– di Lucia Tamburello –
Da “Tutto male” a “Sei in un Paese meraviglioso” con Giancane.
Dopo cinque anni di “Ansia e Disagio”, Giancane torna a trasformare in musica il presente, sia in chiave collettiva che individuale, con il suo solito connubio anticonvenzionale tra sagacia e comicità. “Tutto male” unisce il percorso personale e umano di Giancarlo Barbati alla presentazione di un’insofferenza endemica nei confronti di alcuni aspetti che caratterizzano culturalmente la contemporaneità. Il racconto di un malessere personale incrocia la condanna al razzismo, la difesa del diritto all’eutanasia e un’infinita di generi musicali diversi.
Il cantautore romano ci descrive meglio questo suo ultimo lavoro:
“La grande raccolta per la gioventù”: la scritta sulla copertina di “Tutto male”, oltre a rimandare agli storici album delle figurine, riassume il concept dell’album; ci presenteresti la gioventù a cui è indirizzato questo disco?
Ovviamente c’è del sarcasmo, un rimando a “Vecchi di merda”, categoria di cui farò parte a breve giro, sempre se tutto va bene. Diciamo che “Tutto Male” sdrammatizza uno stato d’animo del periodo in cui l’ho scritto, ma quasi sempre in modo ironico parlo di cose abbastanza pesanti che mi hanno toccato in un arco di tempo che va dal 2018 al 2023 bypassando gli anni bui della pandemia.
Il concept delle figurine mi piace molto perché ti lascia qualcosa di tangibile in un’era in cui la digitalizzazione la fa da padrona e mi andava di avere un oggetto fisico importante per un disco, almeno per me, importante.
Hai definito “Tutto male” come un disco un po’ depresso, un po’ cazzone che racchiude tutto ciò che musicalmente volevi fare; sotto questo aspetto, cosa lo distingue da “Ansia e Disagio” e “Una vita al top”?
Si distingue se non altro per i suoni di alcune canzoni tipo “Sei in un Paese meraviglioso”, “Come stai”, “Papà Francesco” e “Più non dormo”, nelle quali, oltre alle mie orecchie, ci sono anche quelle di un altro producer col quale ho lavorato, Valerio Smordoni. Fortunatamente è un mio carissimo amico quindi il “lavoro” non è mai risultato tale e soprattutto mai pesante.
Poi un’altra differenza sostanziale è che tra “Una Vita al Top” e “Tutto male” passando per “Ansia e Disagio” sono passati 10 anni (poco meno in realtà ma “Una vita al top” racchiude il mio primo EP che risale al 2013). Invece per quanto riguarda la libertà di fare come mi pare non è cambiato assolutamente niente avevo bisogno di fare un disco così per me stesso.
L’unione tra depressione, sarcasmo e satira ti accompagna sin dal tuo esordio da solista; è stata una modalità espressiva che hai ricercato o è una caratteristica spontanea della tua scrittura? Giancane potrebbe scrivere in altri modi?
Non credo di saper fare in altri modi, non ho mai scritto testi prima dell’inizio di Giancane, ho sempre fatto il chitarrista e il fonico quindi diciamo che sto imparando a scrivere anche adesso mentre parliamo, sono in terza media al momento!
Quanto impatta la condizione raccontata in “Come stai” sul tuo processo creativo?
Parecchio, soprattutto in quel pezzo. Che poi la cosa che mi fa specie, è che l’embrione testuale di strofa e ritornello sono del 2018 ma ci sento anche il 2020, mi fa strano. Il processo creativo mio è totalmente casuale, non ho metodo arriva e basta.
In “Strappare lungo i bordi” canti «Adesso che abbiamo ammazzato anche la musica»; chi sono i carnefici di questo “assassinio” e in che modo l’hanno compiuto?
“Abbiamo” è la parola fondamentale, non mi tiro fuori da questo assassinio. È ovviamente sarcastico, parla del cambiamento endemico della fruizione della musica e di quello che tale cambiamento comporta, cioè un appiattimento becero e costante di temi e di sonorità che non mi piace in generale. Non c’è un colpevole solo ma tanti.
Hai pubblicato da pochissimo “Sei in un Paese meraviglioso”, l’album che raccoglie le colonne sonore di “Questo mondo non mi renderà cattivo”. Alcune tracce sono versioni strumentali di brani del disco, mentre altre sono inedite. Per quanto riguarda il secondo blocco, al di là del confronto con Zarocalcare, ci sono degli elementi che distinguono la loro composizione da quella degli altri pezzi?
Assolutamente, sono due metodi opposti, diciamo che le parti delle musiche scelte da Michele, soprattutto quelle al piano, sono state “commissionate” per delle sequenze specifiche della serie, ma le uso anche per me, perché posso tirare fuori un lato tristissimo che nel disco mio “normale” non troverebbero spazio. Con i dischi, come Giancane, penso sempre al live, cioè sono cose che durante i live voglio suonare per divertirmi altrimenti mi sparo, mentre sulla serie posso proprio sbizzarrirmi e la cosa di aver tirato fuori l’anima più triste e scarna delle canzoni di “Tutto Male” fa capire anche l’essenza stessa dei pezzi secondo me.
Per salutarci ti faccio una domanda un po’ da campagna elettorale: se potessi esprimere tre desideri per tentare di migliorare questo “Paese meraviglioso”, quali sarebbero?
La domanda piè difficile di sempre, grazie eh, sarò pragmatico: vorrei una vera democrazia, vorrei una vera parità e libertà di genere, vorrei un welfare adeguato per tutte le classi sociali.