– di Michela Moramarco –
I LAMECCA esordiscono con un album dal forte impatto emotivo, dal titolo “Ragazzina”. Composto da undici tracce di stampo rock alternativo, l’album affronta il tema della graduale conquista della consapevolezza del sè. La voce potente e le chitarre determinate fanno sì che l’attitudine generalmente diffusa in questi brani sia forte e segnante. Sono tante le tematiche comunque legate alla narrazione affrontata dai LAMECCA in questo album. Ne abbiamo infatti parlato con i componenti della band LAMECCA.
Come è andata la scelta delle sonorità, a metà tra la rabbia e l’alternative rock? È stata un opzione sicura sin dal primo momento creativo?
Questo tipo di sonorità sono sorte in modo abbastanza naturale. Come componenti della stessa band abbiamo in comune un certo background di ascolti, si può dire che siamo cresciuti con l’alternative rock anni Novanta e quindi ci siamo trovati spontaneamente su queste sonorità che uniscono emo-punk e post rock. Inoltre, si può dire che queste sonorità si addicono allo stato d’animo legato ai testi, che sono abbastanza malinconici e quindi arrabbiati. È una sorta di filo conduttore.
Come è andata la fase di scrittura dei testi, che sono molto riflessivi?
Alcuni testi sono dei veri e propri flussi di coscienza, scritti di getto legati come dicevamo prima a stati d’animo molto personali. Poi ci sono le influenze di alcune letture ma anche da serie tv o semplicemente osservando le persone e cercando di immedesimarvisi.
Credete che questi brani siano condivisibili? È possibile l’immedesimazione?
Probabilmente sì, ci sono tanti punti di riflessione che possano essere condivisibili. Tutti hanno vissuto il disagio o almeno una situazione in cui non si sono sentiti all’altezza. I testi parlano di una lotta con l’io interiore.
Questo disco parla un po’ come se fosse un romanzo di formazione, che parte dall’adolescenza e arriva alla maturità, che sono temi molto cari alla letteratura. Voi come avete voluto intendere queste fasi della vita?
Diciamo che noi ci sentiamo in un punto intermedio fra adolescenza e maturità. Questo disco è sia la fine che l’inizio di qualcosa.
Vorrei porre una domanda legata al titolo di questo album, ovvero “Ragazzina”. La protagonista è quindi un personaggio femminile. Come mai questa scelta stilistica?
Abbiamo voluto intendere ogni testo come un personaggio e ognuno di questo si pone come una ragazza. Il punto di vista femminile è abbastanza forte in questi testi. Ci è sembrato giusta questa scelta, rappresentativa. E poi anche un po’ per sfuggire dall’idea consolidata del machismo.
Parliamo adesso dell’artwork di questo album, che richiama a un misto tra passato e modernità, nonché ad una sorta di protesta verso il culto della mera apparenza. Ci direste di più? Anche in merito al vostro rapporto con il mondo delle apparenze più attuale, che potremmo inquadrare nei social network.
Dunque, l’artwork è un mi tra opere di Botticelli e fotografie. Il filo conduttore è un omaggio alla filosofia neoplatonica legata alla bellezza del pensiero, quindi all’ideale. Ma Botticelli ci ha ispirati ed è sorta l’idea della Venere di Botticelli da cui è nato tutto il concept dell’album. Inoltre è stato bello estrapolare la Venere del botticelli da suo contesto originario per lasciar pensare a lei più come una ragazza comune che vuole essere spensierata. infine, vogliamo trasmettere l’idea della bellezza come qualcosa di legato all’interiorità di una persona e appunto non solo l’apparenza.
Per fortuna per quanto riguarda i -social abbiamo trovato una squadra di lavoro con cui ci coordiniamo. Il tempo che ci è stato concesso dalla circostanza pandemica ci ha permesso di curare i dettagli.
Poi il no-tro approccio è abbastanza do it yourself, quindi, ci cimentiamo anche in campi diversi da quello prettamente musicale, come quello appunto delle immagini e della comunicazione.
Vi pongo una domanda relativa alle vo-tre dinamiche interne di band, che immagino non sia facile da mantenere salda: c’è qualcuno che tra di voi comanda?
Alfonso P.: anche se sono io il fautore della band, qui comanda. Alfonso Ruscigno. Glielo concedo.
Alfonso R: tutte le decisioni le prendiamo insieme: spesso si dice che la band è questione di compromesso, ma io non vorrei dire proprio così: avere una band è un’opportunità.