• di Giovanni Flamini •
De André che canta la Trap è una delle cose più belle mai uscite dall’Internet. Non solo in ambito musicale, ma anche in una prospettiva più generale. Testimonia la grande capacità del web di saper essere, quando vuole, una straordinaria vetrina per straordinari talenti. E impone anche delle sacrosante domande: se l’asticella dell’umorismo internettiano si è alzata così tanto, può essere giusto, in linea di massima, considerare i meme un’opera d’arte?
I motivi per cui De André canta la Trap ha monopolizzato lo YouTube italiano negli ultimi due giorni sono tanti: dallo scarto comico nel sentire il Faber cantare “prendo sempre tre gusti, fumo un cono gelato”, all’incredibile somiglianza della voce, fino ad arrivare al nostro sempiterno amore per i cantautori che ci ha portato, almeno per un istante, a sospendere la nostra incredulità e a immaginare che bello sarebbe se De André fosse ancora qui a cantare per noi.
Ma il motivo principale del successo di questi tre o quattro video, a mio avviso è uno e uno solo: il fatto che, obiettivamente, queste sono delle belle canzoni. Perlomeno nella loro musicalità, se proprio vogliamo sorvolare sui contenuti testuali. Habibi, Cono Gelato e Tran Tran, con questa verve, per il loro incedere avrebbero potuto gareggiare con alcune canzoni minori del De André vero, o addirittura far parte di qualche album.
Non voglio bestemmiare, né scomodare un mostro sacro della musica italiana. Anche perché il successo di queste imitazioni è dovuto proprio all’accostamento fra il “sacro” (De André) e il profano (Ghali, Sfera, DPL). Ma è innegabile che il boom di queste canzoni non sia dovuto al semplice fatto di sentire De Andrè parlare di troie, Insta e dire “baby, io sono il contatto”, ma anche a qualcosa in più. Già, perché, anche se solo per gioco, De André che canta la Trap è musica seria.
Nelle creazioni di Gab Loter (questo il nome del canale che ha pubblicato i video) ci sono una perizia e una ricostruzione filologica che fanno impressione. La chitarra sembra veramente provenire da una registrazione degli anni ’60 e la voce è spaventosamente uguale. E a questo punto la domanda sorge spontanea: se un meme richiede un lavoro artistico così accurato, può essere considerato un’opera d’arte? Non solo: se una parodia musicale è fatta talmente bene da essere un bel pezzo, può ambire allo status di canzone vera e propria?
La risposta non è così scontata. Perché se è vero che il primo istinto è quello della risata, è anche vero che queste sono canzoni fatte talmente bene da prestarsi anche ad un apprezzamento serio e ad un ascolto reiterato. A trainare l’ascolto, dopo la terza o la quarta volta, non è lo sberleffo, ma il piacere di sentire un pezzo “di” De André che non avevamo mai ascoltato prima. L’imitazione è talmente perfetta da rendere totale la sostituzione e farci venire voglia di sentire effettivamente De André e non la sua parodia. A mio modesto parere, le canzoni di De André che canta la Trap sono dei brani a tutti gli effetti, con un proprio senso estetico e dei propri contenuti.
Ma se ammettiamo questo, se entriamo nell’ordine di idee che le persone non abbiano visualizzato a ripetizione questi video semplicemente per farsi una risata, ma anche per un certo gusto personale, allora ne dobbiamo dedurre che nel 2018, in Italia, De André è primo in classifica. E questo implica ripensare un po’ a tutto il modo in cui osserviamo e analizziamo la musica attuale. Se sono bastate tre imitazioni di un cantautore per fare razzie del web in due giorni, forse vuol dire che siamo ancora legati a quella tradizione musicale, che è il nostro DNA, e che fondamentalmente di passi in avanti dal ’67 in poi, la musica italiana non ne ha fatti poi tanti.
Fatto sta che, tralasciando l’aspetto musicale, De André che canta la Trap ha riscritto gli standard della comicità internettiana segnando un punto di non ritorno. D’ora in avanti, sarà difficile fare di meglio, perlomeno per quanto riguarda le parodie in chiava musicale. Gab Loter si piazza a metà fra un Fiorello d’annata e gli Skiantos, e dimostra ancora una volta che la comicità internettiana non ha nulla da invidiare a quella televisiva. Ma se arrivasse un album di De André che canta la Trap, come dovremmo comportarci? Sarebbe musica o teatro (internettiano) comico? Probabilmente una recensione noi gliela faremmo. Ma una cosa è certa: in giro c’è un nuovo fenomeno.