– di Sara Fabrizi –
Cane Randagio è il debut album del cantautore cassinate Fabiano Pittiglio. Un esordio intimista e con un deciso piglio da menestrello, dopo anni di songwriting vagabondo. Il tema centrale dell’intero lavoro è, come il titolo stesso suggerisce, proprio questo senso di nomadismo e randagismo emotivo, esistenziale, musicale.
Se mai esiste un porto sicuro cui un’anima sensibile e un po’ tormentata possa approdare questo è di sicuro l’Arte e la Musica. E deve saperlo bene il nostro cantautore. Negli anni di live fatti di cover del miglior cantautorato italiano ed americano ha sviluppato la sua vena creativa componendo brani in cui racconta la sua vita e la vita. All’ascolto mi sono divertita a pensare quanto di ognuno dei suoi miti e riferimenti musicali sia entrato nei suoi pezzi.
La musica è sempre citazione e il cantautorato è tramandare una tradizione, senza la pretesa di inventare nulla ex novo bensì di plasmare emozioni e storie di sempre in una veste nuova e perfettamente calzante per chi parla in prima persona. Il carattere confessionale di questo album è lampante e coraggioso. Io ammiro profondamente l’esporsi così, il condividere il proprio mondo e i propri sentimenti con un pubblico, con una platea. Chi imbraccia una chitarra e scrive, canta e suona i suoi pezzi ha per me la grandissima dignità di uno scrittore che ci conduce per mano dentro il romanzo della sua vita. I 9 brani di Cane Randagio sono le tappe del suo peregrinare mentale e fisico, un percorso mai del tutto lineare, fatto di cortocircuiti temporali, di intoppi ed accelerazioni narrate con toni di volta in volta delicati, ironici, beffardi. Dalla profondità (quella vera, quella abissale) ci si salva solo con la leggerezza dell’ironia, con il porsi fuori di sé, guardarsi da lontano e ridere un po’ del proprio vissuto. Un mix perfetto di intimismo, sentimento, distacco, sorriso e forza di reazione. Questo è il filo rosso dell’intero album che nel passaggio da un registro stilistico all’altro (c’è del blues italico, del folk, del pop) mantiene la sua coerenza interna. Un album compatto, estremamente piacevole e scorrevole all’ascolto. Sorretto dalla timbrica notevole del cantautore. Toni bassi e profondi, ideali per le riflessioni agro dolci che il disco ci ispira. Nel passare dagli episodi più arguti e ironici (Confessioni Al Caro Silvestro, Pagine, Esprimere Un’Idea) a quelli più intimi e delicati (Notturno, Un Passo Di Lato) avvertiamo il senso della narrazione e dove l’autore voglia andare a parare.
Siamo esseri umani che si muovono per cercare un equilibrio di cui difettiamo, perché ci è stato strappato in qualche modo, perché ce ne siamo liberati per insofferenza. E il luogo fisico ed ideale cui giungiamo non è altro che la possibilità di raccontarlo, di raccontarci, di mettere in comune la nostra esperienza, di appartenere. Mai meta definitiva, ma punto di inizio di un nuovo viaggio che intraprendiamo non senza aver prima rassicurato e nutrito la nostra natura di esseri sociali, bisognosi di contatto.