– di Naomi Roccamo
foto di Simone Martellacci –
Gli strascichi dell’estate si son portati appresso ancora qualche live vista mare, raccogliendo chi è appena rientrato dalle vacanze, chi è ancora in vacanza e chi in vacanza non c’è mai andato.
Se poi la cornice è il Castello di Santa Severa, da qualche anno suggestivo sfondo dei nostri appuntamenti musicali estivi, ecco che l’estate si lascia andare ancora più pigramente.
Ieri sera è toccato a Dargen D’Amico far ballare (o meglio, come ha detto più volte durante il corso della serata, a far sudare) la folla, in occasione dell’ultima festa estiva firmata Spaghettiland.
Il menù della serata prevedeva un aperitivo open mic contest, di cui Sara Jones è stata la vincitrice, e Drko e CTrieste in apertura, direttamente dall’underground della scena romana. Ma si tratta, almeno all’inizio, di un pubblico timido, in fila per le birre e le chiacchiere, e la maggior parte si gode lo show che ricorda la eco di PSICOLOGI & Ariete accomodandosi ai tavolini.
Dargen è umile già dall’attesa che non ci fa vivere in maniera prolungata, a differenza di qualche suo collega minore che si diverte a farsi attendere, e arriva sul palco già pieno di energie, preceduto da quella che dopo scopriremo essere una grande band di supporto.
“Nei sogni nessuno è monogamo”, il pensiero forte alla base del nuovo progetto musicale titolo dell’ultimo album, apre il live. Ben presto ci si accorge che quasi nessuno sa di cosa parla quando si parla di hit come “Malpensandoti”, piuttosto si è lì per il Dargen di Sanremo e per quello di “Ubriaco di te”.
L’intrattenimento in cui Dargen ben si cimenta è a un certo punto interrotto da alcune vocine innocenti e impazienti di “fare una domanda”, forse anche lui lì è un po’ spiazzato, ma sarà ormai abituato ad avere un target di pubblico junior (o almeno questo è il prezzo di Sanremo) e si comporta benissimo quando i piccoli fan decidono di regalargli un braccialetto (e anche quando a fine concerto vanno nel backstage a chiedergli foto e abbracci).
“Ma voi non avete dei genitori? Dico sul serio! E no, non ti do la metà del cuore altrimenti poi credi che nella vita sia tutto possibile, ma non è così”.
L’ironia e il sarcasmo quindi non si sacrificano nemmeno in questa occasione e lo fanno rimanere autentico anche negli adattamenti del suo repertorio ormai vasto ma correttamente versatile; la band composta da Edwyn Roberts (ottimo musicista ma anche testa collaboratrice dietro i testi di grandi hit italiane come “Fai Rumore” oltre, ovviamente, “Dove si Balla”), Gianluigi Fazio, Tommaso Ruggieri e Diego Maggi è musicalmente sapiente ma, soprattutto, un concentrato di intesa e ironia, che a tratti mi ricorda Lundini e i Vazzanikki, responsabile della piacevole riuscita della serata e in generale del mood chill e sereno.
Ci chiede il permesso prima di cantare “Amo Milano”, perché “siamo in provincia di Roma, non si sa mai”, ma come potremmo dirgli di no?
Poi “La cassa spinge”, “Maleducata” e “il pezzo più vergognoso di tutti”, “Bocciofili”, che si alterna alla leggendaria “Dragostea Din Tei” che viveva quando anche noi vivevamo una vita sicuramente diversa.
“Se ci vergogniamo tutti insieme poi non ci vergogniamo più”.
Si omaggia poi Neffa con “Prima di andare via”, perpetuando i saluti, una scelta che non so se definire più geniale o elegante.
Tralasciando il pogo di “Dove si balla”, che accomuna (quasi) tutti e che si ripete addirittura più volte, e dove scorgo (giustamente in disparte) un Leo Pari selvatico, i fedeli presenti sono MOLTO presenti, e quando Dargen scende giù per una visita rapida gli offrono da bere, lo abbracciano, qualcuno porge il braccio per asciugargli il sudore e portarselo a casa tipo souvenir.
Perché a Dargen si vuole bene e quando cercava gli occhi dei più preparati durante le canzoni per un attimo è sembrato anche a me di scorgere dietro agli occhiali le sue iridi.