“Abbandonati alle cose” è il secondo singolo dei Rosso Marte. Il brano si configura come un nuovo capitolo tormentato per il duo di Roma, una delle nuove realtà più interessanti dell’underground della capitale.
La canzone nasce da un pattern di batteria di Luca, a cui Claudio ha abbinato il giusto riff in seguito.
Il testo è nato da un collage di frasi scritte in momenti diversi. Raccontano di un senso ritrovato dopo un passato tormentato, di come soffrire per amore ci cambia e può spaventare rimettersi in discussione, il messaggio è: non bisogna chiudersi in sé ma abbandonarsi agli eventi della vita, saperli cogliere e affrontare comunque, perché ne vale la pena.
Una canzone che ha trovato subito la sua collocazione e amata dalla band per la sua diversità e unicità. Un riff isterico e armonico allo stesso tempo, trova la sua collocazione in un canto sofferto ma gioioso e sonorità tra il funk e lo stoner.
Dovevamo far loro qualche domanda in più!
Ci raccontate com’è nato questo brano? Come si parte da un riff di batteria per avere un brano intero?
Ciao e grazie per averci accolto nel vostro spazio! Questo è stato il primo vero brano concepito dai Rosso Marte pensando al sound del duo, ha una struttura molto legata agli effetti usati. I primi pezzi a cui abbiamo lavorato erano idee già scritte e non pensate ancora con un arrangiamento per batteria e chitarra&voce. Eravamo in pieno lockdown e a Luca viene l’idea di questa ritmica particolare, la registra e la invia a Claudio, a cui è piaciuto subito molto e ha cominciato a cucirci un riff che aveva in testa, poi in seguito un gioco di collage su frasi scritte qua e là hanno trovato il loro spazio con i loro accordi e la loro melodia in maniera molto naturale. Ci ha entusiasmato il contrasto tra il riff abbastanza stoner e la parte cantata piuttosto pop. Abbiamo pensato da subito che poteva essere uno dei brani di debutto.
E in merito a ciò di cui parla il brano, avete avuto anche voi un passato tormentato?
Sì, nel brano ci sono dentro le diverse esperienze vissute. Il tormento a cui ci riferiamo non è necessariamente solo d’amore ma esistenziale. Anche se in particolare su questa canzone si avverte la pena d’amore, si parla del dolore che rimane dopo la fine di una lunga storia, ma soprattutto della paura di rimettersi in gioco, di non volersi più aprire per paura di soffrire ancora. Abbandonarsi agli eventi che la vita offre appunto, perché anche se probabilmente si ricade nelle stesse dinamiche con la possibilità di soffrire di nuovo, ne varrà sempre la pena.
Come avete riempito il tempo dal 2019 ad oggi, che state pubblicando i primi singoli?
Nel 2019 ci conosciamo e cominciamo a fare qualche prova, senza sapere esattamente cosa sarebbe venuto fuori, poi è arrivato il covid e durante il lockdown ci mandavamo registrazioni via mail e la maggior parte delle prime canzoni sono nate così. Una volta tornati in sala c’era una grande energia e finalmente nel 2021 abbiamo cominciato a suonare dal vivo. All’inizio di quest’anno ci sentivamo pronti per racchiudere tutto ciò in un primo lavoro in studio ed eccoci qua.
Perché è diventato così difficile suonare dal vivo in questo periodo?
Non crediamo che il motivo principale sia stata la pandemia, ha solo affossato ulteriormente la situazione. In Italia non c’è tanta curiosità di ascoltare nuova musica dal vivo purtroppo. Forse è anche una questione di retaggio socio-culturale, tra gruppi di amici è difficile ascoltare la frase “andiamo a scoprire nuova musica dal vivo?”. Si va quasi sempre ai concerti di “gente famosa”, sembra quasi un compito quello di ascoltare musica nuova, fresca, passando una serata diversa. Pare che le cose stiano cambiando in meglio, sintomo della ricerca di un’identità, ma la situazione è ancora difficile. Speriamo che questa voglia di ritornare ai concerti post pandemia cresca sempre di più.
Che cosa vi aspettate da questo progetto e in quanto tempo? Un sogno nel cassetto?
Non abbiamo aspettative definite, sul serio. Ci godiamo quello che stiamo facendo perché amiamo farlo. Ci aspettiamo di suonare dal vivo il più possibile, di fare dischi e che siano apprezzati; speriamo che il progetto abbia un seguito, non vogliamo pensare troppo a inseguire i numeri, gli ascolti e cose del genere. Desideriamo fare buona musica e divertirci il più possibile. Il sogno nel cassetto è poter fare stage diving durante i concerti senza cadere per terra!