– di Assunta Urbano –
Può capitare che, rinchiusi sempre tra le solite mura, l’immaginazione prenda il sopravvento. Proprio con questa premessa ci catapultiamo ad Ivrea, comune piemontese che mescola tradizione e innovazione. Tra il carnevale con la storica “battaglia delle arance”, la prima fabbrica di macchine per scrivere targate Olivetti, nel 2016 il luogo viene eletto “città industriale del XX secolo”.
In un clima eterogeneo e un repentino scambio di idee e culture, prende il via uno dei progetti musicali più avanguardistici degli ultimi anni: Ivreatronic. Tante sono le menti che danno il loro contributo a questa rivoluzione del clubbing, tra cui Enea Pascal, Cosmo, Splendore e Marco Foresta. Seppure molto diversi tra loro, tutti gli artisti condividono il desiderio di cambiamento, del non restare mai fossilizzati ed avere il coraggio di trasformarsi, sempre.
Immaginazione, dicevamo. In un periodo di distanze come questo, nessuno può impedirci di fantasticare. E, dunque, girovaghiamo tra gli scorci di Ivrea con Mattia Barro, in arte Splendore, e facciamoci conquistare dai racconti del progetto solista e del collettivo, proprio dopo una riunione con i compagni di viaggio.
Partiamo dall’origine: cos’è Ivreatronic?
Ivreatronic nasce nel 2017 come festa con il nucleo centrale ad Ivrea. Ci trovavamo tutti lì: Cosmo era in pausa prima dell’uscita di Cosmotronic, io ero tornato a vivere lì dopo dieci anni, Foresta stava iniziando di nuovo a far musica ed Enea Pascal stava iniziando a produrre. Ci conosciamo da parecchio; infatti, insieme a Foresta avevamo un locale ad Ivrea, chiamato Sugho, in cui avevamo iniziato a mettere i dischi e Cosmo si è esibito con i Drink to me. Nonostante le età molto differenti, ci siamo ritrovati con la stessa voglia di fare qualcosa. Con l’esplosione de “L’ultima festa”, non c’era un locale in cui organizzare eventi. Abbiamo iniziato a metterle su in un seminterrato di una vineria ed è andata così per il primo anno. Poi, l’abbiamo portato fuori ed Ivreatronic ha preso la forma di un collettivo di deejay. Molti amici, che arrivavano anche da altri generi musicali (come me e Cosmo, che non veniamo dall’elettronica), avevano dei pezzi. Unendo il materiale, abbiamo pubblicato Il suono di Ivrea, la nostra prima compilation [12 aprile 2018, ndr.]. Finora ci siamo mossi su: collettivo, etichetta e djset itinerante.
Ivrea vi accomuna geograficamente e c’è un dettaglio che mi ha sempre affascinato di questo luogo. Trattandosi di una terra ricca di tradizioni, come fa ad essere tanto “avanti” dal lato musicale? Perché l’elettronica è esplosa qui, insieme a Torino e la provincia intera, ma manca allo stesso modo nel resto del nostro Paese?
È una domanda difficile, a cui non credo di avere alcuna risposta precisa. Posso fare delle supposizioni. Torino è sempre stata una città con delle nicchie ben pronunciate, come l’hardcore, la scena hip hop degli anni Novanta. Ivrea è a un’ora di treno e mezz’ora di macchina da Torino. È facile andare lì e prendere spunto. In città c’erano dei locali molto frequentati. Mio padre, ad esempio, è stato un dj negli anni Ottanta e mi raccontava che si faceva serata tutti i giorni. Ivrea, poi, è a metà tra Milano e Torino e qui intorno si erano venuti a creare dei locali intermedi. Non so perché sia esplosa l’elettronica e, più che il clubbing, proprio la discoteca, che secondo me sono due discorsi separati. Penso a Gigi D’Agostino, che è di Rivarolo Canavese, a venti chilometri da Ivrea, e al suo mondo nato qui. Probabilmente stando tra queste due grandi città, c’è stata la fortuna di avere dei locali abbastanza grossi, che hanno permesso la crescita di un sottobosco musicale. Stiamo parlando di un territorio in cui c’è poca gente del luogo ed è figlio di persone che si sono trasferite per lavorare per la Fiat o per l’Olivetti. E questo l’abbiamo notato proprio internamente in Ivreatronic, poiché le nostre famiglie non sono originarie della zona.
