-di Naomi Roccamo-
Ne è passato di tempo dalla festa organizzata da Maciste Dischi all’Ex Dogana, da quando Fulminacci, che ancora doveva diventare tale per tanti, cantava e sbalordiva tutti illuminato (male) fra la folla “Borghese in Borghese”. Ne è passato un po’ anche dal suo primo concerto ufficiale dopo La vita veramente, primavera 2019, Largo Venue, dai suoi insegnanti di scuola che erano i suoi primi fan in assoluto, da quella “Davanti a te” cantata guardando negli occhi (lucidi) la ragazza. Dall’impressione di star assistendo alla nascita di qualcuno, di qualcosa di diverso.
E infatti poi è arrivato Sanremo, è arrivata “Santa Marinella”. Cos’è Santa Marinella se non sei vivi nel Lazio Fulminacci ha provato a spiegarlo a tutti gli italiani, ignari della Roma d’estate, di dove sgattaiolano gli amori e le speranze estive più giovani quando il caldo diventa troppo soffocante.
Finalmente ieri sera, al castello di Santa Severa ( adesso che il titolo a effetto è stato risolto possiamo dire dove eravamo effettivamente), fra lucine e teglie di pinsa, Filippo Uttinacci, ha parlato alla gente dell’Aurelia, a chi la percorre per arrivare fino al mare e chi al mare invece ci vive e sogna la città.
La cornice era proprio la seconda edizione del LAZIO Sound Festival ( quattro serate dal 12 al 15 luglio 2021 al castello di Santa Severa ) dove all’inizio si sono esibiti la vincitrice del LAZIO Sound Contest, Claire Audrin prima e Giuse The Lizia dopo, emozionatissimi e pronti a farsi seguire sui social in attesa dei loro nuovi singoli. Quest’ultimo poi gioca benissimo regalandoci anche una sentita cover de I Cani, “Hipsteria”, e allora come fai a non sentirti a casa.
In realtà Fulminacci non è proprio un fulmine e ci fa aspettare un po’, tra intermezzi fortunatamente popolati dagli Strokes, gli Empire of the Sun, e i Vampire Weekend.
Ma poi con l’immancabile salopette sale sul palco e parte “Forte la banda” che sfocia in “Resistenza” e “Al giusto momento”.
“Daje regà! A Roma ste cose se possono dì! Tutto bene? Bello eh, bello il castello, che poi da qui sono io che lo vedo”.
Voglio respirare l’atmosfera
Quando è notte e sembra sera
Col telefono che è spento
E c’è chi sogna e c’è chi spera
E poi chi se ne frega
Stanotte siamo tutti
Chissà se sta finendo il mondo
“Meglio di così” potrebbe benissimo riferirsi a una sera come questa. L’aria che si respira è la stessa, la voglia di vivere di nuovo e ritornare a cantare pure. Lui ci dice di scioglierci e ballare un po’ di più, la security di starcene seduti e boni e con la mascherina. Difficile scegliere.
In effetti siamo noi, proprio in quel momento, a rappresentare la versione romana del suo tour estivo, visto che la data ufficiale di Tante care cose nella Capitale capiterà solo fra qualche mese.
“Questa estate sarete voi la mia Roma, perciò siate Roma”. La sua Roma, che non è quella più conosciuta, quella del cuore di “San Giovanni”, è quella de’ periferia però non quella inflazionata.
Quello che lui era destinato a raccontare va però ben più oltre i litorali estivi o le grandi città, toccando paranoie e intuizioni generazionali con un consapevolezza ostinata e un’umiltà a tratti inverosimile. “Giovane da un po’”, ma fino a una certa.
Ad ogni membro della squadra sul palco corrisponde un brano, alla fine del quale parte la presentazione. Quasi rischio di piangere durante “Le biciclette” se non fosse che vengono distrutte dall’euforia di chi scatta foto col flash e si bacia rumorosamente, ma è il prezzo da pagare per essere tornati nell’euforia del mondo sociale e socievole. C’è il tempo di un throwback con “La fine della guerra” “scritta, registrata e suonata da Fulminacci lunedì 9 marzo 2020″, come è scritto su YouTube sotto a quel video che ha cullato le speranze di inizio quarantena forse degli stessi che ieri sera la cantavano intimamente, fra gli sguardi curiosi di chi non l’aveva mai sentita prima e ha dovuto interrompere un attimo il gioco.
“Fa freschetto, eh?!”, dice a un certo punto con un’intonazione neutra. In quel momento mi ricordo che ha pur sempre scelto Lundini per i duetti a Sanremo e tutto torna.
Si è impazienti e a un certo punto qualcuno grida in maniera ironica “Facce Santa Severaaaaa!”. La stanno aspettando tutti, la regina autoreferenziale della serata.
“Questa canzone si chiama più o meno come a dove siamo. Siete simpatici ma dimostratemi che siete simpatici. Questa canzone parla di due che stasera sono qui e hanno ispirato questa storia”.
Con “Santa Marinella” tutti si ritrovano magicamente d’accordo e ci si prepara bellissimamente alla fine, ora in attesa di ballare con “Tommaso” e “Tattica”.
Dice che, quando le luci ci illuminano, siamo molti più di quelli che sembriamo e allora ci ringrazia anche di più. “La soglia dell’attenzione” è fra le prescelte per i saluti ed è facile capire perchè.
Che bella la storia
Che bella la strada
Che bella la piazza
Che bella la luce
Per come si accascia
Per come si taglia
Che bella questa soglia dell’attenzione
Che non capisco mai niente
Una risposta non è
La stessa per tutti per sempre
La foto è a cura di LAZIO Sound Festival.