LEGGI QUI LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA!
– di Martina Rossato –
Da un punto di vista di “vita”, culturalmente parlando, come vi ci trovate?
Francesca | Prendo la parola perché, essendo di Foggia, posso fare un paragone. Sono passata dallo zero quasi totale a una città dove invece c’è una realtà culturale molto attiva, soprattutto da un punto di vista musicale. Adesso stiamo vivendo quello che stiamo vivendo, ma fino a un anno fa a Torino si suonava ogni settimana e c’erano almeno tre o quattro concerti. Torino è molto attiva e se uno è un interessato alla musica, o anche al cinema, per esempio, è il massimo. La preferisco anche a Milano, quanto ad attività e accessibilità.
Quindi avete trovato una buona “compagna di suonate” nella città di Torino…
Alessandro | Eh, sì. Anche ultimamente, con la pandemia e la chiusura di tutto, il mondo dello spettacolo non si è fermato. A Torino fu organizzato un flash mob: in quell’occasione noi artisti emergenti ci siamo riuniti e abbiamo parlato di questa situazione. Si sta creando sempre di più una comunità di artisti, persone interessate alla vita artistica della città. Certo, questa cosa è vista più da quelli che stanno sopra il palco che non dal pubblico, ma alla fine ci si guarda a vicenda. Mi sembra una cosa molto bella.
Gianluca | È bello perché ti senti parte di qualcosa, riesci a confrontarti, a condividere delle idee e a capire anche cosa fare. Quando ti trovi nella situazione in cui da un giorno all’altro non puoi fare concerti, non puoi registrare e non puoi neanche provare, è spiazzante. Questa sorta di comunità può essere sfruttata anche per capire come uscire al meglio da questa situazione e come fare quello che vuole l’arte, cioè produrre arte, anche in questo momento. Poi noi abbiamo la fortuna del social, che ci permette di tenerci in contatto con gli altri artisti. Comunque, in questo periodo siamo riusciti anche a produrre qualcosa. Penso che in qualsiasi ambito artistico, in qualsiasi condizione, sia sempre possibile fare qualcosa.
Cos’avete in mente di fare con quello che avete prodotto in questo periodo? Che progetti avete per il futuro?
Alessandro | Allora, la nostra idea adesso è quella di lavorare in studio e di metter su dei provini di tutti i pezzi che sono usciti. Stando fermi si ha il tempo di pensare, di buttar giù idee… adesso volevamo vedere un po’ come trasformare queste idee. Magari prendiamo questi provini e li facciamo girare un po’ per qualche casa discografica.
Francesca | Sì, diciamo che il nostro progetto nasce più che altro per suonare live. Il nostro spirito è quello, quindi fino a quando non si può fare altro cerchiamo di non perdere tempo. L’idea di andare in studio e registrare dei provini per riarrangiarli è qualcosa su cui lavorare adesso e che potremo sfruttare nelle live.
Alessandro | Io sono il più “pantofolaro” dei tre. Mi piace stare in studio…
Gianluca | No, io sto accusando il colpo, ho bisogno di suonare!
È per puntare tutto sui live che non vi state appoggiando a nessuna etichetta discografica?
Gianluca | Per ora siamo noi a crearci il nostro giro, anche sfruttando la comunità di cui parlavamo. È l’unico modo per fare quello che ci piace, in questo momento.
Alessandro | Sì, per adesso non abbiamo avuto occasione di firmare con nessuna casa discografica. Abbiamo avuto un contatto da un’etichetta, ma siamo anche un po’ diffidenti. Essendo agli inizi non sappiamo se fidarci o che cosa potrà succedere.
Francesca | La prima domanda che ci siamo fatti è: “Ma perché scrive proprio a noi?”
Alessandro | Se ci fa i complimenti non va bene, non fidiamoci!
[ridono, ndr]
Alessandro | Come prima idea ci siamo affidati a Luca Vergano, che abbiamo sempre voluto come “quarto elemento” del duopotrio. Siamo arrivati da lui con dei pezzi che volevamo registrare e gli abbiamo chiesto di aiutarci. Anche lì è stata fortuna, perché siamo riusciti a lavorare bene fin da subito e abbiamo arrangiato tutti insieme questi pezzi. Un progetto in una casa discografica invece, per quanto ci piacerebbe, al momento è molto lontano. Magari qualcuno poteva anche essere interessato a investire su un progetto giovane, ma chissà se lo faranno ancora nel breve termine. Lanciamo l’appello!
Ascoltandovi ho pensato che il vostro tratto più distintivo probabilmente è il modo che avete di portare un jazz unito ad altre influenze nei vostri brani; quale pensate che sia il vostri elemento più caratterizzante?
Francesca | Secondo me il nostro tratto distintivo è che siamo tutt’e tre molto sinceri, sia quando suoniamo, sia tra di noi. Mi ricordo che quando prendevo lezioni di chitarra il mio insegnante mi diceva sempre che se sei una brava persona allora sei anche un bravo musicista.
Alessandro | Sì, diciamo che ci sforziamo di essere delle brave persone! Questo aspetto della sincerità ci piace molto anche sui social, dove di solito uno cerca di mostrare solo il suo lato migliore. Non dico che non lo facciamo anche noi, però ci piace mostrare autenticità e, allo stesso modo, ci piace la musica sincera. Poi, a prescindere dai social, dal numero dei dischi venduti o delle persone che ci ascoltano, a noi piace andare in studio o salire sul palco e divertirci. Vogliamo che passi questo, la nostra voglia di fare musica a prescindere da quello che succede.
Gianluca | Sì, non facciamo le cose perché funzionino o per accontentare qualcuno, ma perché ci piace farle, quindi diventa un far musica sincero. Scriviamo quello che ci piace e quindi suona bene. Senza mai dimenticare che c’è un pubblico che ci ascolta, ovviamente.
Alessandro | A me piace pensare anche di dare qualcosa di musicalmente complesso da ascoltare, magari servito in un modo che possa arrivare più facilmente a chi ascolta. È un’abilità che mi piace saper sfruttare. Fare questa cosa con sincerità e senza seguire solo i gusti del pubblico potrebbe essere il nostro tratto distintivo.
Chi sono stati i vostri primi fan? Amici o genitori?
Francesca | Probabilmente il nostro primo fan è stato Fabrizio Fusaro, il ragazzo per cui suoniamo.
Alessandro | Sì, poi gli amici.
Gianluca | Ecco, i genitori proprio no…