Anche la stretta vicinanza con terre straniere potrebbe essere un fattore determinante.
Sì, sicuramente è un territorio di passaggio con altre culture, che dà la possibilità di far girare le idee.
La descrizione perfetta del collettivo è quella che ho trovato su Bandcamp: “We were born as a party night in early 2017, then we started releasing music. Still partying anyway”. Qual è il modo in cui Ivreatronic, che trova nella condivisione dal vivo la sua forza, reagisce al presente?
Siamo stati molto attivi quest’anno, in verità. È inutile ripetere quanto ci manca poter suonare, ancora di più l’idea del clubbing, del sudarsi addosso, limonare, riprodursi, stare nudi. Ecco, queste sono le ultime cose che riprenderanno. È un dramma a cui non vogliamo guardare, ci distraiamo per non pensarci. La prima cosa che abbiamo fatto un anno fa come Ivreatronic, per combattere al periodo, è stata aprire una radio molto anarchica: Radio Indimenticabile. Tre-quattro appuntamenti al giorno, dalle otto alle dieci ore al giorno. Avevamo una decina di trasmissioni, io ne avevo due, poi c’erano Cosmo, Foresta, Andrea Esu e molti altri. L’abbiamo riaperta anche durante il secondo lockdown e abbiamo chiuso con una diretta di otto ore.
Una sfida è quella di “Nuova Sauna Possibile”, in cui il collettivo si immerge, in modo coerente, nell’universo ambient.
Fino ad ora è uscito solo Fermarsi di Cosmo, nei prossimi mesi saranno disponibili Paesaggi di Marco Foresta e La Manigua di Enrico Ascoli. Il disco di Cosmo è stato stampato in trecento copie ed è andato sold out subito. In pre-order abbiamo venduto anche quasi tutti i due di Marco Foresta ed Enrico Ascoli.
Un intero percorso in cui il cambiamento è alla base, ma nessuna identità al suo interno viene mai snaturata. Ivreatronic è un po’ un’isola musicale dei sogni. Cosa significa, secondo te, per un artista “indossare sempre nuovi generi”, senza accontentarsi?
Arrivavamo tutti da cose talmente diverse che abbiamo pensato non fosse il caso di limitarci in una linea univoca. Se non si prende questa strada, si finisce per sopprimere le identità individuali degli artisti. Abbiamo sempre voluto mantenere una certa libertà. Uno dei primi party che abbiamo organizzato si chiamava “Avanguardia Indimenticabile”, in cui facevamo roba sperimentale e suonavamo ambient per gran parte del tempo. Abbiamo fatto cose molto diverse, spesso in spazi aperti, senza la foga del djset di “spingere”. Nel male, in questo anno appena passato tutti abbiamo rallentato. Io, ad esempio, non ho mai ascoltato così tanta musica. Da qui nasce Nuova Sauna Possibile, che ha dato in modo spontaneo una nuova forma anche ad Ivreatronic. Penso che la musica è sempre figlia del contemporaneo. Quello che possiamo imparare da questo momento è che ci sono tante possibilità, e non solo una, per arrivare allo stesso punto. Ci sono tante cose che ognuno può inserire ora nel proprio bagaglio. Si è tornati come bambini, con la continua voglia di novità e mettere in pratica ciò che si è imparato. È il motivo per cui mandiamo avanti il progetto. Essendo in tante persone, abbiamo una sorta di mitragliata di input reciproca con l’obiettivo di spingere il limite sempre oltre. Ci viene spontaneo. È quasi come avere delle piccole chiavi per aprire dei mondi, ma non c’è nessuno ad accompagnarti lungo il percorso. C’è molta libertà e quello che apprendi da questa esperienza lo integri e lo reinterpreti.
Nel tuo caso specifico, oltre alla carriera artistica, sei anche giornalista musicale. È un po’ come trovarsi nel campo da calcio ed essere insieme sia calciatore che arbitro. Come riesci ad unire questi due ruoli?
