Girano già da qualche mese e sono una creatura anfibia. Giocano con le parole e i loro video sono dei piccoli cortometraggi ambientati aldilà del tempo e dello spazio.
Inizierei col chiedervi del vostro nome. Ha un significato preciso?
No, non ha nessun significato, lo abbiamo scelto perché ci piace come suona. Anzi, ci piace “coma” suona.
Il vostro duo ha solo pochi mesi di vita. Facevate musica per conto vostro prima?
Fausto ha avuto vari progetti musicali e ha lavorato anche come produttore per altri artisti, Francesca prima dei Coma_Cose aveva avuto solo qualche esperienza in studio di registrazione.
Finora avete pubblicato un EP e diversi singoli. L’album è morto?
Pensiamo e speriamo di no. È morto il supporto fisico, che non è più necessario, ma la gente i dischi li ascolta ancora. Anzi, siamo in un buonissimo momento per la musica italiana. Nel nostro caso pubblicare un singolo alla volta è stata una scelta dettata dalla voglia di essere tempestivi e ridurre al minimo la latenza tra il “fare” una canzone e farla uscire.
Ma che genere fate? Vi sentite più vicini all’indie o al rap?
Ci sentiamo più vicini al cinema. Il nostro attore preferito, ad esempio, è Clint Eastwood.
Quanto è centrale Milano nella vostra musica? È una protagonista o una semplice ambientazione?
Milano è dove è nato tutto. È la città che fa da sfondo alle nostre vite e inevitabilmente finisce nelle canzoni. Noi, in realtà, siamo e rimarremo provinciali. E questo traspare anche dai testi. Milano ci stupisce ancora ed ogni tanto ci ricorda che la palla è sua e se gli gira non ci fa giocare.
Il vostro pezzo più ascoltato è Anima Lattina. Vi sentite più Becker’s o Finkbrau?
Dipende dagli spicci che sono rimasti in tasca e da quello che c’è in fresco nel frigo alle tre di notte al market degli indiani in Giambellino.
Ultima domanda: c’è più ansia a Milano o a Roma?
AMSA VS AMA, uno scontro tra titani che verrà combattuto fino all’ultimo materasso “pisciato” sul marciapiede.