Ed è proprio così che si sta delineando la carriera – possiamo dirla appena nata – della giovanissima youtuber Asia Ghergo. Dai video di cover dei principali nomi della scena italiana ai palchi più prestigiosi. Da semplici ma efficaci versioni chitarra e voce rubate alla sua quotidianità ad un suo disco di inediti che sta facendo molto parlare di se. Si intitola “Bambini elettrici” questo primo lavoro della cantautrice marchigiana che già nel 2016 ha conquistato la Viral Italia 50 su Spotify con quello che fu il suo primo singolo “Giovani Fluo”. E oggi parliamo di un lavoro che sta bene nel suo habitat di indie-pop un po’ dannato e melanconico, con questo taglio di voce che appena lascia presagire colori scuri di nostalgia ma anche, e soprattutto direi, quella rabbia rivoluzionaria propria delle energie fresche e combattive. E sono le abitudini quotidiane e sono le nuove generazioni il vero target della sua lirica. La voglia di restituire alla bellezza di ognuno di noi il posto che la realtà digitale, sempre troppo finta, le ha sottratto. Un disco intelligente, altamente curato e davvero coerente. Cosa per niente scontata…
Esordio che parte già vincente su tanti fronti. Questi “Bambini elettrici” ha successo ancor prima di uscire. Ti aspettavi tutto questo?
Per fare questo disco ci ho messo parecchio tempo, ma ciò è dovuto al fatto che volevo che fosse il più vero e sincero possibile. So che molte persone tra quelle che mi seguono avevano grosse aspettative, ed ero un po’ intimorita da ciò se devo dire la verità. Alla fine però ho seguito il mio istinto, e ho detto “l’importante è che faccio una cosa che mi rappresenti al 100% “. La soddisfazione più grande è stata che poi il disco lo hanno apprezzato molte più persone di quelle che mi aspettavo, e ciò mi ha reso davvero fiera del mio lavoro.
Ascoltando questo disco trovo forti richiami americani di R’n’B e nuovo soul più che il santo indie italiano. Sbaglio?
Di indie italiano nel mio disco, a mio parere, c’è poco. Proprio perché io non volevo emulare assolutamente quei cantanti di cui ho fatto le cover per 2 anni. Non che mi volessi staccare da quell’immagine, ma volevo crearne una che fosse davvero mia, volevo dei suoni nuovi, freschi, che non fossero già stati sentiti in giro. Bambini elettrici nasce dal mio background musicale, fatto di grunge, di rock, di punk, ma l’influenza più importante è legata ai miei ultimi ascolti, l’hip hop elettronico, il lo-fi, artisti internazionali come Joji, Clairo, Girl in Red.
Ispirazioni principali? E non penso siano solo italiane le fonti, anzi…
Il mio campo visivo musicale, da un paio di anni a questa parte, ha cambiato rotta: ho cominciato a preferire suoni vintage, scarni, beat elementari che però portano alla luce una meravigliosa malinconia. Sulla scia della Vaporwave, dell’Indie Pop Elettronico internazionale…
Questo modo che hai di cantare? Lo trovo molto personale, l’ho sempre trovato assai vero e trasparente, assai quotidiano. Che sia questa la vera arma vincente?
Personalmente io non ho mai capito come mai io piaccia a così tante persone. Non ho mai cercato di cantare in maniera impostata, non ho mai copiato gli stili di altri artisti, ho sempre cantato come mi veniva, sono sempre stata sincera anche nelle emozioni che lasciavo trasparire. Essere apprezzati per quello che si è davvero penso sia la cosa più bella che si possa desiderare. È ciò che mi spinge a continuare.
Ho come l’impressione che ci sia poca “speranza” nello sguardo di queste nuove generazioni. Non so se è una sensazione che arriva dal tuo modo “scuro” di restituirmi i brani, il mood, i suoni… questo downtempo che spesso è l’impalcatura delle canzoni. Cosa ne dici?
Di certo non ho fatto un disco di canzoni felici (ride, ndc). In primis scrivere mi è sempre servito per sfogarmi, per raccontare i miei problemi, le mie esperienze sia positive che negative. Automaticamente in Bambini Elettrici c’è molta sincerità, racconto la mia adolescenza, senza veli, con tutte le sue problematiche e con i suoi drammi. Io penso che molte persone della mia generazione si potranno ritrovare nelle mie parole. Ci assomigliamo tutti in un modo o nell’altro, e so di per certo che questo è un periodo critico, ci sentiamo sfiduciati e non capiti, ma molti di noi si stanno dando da fare per costruire un futuro migliore.
A chiudere: dal suono acustico dei tuoi video al disco. Quale dimensione ti appartiene di più?
Al 100% mi appartiene tutto ciò che è presente nel mio disco. Bambini Elettrici è creato a mia immagine e somiglianza. Ho sempre amato i suoni acustici, amo suonare la chitarra, ma amo anche esplorare mondi nuovi, mondi più complicati e fatti di suoni dalle mille sfumature diverse. Il mio augurio più grande per me stessa è quello di conoscere e studiare la musica a tal punto da poterne godere di ogni aspetto.