– di Michela Moramarco –
In June è il nome del trio alternative rock che il 28 ottobre ha pubblicato un primo EP, dal titolo parlante “Common Grounds”, per The Orchard.
L’EP è anticipato dalle uscite di “Manhole” e “Thread”: due singoli che hanno fatto conoscere il progetto nella sua veste più intima e introspettiva.
I “Common Grounds” sono luoghi confortevoli a cui si può tornare al momento della necessità. Un titolo decisamente adatto a designare questo EP.
Voci eteree e suoni evanescenti che si mescolano per dare vita a tracce potenti ed evocative caratterizzano l’EP degli In June. Il trio sceglie di raccontare le contraddizioni dei sentimenti che abitano l’animo dell’essere umano. Con un’attitudine introspettiva e una giusta dose di eclettismo, gli In June avanzano un tentativo, probabilmente ben riuscito, di esorcizzare i drammi delle relazioni umane, attraverso una musica che può risultare addirittura terapeutica, o almeno liberatoria.
“Common Grounds” è un inno alla sopravvivenza che si presenta con suoni alternative rock e influenze nordeuropee. Non manca l’elemento del climax dato dai tamburi, che in alcune tracce conferisce ulteriore profondità. Se dovessimo dare dei riferimenti musicali sarebbero i Florence and The Machine e perché no, anche i primi Billy Talent.
Inoltre, si può dire che “Common Grounds” sia un EP strutturato talmente bene da considerarsi un manifesto dell’immaginario poetico e sonoro del trio.
Da questo EP, infatti, si può intuire senza difficoltà che gli In June si pongono come un obiettivo fra i tanti quello di diffondere empatia trasformando i silenzi in un coro di voci che si amalgama in un unico desiderio di rivalsa.