Sì, è strano. Però, se ci pensi, quando sei piccolo e giochi a pallone o ad un qualsiasi sport, a fare l’arbitro è sempre il papà di uno. Io sono giornalista in senso più ampio ed anche musicale. Avevo smesso per una questione etica, poi di quello me ne sono fregato per una ragione: io non faccio il critico musicale, quello che faccio sono degli approfondimenti su ciò che mi piace. Ci sono casi in cui parlo dell’evoluzione dell’industria musicale e vorrei fare riferimento ad Ivreatronic, ma naturalmente non lo faccio. Sembrerebbe farmi i complimenti da solo.
Lo scorso anno hai pubblicato come Splendore: OMG, am I really feeling these feelings I’m feeling right now? Un titolo che riassume il contenuto testuale dei brani al suo interno (come vediamo persino visivamente dalla ripetizione della parola “feeling” tre volte). Amori finiti, realizzazione di crescita. La versione primordiale dell’amore vissuta da un uomo che scopre all’improvviso di essere diventato adulto.
Con questa frase avresti fatto contenta la mia psicoterapeuta! [ride ndr.] Quello dell’età adulta è un tema che sto affrontando. Alcuni brani sono nati anni fa in forme diverse ed ora non c’entrano più niente. Per un lungo periodo non ho capito cosa volessi fare con la musica. Secondo me, di questo problema psicologico legato al mondo artistico se ne parla ancora molto poco. Il disco nasce da questi due anni e, per me, è un collage di idee, di cose che mi sono piaciute e che volevo mettere nero su bianco per ricordarmene. Si prende il pop e lo si deforma. Mi serviva nella mia testa fare una roba così violenta per capire quanto i limiti siano distruttibili. A distanza di sei mesi dall’uscita, adesso l’avrei fatto in modo completamente diverso. È un disco servito più a me che ad un ipotetico ascoltatore. Da artista ho compreso alcuni step di come si fa, si pensa e si produce la musica. Volevo fare una cosa partendo da ciò che amo, senza mettere barriere all’amore. I brani, quindi, hanno cinque o sei generi all’interno, tre lingue. È difficile descriverlo. Il mio intento è stato creare un lavoro di possibilità. Ricominciare da zero. Non ci sono regole e quelle che c’erano prima le ho mollate. Ha fatto sbloccare qualcosa, anche umanamente, nella mia testa.
Come dicevamo prima, “Nuova Sauna Possibile” avrà tre tappe (Cosmo – Marco Foresta – Enrico Ascoli). Ci sarà uno “Splendore ambientale” nel futuro? Cosa ci aspetta, invece, a nome Ivreatronic?
Sicuramente ad un certo punto arriverà un disco ambient, uno “Splendore ambientale”. Adesso sto lavorando tantissimo, ad esempio, con la musica autogenerativa. Il continuo sperimentare è il vantaggio di possedere un’etichetta e non essere posseduti dall’etichetta. Un progetto ambient necessita di un’idea di base molto forte, che può essere tecnica o concettuale. Puoi decidere di usare strumenti o solo i suoni della foresta. Così come nel caso del disco di Ascoli: sono sonorità già esistenti, registrate in Amazzonia.
Per il futuro, sarà esplorato un po’ di più il lato pop di Ivreatronic. Lanceremo una nuova artista a breve. Sì, la prima donna del collettivo. Mi spiace che sia la prima e non la decima, ma purtroppo ad Ivrea non ci sono altre artiste femminili. Usciranno poi prima dell’estate i dischi di Foresta e Ascoli per chiudere il trittico di “Nuova Sauna Possibile”. Ci saranno altre novità dopo la bella stagione. Io ho iniziato a scrivere un disco da un paio di settimane e quindi, secondo me, potrebbe essere pubblicato il mio secondo album, completamente diverso dal precedente. Bisogna navigare a vista di questi tempi. Abbiamo fatto degli eventi su Zoom e li abbiamo chiamati “Zoom d’Amore”, in cui oltre ai djset canonici abbiamo messo tanta videoarte. Questa musica calda che ti abbraccia, ti fa ballare. Abbiamo perso la freddezza, cercando di tornare al calore che dovrebbe trasmettere il clubbing.
Ci ritorneremo di certo in modo diverso.
Ne sono convinto. Se ci ritorniamo uguali a prima è una sconfitta. Sono molto fiducioso, perché vedo che già in noi un cambiamento è in atto. Tutto quello che ci manca, in realtà, non era perfetto e quindi una rivoluzione può essere un bene. Nulla deve essere fossilizzato nella musica.