Eccolo suonare e risuonare. Il disco dei PCP (Piano Che Piove) è un lavoro decisamente molto maturo per essere un esordio. Suona di Pop e di antico, suono normale, suona bene e non stanca per niente. Equilibrio di quella musica italiana che ha tutta l’aria di esser canzone d’autore per alcuni tratti come nella bellissima “Il Cartografo”. Testi diretti che arrivano in un surrogato di canzone leggera che non fa sorprese ne delude. Un disco anche citato tra le 50 migliori opere prime del 2015 secondo il prestigioso Club Tenco. La vera arma segreta è il saper fare il mestiere senza improvvisarsi in super eroi, cosa che personalmente rimprovero a destra e a manca. Il pop leggero dei PCP da oggi si arricchisce anche un di primo video per il singolo “Le Ore Contate”: quasi un cortometraggio reso fruibile dalla regia di Emilio Pastorino che tradisce però tante prime ingenuità che fanno perdere all’intento del video quella poesia insita nell’Italia anni 50 che stanno raccontando. Amore e semplici emozioni, le più preziose oserei dire. Video a parte, questo dei PCP è davvero un bell’ascolto, riposante per la mente e per il cuore.
https://www.youtube.com/watch?v=5RoSLKip86M
PCP e Premio Tenco. Citati tra le 50 migliori opere d’esordio di questo 2015. Un traguardo inseguito, inaspettato o del tutto indifferente?
Tutto tranne che indifferente. É una grande soddisfazione, inseguita sicuramente, e il fatto che sia arrivata da un contesto prestigioso come quello del Tenco la valorizza ancora di più. Quando hai un progetto di musica tua e fai degli sforzi per farla girare è ovvio che punti a dargli sempre maggiore visibilità quindi, se ci credi, ti aspetti che prima o poi qualcosa ti ritorni in termini di riconoscimento. Tuttavia, non sta scritto da nessuna parte che il riconoscimento arrivi, quindi se arriva sei chiaramente soddisfatto.
Piano Che Piove: in punta di piedi per non fare rumore? In silenzio per goderne il dettaglio? Situazione noir che tanto vi piace?
In punta di piedi e in silenzio per godere i dettagli è qualcosa che sicuramente ci sta addosso bene. Per attitudine naturale, perché questo esprime il nostro modo di essere, e per reazione a uno stato di cose tanto fastidioso quanto imperante. In questo Paese, da anni ormai, c’è tanto di quel rumore inutile, tante di quelle urla scomposte, che un minimo di sobrietà e di eleganza diventano un obbligo per chi desidera tirarsene un po’ fuori, per chi ambisca, anche solo nel suo piccolo, a dire delle cose che aspirano ad essere riconosciute soltanto per quello che sono.
Ruggero Marazzi possiamo dire che sia il capobanda. Dei PCP di chi è cosa? I contributi di ognuno, dove si sentono e in cosa spiccano?
Il sottoscritto è i fondatore della band e quello che scrive i brani, ma quando io registro un demo di una canzone nuova, di solito non è mai finita del tutto, spesso butto giù soluzioni armoniche o ritmiche diverse e le porto in sala prove così come sono. A parte i testi, che non sono mai stati toccati, sul resto si fa normalmente un lavoro di rifinitura insieme. Max (Ghirardelli, contrabbasso) mette molto del suo in termini di arrangiamenti, Sabrina interpreta le cose come le sente lei, spesso abbiamo avuto idee diverse ma io tendenzialmente su questo tipo di scelte tendo a far prevalere la posizione degli altri perché mi piace che le cose che scrivo si arricchiscano delle loro sensibilità. E siccome so che sono bravi, parto sempre dall’idea che se loro fanno quella proposta e la sostengono, allora vuol dire che vale, anche se magari sul momento a me non piace particolarmente.
Di questo video cosa cambiereste immediatamente? E di questo disco?
Nel video ci sono alcuni alcuni errori che non sono stati corretti per questioni di tempo, volevamo finire entro una certa data, anche perché eravamo già in ritardo, e per la fretta di arrivare in tempo e la difficoltà di organizzare nuove riprese abbiamo tenuto il materiale girato senza modificarlo. Ciò detto, credo che si tratti comunque di una bella idea e a livello concettuale rifaremmo sicuramente tutto. Alcuni brani del disco li abbiamo leggermente modificati e oggi nei live li suoniamo in modo diverso, ecco forse col senno del poi qualche particolare si poteva curare meglio. In ogni caso, del disco siamo soddisfatti. Nel momento in cui l’abbiamo fatto le cose stavano così e quindi i lavoro riflette quel periodo. Credo che ogni artista, riguardando ciò che ha fatto cambierebbe qualcosa qua e là. Noi stessi cambiamo, modifichiamo il nostro punto di vista, le nostre capacità.
La canzone d’autore di oggi…i PCP non fanno alcuna rivoluzione. Quindi meglio seguire la tradizione che avventurarsi (come tentano molti) in cose mai viste e sentite?
Credo sia giusto scrivere e suonare quel che ti viene sinceramente, usando il linguaggio che senti più tuo. Chi usa modi espressivi che suonano innovativi a chi ascolta, in realtà quella lingua l’ha già fatta sua, se la sente addosso. Quindi è giusto che la usi. I PCP non fanno rivoluzione, è vero. Diciamo che in ogni caso, e qui mi riferisco alle cose nuove che ascolto cercando spesso anche fra gli emergenti, fra chi si muove ai margini del business con la B maiuscola, bisogna intendersi sul concetto di rivoluzione. Personalmente trovo che le proposte originali e anche coraggiose non manchino, ma che anche queste rielaborano modi musicali e tematiche non particolarmente innovativi nella sostanza. Personalmente, ma si tratta ovviamente di un pare mio, del tutto discutibile, per trovare qualcosa di veramente rivoluzionario bisogna andare agli anni ’60. Il resto, con tutta l’originalità e la bravura del mondo, sono stati passi su una strada già tracciata.
Domani?
Un singolo e un video a breve. Poi, prendendoci il tempo necessario, un nuovo disco.
Angelo Rattenni