Il tempo diviene anche simbolo di evoluzione, di società, di costume. Simbolo della Barracca. Un titolo che forse inneggia a quella emancipazione live di Dalla-De Gregori o forse è un innesto diretto in quel che stiamo diventando: una gigantesca baraccopoli sotto l’egida di repubblica. Indivisibile tra l’altro. Il ritmo in levare e il la vita lenta del Cilento fanno il resto. Un disco forse politico come esordio per i Barracca Republic. Disco pregno di consapevolezza questo “Terra seura”, terra acida, terra dentro cui non cresce niente… almeno pare…
Il tempo in levare è la costante. Una delle tante simbologie di questo disco?
Sicuramente una costante ed un punto di riferimento, abbiamo iniziato a suonare reggae perché ci accomuna tutti, ed insieme siamo cresciuti sia musicalmente che umanamente. Simbolo della Barracca.
E poi questo tempo lento, una sorta di saudade giamaicana… è la vostra soluzione alla vita moderna?
Cilento vita lenta, lo dice la parola stesso. Ci stanno i pro e i contro, per chi viene da posti frenetici, moderni e avanzati farsi un giro dalle nostre parti significherebbe capire un aspetto importante della vita. Ascoltare i canti degli uccelli al mattino, non sentire auto e schiamazzi prima di addormentarsi, vedere un tramonto dal balcone e raccogliere i frutti del proprio orto che accuratamente hai coltivato, sicuramente sono cose belle di cui andiamo fieri.
Ve lo chiedo anche perché, come dice sfacciatamente la copertina, siamo tutti ancora primitivi dentro gli ingranaggi del sistema… vero?
Purtroppo siamo vittime sacrificali di un sistema perfetto, perciò bisogna partire dalla natura e dalle cose terrene.
Non mi stupisce Marcello Coleman. A questo punto, se l’appetito vien mangiando, perché non cercare anche tanto altro? Da Bunna a compagnia cantando?
Abbiamo in mente già dal prossimo album di fare molte collaborazioni con vari artisti reggae e non che ci hanno ispirato in tutti questi anni di ascolti. Insomma ci farebbe piacere, si dovrà attendere il prossimo lavoro in studio.