Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alberto Salerno in arte Buzzy Lao, cantante e chitarrista torinese “neo-blues” dalle forti contaminazioni black.
Tra cantautorato italiano e sonorità dal sapore internazionale, Buzzy Lao ha da poco pubblicato per INRI il suo nuovo album “Hula” prodotto da Fabio Rizzo nello studio Indigo di Palermo. “Hula” segna l’esordio del giovane cantante, un lavoro interessante che passa dal folk al soul, rivelando l’anima musicale sfaccettata di questo artista.
Appassionato di surf e skateboard, Alberto mette al primo posto la musica nella lista delle sue passioni e ci ha parlato dei suoi ascolti, del suo stile particolare e dei suoi progetti futuri.
Hanno definito la tua musica “neo-blues”: sei d’accordo con questa definizione?
«Decisamente sì, perchè le mie radici sono nel blues tradizionale. Però ho cercato di metabolizzare questo genere nel 2017. Rivisitare il blues più tradizionale è un movimento grandissimo diffuso in tutto il mondo, principalmente per quanto riguarda la ritmica, la sezione ritmica del blues. Sì, mi trovo d’accordo con questa definizione.»
Com’è stato lavorare con il produttore Fabio Rizzo (Il Pan del Diavolo, Dimartino) per la realizzazione di “Hula”?
«E’ stato fantastico perché l’ho voluto fortemente io. Ho conosciuto Fabio per le sue precedenti produzioni e l’ho ritenuto uno dei pochi in grado di capire il mio linguaggio, specialmente l’aspetto chitarristico: anche lui è un chitarrista e soprattutto un chitarrista lap steel. Sono andato proprio a cercarlo con il mirino. E’ nata una bellissima collaborazione e anche amicizia e questa energia si è riversata nel disco che è stato fatto proprio da lui nel suo studio Indigo a Palermo. Immagino che anche in futuro collaboreremo su altre cose, perchè no anche su un altro disco. Ci siamo trovati sua a livello personale, sia a livello musicale.»
Sei molto vicino al mondo del surf, hai partecipato alla presentazione del film “Peninsula” che parla appunto del mondo del surf in Italia: la musica ti permette ancora di coltivare questa passione?
«Mi piace definirmi “amico del mondo del surf”. Ho tantissimi amici che lo praticano, anche a livelli più che amatoriali. Sono amico di una compagnia di surfisti con cui organizziamo spesso trasferte al mare. Io personalmente però non sono tanto surfista, l’ho fatto pochissime volte così per diletto. Io sono più skater, ma a livello amatoriale: è una cosa che mi piace fare nel tempo libero. L’attitudine è la stessa: quella voglia di staccare il cervello dai vari impegni e dedicarsi solo alla compagnia di amici e poche cose, come ad esempio una chitarra o una spiaggia. E’ un mondo in cui mi trovo molto. Quando faranno un film sullo skate in Italia potrei partecipare, non come skater ma come musicista (ride NdR). E’ un’attività che faccio nel tempo libero, se non sto suonando. Prima la musica.»
Com’è stato aprire ad un gruppo come i Sigur Ròs (musicalmente molto distanti da te) all’I-Days Festival dell’anno scorso?
«E’ stata una bellissima esperienza, anche se il mio era un palco diverso. La serata però era la stessa, quindi si viveva quel grande evento. Sono anche riuscito a vedere una buona parte del loro live e devo dire che sono eccezionali. Artisti fantastici, dei pochi a quel livello che abbiamo in giro per il mondo. Una rarità.»
Cosa ascolta Buzzy Lao?
«Buzzy Lao ascolta tanto reggae, soprattutto in macchina perchè mi rilassa e ci vuole quando uno guida (ride NdR). Il reggae, oltre al blues, è il genere in cui mi ritrovo di più sia a livello tematico che a livello melodico. Lo ascolto tanto, da Bob Marley a Ernest Ranglin, un grande chitarrista giamaicano. Poi mi piace tantissimo Ben Howard in questo periodo e un altro cantautore americano di origini canadesi che è Ray LaMontagne che consiglio sempre. Nei concerti interpreto sempre un suo brano, “Jolene”. E’ uno dei migliori in circolazione insieme a Damien Rice.»
Quali dischi in uscita nel 2017 stai aspettando?
«Il nuovo dei Jamiroquai, di cui tra l’altro è uscito da poco il singolo. Ho impiegato un po’ di ascolti per prendere confidenza, ma alla fine sono sempre loro, non si smentiscono mai. Hanno fatto questa svolta elettronica e io all’elettronica sono un po’ allergico, ma se la fanno loro la posso accettare.»
Cos’hai in serbo per noi nel futuro prossimo?
«Tante date. Il disco è uscito a novembre, quindi stiamo cercando di portarlo in giro il più possibile. Abbiamo già fatto una ventina di concerti, ne abbiamo ancora fino a maggio. Tornerò a Roma presto, tra marzo e aprile. E poi altri concerti in estate. Per ora pensiamo a suonare e arrivare in più città d’Italia possibili. Nel frattempo usciranno altri singoli, in previsione c’è il video di “Credi di amare” a marzo. Quindi singoli e tanti live.»
Francesca Marini
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