– di Riccardo De Stefano –
Ieri, lunedì 27 aprile, è stata pubblicata la scaletta del Concerto del Primo Maggio 2020. Come saprete, il Concerto, per ovvi motivi, non si terrà a Piazza San Giovanni, per la prima volta nei suoi 30 anni di vita.
Al posto del grande assembramento di giovani alticci da tutte le parti d’Italia, armati di boccione di plastica di vino rosso e bandiera sarda dei quattro mori, si terrà un rispettosissimo evento all’Auditorium Parco della Musica perfettamente a norma, secondo tutti i distanziamenti sociali possibili.
La scaletta vede alcuni dei nomi più conosciuti e amati della musica italiana, con headliner quali Zucchero, Gianna Nannini e Vasco Rossi, tre dei più grandi artisti in termini di pubblico, vendite e risalto dei nomi.
Tra i protagonisti ci saranno anche Aiello, Alex Britti, Bugo e Nicola Savino, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Dardust, Edoardo e Eugenio Bennato, Ermal Meta, Fabrizio Moro, Fasma, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Fulminacci, Irene Grandi, Le Vibrazioni, Leo Gassmann, Lo Stato Sociale, Margherita Vicario, Niccolò Fabi, Noemi, Orchestra Accademia di Santa Cecilia, Paola Turci, Rocco Papaleo e Tosca.
Una scaletta che non ha nulla di criticabile e che promette un grande show, capace di rappresentare perfettamente l’importanza storica di questo Primo Maggio.
Eppure, questa scaletta, è emblematica del momento attuale e potrebbe dirci quale sarà il futuro dei grandi eventi musicali.
Prima di tutto, va detto che per motivi sanitari l’evento – registrato e non in diretta – ha richiesto diversi giorni di lavoro, per le esibizioni. Immaginate infatti gli spostamenti burocratizzati di musicisti e tecnici, i controlli per certificare la piena salute dei lavoratori, il lavoro sul palco e poi la conseguente igienizzazione dello stesso. E questo per tutti gli artisti coinvolti. Impensabile proporre la stessa cosa dal vivo, in diretta, anche senza pubblico.
In secondo luogo: la scaletta. Solida e da grande evento (almeno per gli standard italiani), ma molto dissimile dalle proposte degli ultimi anni, lontana anni luce dal tentativo di “svecchiare” uno degli eventi più standardizzati e etichettabili al Mondo, tanto da creare quasi un genere a sé (chiedere agli Elio e le Storie Tese per maggiori informazioni).
Questo perché l’evento si sposta dal palco al set televisivo, con le necessità di un pubblico molto diverso rispetto quello della Piazza. Se infatti i concerti dal vivo sono rivolti ai giovani, gli show in tv sono pensati per i loro genitori che ai concerti non vanno più, sempre che siano andati. Generation Z e Millennials contro Boomers, insomma.
Il Concerto del Primo Maggio passa ad essere un evento RAI con tutti i connotati della tv di stato, ovviamente per necessità e non per scelta libera. Perché la Tv italiana ha bisogno di essere accomodante, facile e per tutti i livelli, in altre parole: nazionalpopolare.
Ora, se queste sono le condizioni attuali, il sospetto che questa possa essere la deriva della musica, almeno per i grandi eventi, c’è: in luogo dei grandi concerti, festival dal sapore televisivo (l’unico capace di generare introiti sufficienti per supportare l’intera filiera e guadagnare), quindi orientati verso gli acquired tastes del pubblico, cioè gli artisti già conosciuti ed amati. Come si può infatti pensare che ci possa essere spazio (in contesti già chiusi in condizioni normali, figurati in questi assurdi tempi di lockdown) per quegli artisti emergenti che devono costruirsi il proprio pubblico?
Se la situazione dei live rimarrà bloccata – come si teme – per le prossime stagioni, bisognerà ripensare tutta la gestione della musica dal vivo. Il Concerto del Primo Maggio potrebbe essere la prova generale del nuovo modo di vivere la musica dal vivo.
Se così fosse, e si tornasse ad eventi costruiti da autori televisivi con tempi televisivi, il futuro dei grandi eventi – come festival – sarà sempre meno “dal vivo”, e la possibile condanna a morte per tutti gli artisti emergenti, i giovani e quelli che non avranno le grandi etichette discografiche dietro, segnando un inesorabile tramonto per tutta la scena che in questi anni era riuscita a conquistarsi un posto al sole.
Per adesso, non ci rimane che gustarci questo Primo Maggio, cercando di capire che ne sarà della musica dal vivo.