– di Riccardo De Stefano –
Che cosa strana il Tempo. Ti svegli una mattina e ti accorgi che sono passati dieci anni. Come questo 2021, che segna i dieci anni dall’uscita del primo album dei Fast Animals and Slow Kids, “Cavalli”.
Oggi, ci rendiamo conto che “È gia domani” e i ragazzi si sono fatti adulti. Il loro sesto disco – che torna in casa Woodworm dopo la parentesi Warner – segue “Animali notturni”, che tanto sconvolse i vecchi fan della band.
Le sonorità, nel frattempo, si erano fatte più soft e la voce di Aimone Romizi meno urlata e distorta. I brani meno violenti e disperati, anche per merito (o colpa, chissà) di Matteo Cantaluppi, producer dell’album, già artefice del successo retromanicaco ‘80s dei Thegiornalisti.
E lo stesso avviene in “È già domani”, che segna quindi il secondo step nella seconda fase della carriera della band umbra.
Ma più che l’album della maturità, “È già domani” è quello di una seconda giovinezza, dove l’invecchiamento fisiologico ha portato nuovi contenuti e nuovi linguaggi espressivi, che non dimenticano il vecchio percorso, ma semmai ci fanno ben sperare per il cammino futuro di una band che riesce sempre e comunque a regalare emozioni e a presentarsi con qualcosa di valido e attuale.
I temi tipici del FASK pensiero sono sempre lì: l’insofferenza per il mondo esterno e le frustrazioni della vita, il bisogno di sentirsi parte di qualcosa e condividere quel mal (di vivere) comune, in un simbolico contrasto tra la placida bellezza della natura (“Lago ad alta quota”) e lo sporco disastro urbano (“Rave”).
A cambiare è la consapevolezza con cui questi temi sono affrontati: il songwriting, finita quella hybris degli esordi, è più consapevole, più rifinito, meno barocco.
Se le note acustiche di “È già domani”, title track, ci fanno entrare dentro casa per ripararci dalla pioggia che ci accoglie una volta messa la puntina sul disco, la scena la prende subito “Stupida canzone”, instant classic della band e brano migliore di tutto il disco, decorato dall’incredibile lavoro di chitarra di Alessandro Guercini, tra i migliori chitarristi in circolazione.
L’album, d’altronde, aveva già mostrato i denti con i due singoli di lancio, “Come un animale”, che ci riporta quasi ai tempi di “Alaska”, e “Cosa ci direbbe mamma”, prima vera traccia collaborativa per la band che vede l’inusuale guest star Willie Peyote impegnato in una strofa rap.
Dai brani da calci in faccia alle meditabonde ballate, gli ambienti sonori dell’album sono tanti, permettendoci di godere del disco alla velocità che preferiamo e non per forza come unico tour-de-force come in passato. Il che ci aiuta a riflettere su quello che la band cerca di dirci, per aiutarci ad affrontare le difficoltà del quotidiano.
Sì, insomma, il tempo passa per tutti, per i FASK come per noi, ma se del doman non v’è certezza, allora tanto vale prendere fiato prima di tuffarsi, ancora una volta, in quel “mare davanti” che adesso incominciamo a riconoscere.
“È già domani” è un passo importante per una band che ha imparato a reagire al presente.