– di Martina Rossato –
A due anni dall’ultimo album “Tornado”, Charlie Risso ha pubblicato per Incadenza il suo nuovo EP, “The Light”. Mixato e masterizzato anche questa volta al Greenfog Studio di Mattia Cominotto, l’EP rappresenta una rinascita per l’artista genovese, che si muove verso nuove dimensioni sonore ed emotive, che la avvicinano sempre più al mondo della musica elettronica.
Il percorso di Charlie Risso l’ha portata infatti, a partire dal folk di “Ruins of Memories” (2016), verso il dreampop e lo shoegaze, dando un’atmosfera intima e sincera ai suoi pezzi, in cui restano però le chitarre analogiche a fare da cornice alla voce.
Dal 2016 ad oggi c’è stata senza dubbio una grande evoluzione, dal folk all’elettronica. Quale pensi sia il filo conduttore che lega i tuoi dischi?
La base folk è forte ed evidente. Sono cresciuta ascoltando i dischi di mio padre e successivamente ho cominciato a scrivere i primi brani partendo da voce e chitarra. Ho suonato spesso con artisti della scena folk e bluegrass ma poi, per “Tornado” (anche se per la verità anche in “Ruins of Memories” c’è un pezzo piuttosto psichedelico che si discosta dal mondo prettamente folk e si chiama “The road”), grazie al consiglio di un amico musicista, ho iniziato ad elaborare le bozze nuove che avevo e di importarle su Garage Band. In questo modo ho potuto costruire i brani in maniera differente, partendo da un pianoforte o da un suono di glockenspiel o synth. Questo mi ha permesso di discostarmi dalla struttura più classica del folk e la fusione con il lavoro del mio produttore Mattia Cominotto è stata vincente per far emergere una parte di me che è perfettamente a suo agio nelle sonorità di “Tornado”.
Il filo conduttore dunque è oltre naturalmente alla vocalità, una fusione tra elettro folk ed elettronica dove entrambi i generi, seppur apparentemente così distanti tra loro, si nutrono reciprocamente l’uno dell’altro.
Mi soffermerei in particolare sui tuoi ultimi due dischi: qual è stata la strada che hai percorso in questi due anni?
Questi ultimi due anni sono stati molto prolifici. Mentre veniva pubblicato “Tornado” avevo già sul cellulare le bozze di alcuni brani di “The Light”, il mio ultimo EP, uscito il 4 novembre scorso e prodotto da Federico Dragogna. Una collaborazione che è nata grazie a Cominotto che ci ha messi in contatto. Un bellissimo esperimento che ha messo in luce e valorizzato i brani conferendogli un aspetto più nordico e cinematografico.
Come è stato lavorare con lui?
Lavorare con Federico è stato interessante. Soprattutto la fase iniziale legata agli scambi di reference reciproche ed il lavoro in studio. Mi sono fatta guidare senza esitazioni e lui ha trattato le mie canzoni in maniera molto elegante e con grande rispetto.
Mi sembra che “Tornado” fosse un pochino più scuro e cupo di “The Light” (come suggerisce anche il titolo, tra l’altro). Si può dire che “The Light” sia una rinascita per Charlie Risso?
Sicuramente lo è stato dal punto di vista sia artistico che personale. “The light” è arrivato in un periodo della mia vita in cui ho preso coscienza di tante cose. “The Light” è un brano nato dopo una lettura che mi ha offerto diversi spunti sul tema della vita dopo la morte. Il libro che si intitola per l’appunto “La vita dopo la morte” di Yogi Ramacharaka affronta il tema dell’Afterlife in maniera interessante. La canzone è nata dunque da un’idea di rinascita spirituale in cui nulla si distrugge ma bensì si trasforma.
Già nel disco precedente, ma ancora di più in “The Light”, la natura è un elemento centrale delle tue canzoni. Che rapporto hai con la natura?
Io amo la natura. La rispetto, la ammiro e la osservo costantemente. La natura è guaritrice e tutto è riconducibile ad essa. Non mi interessano più le grandi città, ma gli scenari incontaminati, le cose anche un po’ “fuori moda” dove poter respirare e pensare nella maniera più lucida ed imparziale possibile. Le mie canzoni, che sono un po’ come dei piccoli sogni, trovano quasi sempre la giusta ambientazione in contesti naturalistici.
Il tuo rapporto con la natura passa anche attraverso le immagini del videoclip. Ti va di raccontarmi come lo avete ideato?
Il videoclip è nato da un’idea del regista Emanuele Cova e della sottoscritta. Il passaggio attraverso i quattro elementi naturali… il fuoco, che rappresenta la parte più dolorosa e terrena, la terra come passaggio obbligato, la pioggia che lava via il superfluo e purifica per arrivare all’aria, alla scena dell’elevazione che rappresenta la presa di coscienza di evolvere ad uno stadio superiore, lasciando indietro tutto ciò che non è più necessario.
La componente elettronica in questo disco è più importante, cosa ti ha fatto capire che era necessario fare questo passaggio?
Difficilmente per me le cose avvengono in maniera programmata. Sia il processo creativo che, come ho accennato prima, l’incontro con Federico sono accaduti per caso. Anche se sono fermamente convinta che nulla accada realmente per caso. Bisogna semplicemente accogliere ciò che arriva nella maniera più naturale possibile per poterne anche godere a pieno.
Per concludere: se dovessi riassumere Charlie Risso in un’immagine, quale sarebbe?
Che bella domanda, non ci avevo mai pensato! In questo momento (perché si sa: si cambia costantemente), credo potrei essere una sfera bianca luminosa.