo l’ultimo di Bianco e qualunque cosa dei Subsonica…
Mi permetto un intervento: all’interno delle vostre influenze c’è della new wave britannica anni Ottanta, del trip hop anni Novanta. Sono generi che avete presenti o è una mia impressione?
Daniele: Certamente, c’è quest’idea per quanto riguarda il suono del gruppo, ad esempio per le tastiere, su alcune atmosfere
Francesco: Si, forse questo è stato un po’ merito nostro ma anche dell’arrangiatore, Frankie, che ci ha dato quel tocco
La prossima domanda è sui testi, che mi hanno colpito molto. Ho notato un ”lamento” per il passato, un senso di nostalgia reso in maniera molto concreta a differenza di tanti altri artisti. E’ cosi pessimista la situazione, secondo voi? A livello musicale, etico, umano, quello che volete, a Roma, in Italia ?
Alessia: Il problema è che lamentarsi e basta è roba da ”vecchiazzi”, quindi non si può passare il tempo a dire ”Oh mio Dio, si stava meglio quando si stava peggio”, in realtà l’idea è sempre guardare avanti. Si, è vero, una persona si fa prendere dalla nostalgia e magari gli mancano certe cose, ma non puoi smettere di guardare al futuro, altrimenti diventi solo un ”vecchiazzo”.
Daniele: Siamo una band un po’ diversa. Noi lavoriamo tutti da anni (in ambito extramusicale, ndr) e ci siamo scontrati subito col mondo del lavoro, facendoci il culo tra tour, prove, scrittura dei pezzi e il lavoro quotidiano arriviamo la sera distrutti, alle volte lavoriamo dodici ore al giorno ma continuiamo a suonare e questo ci porta a essere probabilmente un pochino più ”maturi” a livello di esperienza, non ti parlo di livello musicale perché quello è un gusto soggettivo.
In linea di massima, sicuramente abbiamo nostalgia del passato perché veniamo da un’epoca in cui tutto sembrava possibile e ti scontri con un’altra epoca nella quale niente è possibile, o quasi…noi cerchiamo di viverlo senza farci troppe domande, anche se a volte ci vengono spontanee. Ad esempio: ”Perché quell’artista lì è più famoso di noi quando magari fa dei pezzi che io non scriverei neanche in bagno dopo un’influenza”… In realtà cerchiamo di pensare positivo come dice Alessia e di andare avanti verso il futuro… La situazione è tragica, ma si può vedere un barlume di luce se lo si vuole.
Sicuramente, sono d’accordo. Prima mi hai citato i Baustelle come influenza, soprattutto nell’alternanza tra la tua voce e quella di Giulia si nota chiaramente. Volevo farvi notare, in questo momento, come siate riusciti a non copiare i vostri modelli di riferimento ma essere riusciti ad assimilarne la lezione, questo vi rende comunque diversi dagli imitatori, dai gruppi cloni. Li avete assorbiti ma non copiati, come si deve fare con i punti di riferimento
Daniele: Questa sera, per sottolineare questo (a noi diverte prendere e prenderci in giro) suoneremo una cover, Gomma, arrangiata a modo nostro. Mi piacciono molto i testi di Bianconi e i Baustelle per me hanno proposto con Fantasma uno dei migliori dischi italiani dell’ultimo decennio però non ne facciamo una copia… Certo è che quando scrivo un pezzo l’influenza si avverte…
Ultima domanda: progetti per il futuro? Mi stavi parlando di un secondo disco
Daniele: Abbiamo scritto molti pezzi, non so se tutti finiranno nel nuovo album e, non so quando, ci metteremo ad arrangiarlo, cominciando tra qualche giorno. Entro un anno avremo il prodotto finito, quando sarà lanciato non lo so…
Ringrazio i Bosco per essersi sottoposti a questa intervista.
Simone Spitoni