– di Marco Beltramelli –
La Sala 9 dello Space Cinema in Duomo a Milano è gremita e i presenti s’interrogano su cosa aspettarsi… la carne al fuoco è tanta e l’istrionica fama dell’artista alimenta ulteriormente quest’aura di mistero.
Achille si palesa in completo elegante e con una cravatta rosa che porta sciolta intorno al collo.
Il tono è più pacato del solito, educato, rispettoso, quasi dimesso. Anche i ragazzi di borgata subiscono l’emozione. Sarà forse il risultato di un percorso artistico che l’ha condotto dalla periferica Montesacro alla prossima fioritissima Sanremo?
Achille Lauro sta al rap italiano come Renato Zero alla canzone d’autore, in questo senso, sarà interessantissimo osservarlo sul palco dell’Ariston. Si tratta di un interprete che ha sempre fatto dell’irriverenza la sua cifra stilistica e che, stavolta, sarà alle prese con una delle più importanti – e allo stesso tempo vetuste e classiche – istituzioni culturali dello Stivale.
Come lui stesso ammette: “Sanremo fa parte della storia di tutte le generazioni e di tutte le famiglie italiane”.
In effetti, come riuscirò a spiegare a mia madre che il rapper di Thoiry è stato scelto proprio dal suo più grande amore musicale, Claudio Baglioni?
Achille Lauro parteciperà alla sessantanovesima edizione del festival con un pezzo intitolato Rolls Royce: “è una canzone studiata per piacere sia ai pischelli che alle persone più mature, ma sarà qualcosa d’inedito e mai ascoltato per i miei fan e per il pubblico di Sanremo”.
L’intento di Achille è far coesistere un’attenzione al testo di matrice cantautoriale con un’immagine che sia moderna e allo stesso tempo accattivante, cool, niente auto-tune e molte più chitarre.
Il rapper dichiara: “Ho cercato di far emergere quello spirito punk che ha sempre animato la mia produzione. Che voi ci crediate o meno nell’ultimo periodo sto in fissa con Elvis e ascolto tantissimo i Beatles. Cabriolet guarda in questa direzione”.
Aggiunge, inoltre, che il venerdì – la serata dei “featuring” – gli piacerebbe spartire il microfono con Vasco Rossi, suo grande idolo, o con un attore “per dar vita a qualcosa di particolare”.
In primavera, a meno di un anno di distanza dal fortunatissimo Pour l’amour, uscirà il nuovo disco della sua etichetta indipendente distribuito da Sony, un album che affronterà tematiche musicali completamente inedite e al quale seguirà un tour che lo porterà nei più importanti club d’Italia.
“Ho fatto riprendere la chitarra in mano a Boss Doms”.
Achille e il suo team non si sono limitati ad annunciare la partecipazione a Sanremo ma hanno anche presentato un libro ed un film, in parte finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
No face 1 è un documentario di circa un’ora che uscirà ufficialmente nelle sale ad ottobre, primo capitolo di una trilogia ad indicare quanto importanti siano ormai le sue ambizioni.
La scena iniziale è una chiara dichiarazione d’intenti, un tributo a La Haine, il film cult di Mathieu Kassovitz, nel quale lo scenario della banlieue viene sostituito dal tanto tragico quanto poetico panorama di una Roma Caligariana.
Mescolando immagini del backstage, interviste e momenti di vita reale, racconta il percorso che il rapper di Montesacro ha compiuto: dai primi passi con l’etichetta del fratello, la Quarto Blocco, fino alla creazione di una propria etichetta indipendente con Boss Doms, dalle notti passate a dormire in auto al successo nazionale.
Il filmato raccoglie dichiarazioni e punti di vista di tanti artisti ed amici con i quali Achille ha lavorato: Clementino, Rocco Hunt, Gemitaiz, Cosmo. Molte le riprese intorno alla villa del Circeo che tutti insieme sono soliti affittare in estate per comporre musica in totale libertà: “Una comune hippie a tutti gli effetti, dove puoi camminare scalzo e mangiare frutta arrampicandoti sugli alberi. Come un paradiso con un sacco d’erba da 10 kg”.
“Sono io Amleto”, invece, è il titolo del libro appena edito da Rizzoli. Le sue capacità liriche trovano nuova linfa senza l’ausilio della musica, regalandoci un nuovo modo di fruire i versi di Achille, a scorrimento libero, catapultandoci in una dimensione onirica in cui, senza troppe remore, possiamo dichiararlo più vicino ad un Jim Morrison o ad un Verlaine che ad Eminem o Nas.
Fiero portatore, come tiene più volte a precisare, del look coatto della periferia romana, caratterizzato da jeans stretti, borselli a tracolla e occhiali da donna che i rapper d’oggi hanno reinterpretato in salsa griffata, Achille Lauro è la nuova espressione musicale del neorealismo: non ha saputo solamente donare una valenza artistica alla gente di borgata ma le ha anche donato una credibilità estetica mischiando la più facile retorica gangsta con importanti temi sociali.
“Abbiamo fatto la moda con du stracci”.