Il video di lancio ha già fatto oltre 10 MILA visualizzazioni. Questo singolo, title track del disco di esordio di Matteo Schifanoia, è una chicca che ci piace custodire con saggezza all’interno di un mondo indie di suoni dissonanti, stonature “artistiche” e riempitivi quasi sempre somiglianti a se stessi. Ovviamente non è tutto così, ci mancherebbe, di sicuro però l’ironia, la r-moscia, l’intelligenza di questo cantassurdautore di Perugia ci colpisce per la semplicità del suo rock-pop-swing-jazz e poco altro di noir con cui ha riempito il suo primo disco dal titolo, appunto, “Lo Scapolo”. Che tra l’altro, tra le firme discografiche, troviamo la famosa CRAMPS Music.
Prima di tutto, da buon cantautore, è la parola che colpisce, sottile, diretta, incisiva: ridere si, ma riflettere è doveroso.
Il circo mediatico e la crisi dei barili. Matteo Schifanoia, mentre il Papa prega e Superman bestemmia, cosa fa?
Fa canzone, fa concerti, scrive, sperando con una buonissima dose di romanticismo e ottimismo che questo possa contribuire a far star bene non solo se stesso.
“Lo Scapolo” lo descrivi come una stato di crisi d’amore. Perché vestirlo con suoni swing?
Volevo che fosse un brano allegro che desse ottimismo nonostante l’angosciosa ricerca da parte del protagonista dell’anima gemella, per questo l’ho vestito con queste sonorità spumeggianti.
E restando sul tema: il mood di ogni pezzo lo hai lasciato al caso oppure hai cercato particolari arrangiamenti propri per le tematiche che andavi a trattare?
La seconda è giusta, il genere e l’arrangiamento sono scelti perché possano sposare al meglio il testo, quindi aiutarlo ad esprimersi al massimo e poter diventare un tutt’uno con esso.
Ma “Santa la bella stella stanca” faceva parte di questo disco? Non sembra appartenere a questo disco.
A me ogni brano di questo album sembra un altro disco. Comunque “Santa la bella stella stanca” è la canzone, di quelle dell’album, con la vena popolare più spiccata e di fatti è stata scritta nel mio periodo più “popolare” musicalmente parlando, che è un periodo precedente rispetto a quelli a cui si riferiscono le altre canzoni, inoltre credo che a questa percezione di diversità abbia contribuito molto l’uso del pianoforte che non viene suonato in nessun altro brano oltre a venir suonato da solo.
Schifanoia VS indie italiano. Mentre tutti puntano alle distorsioni psichedeliche tu ci regali del sano rock/swing/pop con contenuti intelligenti. Non sei troppo fuori moda?
Ho cercato di realizzare quello che sentivo senza farmi influenzare dalle tendenze attuali o dalle logiche di un mercato musicale italiano quasi inesistente. Sì forse sono fuori moda e dovrei rivedere il mio guardaroba ma è impazzito.
Ironia e sfacciataggine. Senza peli sulla lingua oppure resta ancora qualcosa di non detto?
Troppo ci sarebbe ancora da dire, però nell’album ci sono solo 8 brani e l’album di sua natura è un qualcosa di breve, non è un romanzo tanto per capirci, quindi il non detto lo rimandiamo alle prossime opere.
Ma alla fine, in questo tempo di crisi, ci sarà un lieto fine? In qualche modo, il cantassurdautore Schifanoia riesce a vedere la luce che ci conduca fuori da questo tunnel oppure finiremo con un guardaroba impazzito, una lolita e con una sequela di sogni in bianco?
Una luce la vedo, è piccola e lontana ma c’è e dentro a quella luce ci vedo le cose fatte col cuore in grado di far emozionare, altro non posso dire perché non voglio togliere lavoro a coloro che la luce la vedono o la indicano per professione.
Angelo Rattenni