Intervista ai membri della band romana Madafunk che, dopo essere entrati a gamba tesa sulla scena nel 2014 con l’EP autoprodotto “Fuori tutto”, vogliono porsi come giovani apostoli del credo funk-rock, venendo dal deserto di un genere troppo spesso suonato da consumati musicisti, e reinterpretando abilmente il nettare colato dal fiorente albero del groove. Bando alle ciance – che parlano comunque di live importanti, una session live per “Casa Lavica” e l’incontro con band come i Verdena – ladies and gentlemen, ecco a voi i Madafunk.
– Funk macchiato d’impatto rock con testi – in italiano – tutt’altro che scontati che parlano anche di società vissuta per strada: come siete arrivati a queste scelte?
Più che una scelta si tratta di un istinto, un indole che abbiamo verso il funk-rock che ci accomuna e ci dà la giusta spinta per dare vita ai nostri pezzi. È proprio il “funky grezzo” di cui parla la nostra canzone “Funky lime” (spesso derivante dalle jam) la materia prima da cui partiamo per infondere alle nostre canzoni il giusto mood. Neanche quella di scrivere in italiano la vediamo come una “scelta ragionata”, a differenza di altre band ne sentiamo la necessità per poter dar il vero potere alla parola.
– Domanda banale. Cosa volete cercare di trasmettere a chi vi ascolta e come volete offrire le vostre sonorità nel contesto musicale?
Energia positiva; questo è quello che ci impegniamo di trasmettere ogni volta che saliamo sul palco o che lavoriamo in studio. Il concerto ideale dei Madafunk è un momento in cui si crea un’atmosfera di spensieratezza tale da poter dimenticare la realtà soffocante della vita quotidiana. Vogliamo guadagnarci un riscontro positivo nello scenario musicale Italiano con l’ausilio della nostra musica e non del nostro portafogli.
– Avete all’attivo un EP dal titolo “Fuori tutto” che ha riscontrato un buon giudizio critico su alcune Webzine: cosa è successo in un anno dalla sua pubblicazione?
In questo anno abbiamo portato il nostro EP in giro per alcuni locali importanti della capitale come il Blackout Rock Club e l’Alien, ma abbiamo anche viaggiato per molti chilometri. Insieme alla nostra musica, questo ci ha dato sia la possibilità di confrontarci con chi di questa roba ci vive nel senso più concreto e di conoscere molti artisti emergenti di caratura elevata.
Attualmente ci stiamo evolvendo su molti fronti, le strutture dei brani sono più complesse (non ci accontentiamo mai), cerchiamo di sfruttare quelle che sono le nostre effettive sonorità mentendoci continuamente alla prova, nella lirica, nelle ritmiche e nelle diverse linee melodiche. In cantiere abbiamo nuovi brani che saranno inclusi nel nostro primo Album che uscirà prossimamente.
– Avete vissuto l’esperienza di aprire i concerti a band affermate come Kutso e Verdena: quali sono state le sensazioni che avete provato?
Poter aprire il concerto di band che ascoltavi da adolescente, le stesse che erano sul tuo Ipod nano da 1 giga è un’emozione irripetibile. In riferimento al percorso che stiamo intraprendendo crediamo di aver meritato questa possibilità che ci ha fatto provare l’ebrezza di salire su un palco davanti a più di mille persone.
– Cosa vogliono fare i Madafunk da grandi?
Quello che vogliamo è continuare a suonare e crescere sempre di più. Non ci fasciamo la testa, stiamo con i piedi per terra ma finché avremo l’opportunità di provare e sperimentare cose nuove, nessuno ci potrà togliere il diritto di sognare.
Luca Covino