– di Matteo Giacché –
Il testo in giapponese narrato da Hattori Mami nell’ultima traccia esprime in maniera dichiarata, seppur non a tutti accessibile, il senso di questo EP uscito il 24 maggio per la Glory Hole Records: “Questo è il racconto in musica di Claver Gold e Kintsugi [..] un racconto di amore, sofferenza, felicità, immaginazione e, infine, di neve e fiori. Questo è il racconto del Lupo di Hokkaidō”.
Nell’EP del rapper ascolano, e dei produttori bolognesi Kintsugi, queste emozioni ci sono tutte: su un tappeto di note malinconiche e ben confezionate, le rime di Claver Gold si alternano alla leggenda del Lupo di Ezo, narrate in giapponese. Il connubio suggestivo che ne risulta è in grado di toccare la sensibilità dell’ascoltatore che, come per magia, si ritrova diviso tra racconto leggendario e vita di tutti i giorni.
La storia in questione narra dell’ultimo esemplare di lupo di Hokkaidō (un tempo chiamata Ezo) sfuggito al massacro grazie alla sua voglia di vivere. In fin dei conti, tutti noi siamo parte di un branco fino a quando, rimasti soli, ci scopriamo lupi solitari con le nostre paure e le nostre disillusioni; e tutti quanti siamo alla ricerca del nostro ikigai (生きがい, ragione di vita). Parola che, scritta con altri ideogrammi (域外), significa anche “zona aldilà del confine”. Quel confine oltre il quale talvolta ci spingiamo per restare da soli, per poi renderci conto che, per affrontare i nostri demoni, abbiamo bisogno degli altri: “A quel lupo, in fin dei conti, le persone piacevano…”
L’intro ci trasporta subito in una dimensione dolce amara, dove il passato e il futuro si mescolano nel confortevole abbraccio di una coperta calda, quando il tepore dell’alcol scatena la malinconia del ricordo amoroso. Da questo punto in poi, a luce spenta, la poesia dei paesaggi innevati di Hokkaidō si alterna alla consuetudine del panorama urbano che ci circonda, con le solite strade sulle quali, ogni santo giorno, camminiamo, viviamo, ci arrabbiamo, in attesa di tornare finalmente a casa e stenderci accanto alla persona amata.
Oltre alla paura dell’abbandono, ai ricordi di vecchie passioni, però, traspaiono anche la grinta e la forza di reagire, con parole che “dal carbone tirano fuori i diamanti”, e versi che graffiano ed esprimono una forte voglia di far parte del branco, piuttosto che del gregge. Versi di qualcuno che grazie a questa musica è riuscito a farcela, come appare evidente nel brano La Tana del Lupo.
Testi semplici e diretti, rime taglienti e un pizzico di malinconia sono gli ingredienti di questo cocktail fresco ed equilibrato. Il rap sta cambiando, e sempre più spesso risulta complicato ascoltarlo nella sua forma più genuina.
Claver Gold si colloca tra quelle eccezioni che ancora, dopo tanti anni, stanno sul beat alla vecchia maniera, ma senza mai peccare di attualità. Il lupo di Hokkaidō si è estinto, il rap italiano è ancora vivo.