– di Giacomo Daneluzzo –
I Mefisto Brass nascono a Milano nel 2019 come street band che propone un repertorio di pezzi originali nati dalla rielaborazione di generi di musica elettronica attraverso l’utilizzo di strumenti a fiato e a percussione. Con un intensa attività live alle spalle, il gruppo pubblica nel 2020 l’EP Amhardcore, a cui fa seguito il nuovo album, intitolato Totem e anticipato dai singoli Satisfaction (reinterpretazione del celeberrimo brano di Benny Benassi), Fantasmi e Amnezia Haze. Il disco è uscito l’8 marzo per Rubik con distribuzione MGM Distribution e propone una techno strumentale con forti influenze di vari ambiti di musica elettronica tra cui house, psy trance ed EDM.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Lorenzo, sassofonista, per farci raccontare di più sul progetto dei Mefisto Brass e su Totem.
Siete carichi per l’uscita del disco?
Siamo carichissimi! Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli in vista del release party. Siamo gasatissimi, molto contenti.
Anche se è uscito un EP, Amhardcore, il vostro vero esordio è questo.
In un certo senso sì, infatti il primo EP era più una memoria del momento in cui è stato fatto, realizzato con pochissimo budget. Con Totem c’è un altro tipo di investimento, non solo sul versante economico ma anche dal punto di vista artistico e “mentale”, cioè nell’approccio che abbiamo avuto nella produzione dei brani.
A tal proposito l’EP era analogico e basta, mentre in questo caso c’è dietro una produzione articolata, con molta più elettronica.
Siamo un gruppo particolare: abbiamo strumenti che non si vedono tutti i giorni e che, anche quando suoniamo in acustico, creano un certo impatto. In studio abbiamo sempre cercato di ampliare il paesaggio sonoro per renderlo il più possibile simile all’impatto che si ha quando ci si ascolta suonare live; in questo disco, in particolare, cerchiamo di avvicinarci al suono di un certo tipo di elettronica. Per noi è stata un’urgenza, una necessità, e per farlo nella produzione abbiamo fatto molto uso di delay, riverberi, compressioni e side chain
Quindi possiamo dire che il mondo del live e quello in studio in realtà sono quasi separati tra loro, no?
Sì e no. Noi abbiamo due modalità per esibirci live: la prima è quando facciamo il nostro set acustico, in cui siamo un sound system a energia polmonare, nudo e crudo, per cui suoniamo totalmente in acustico ma cerchiamo di riprodurre certi effetti (delay, filtri…) scomponendo i timbri dei nostri strumenti in maniera analogica; poi c’è un’altra modalità, in cui ci portiamo dietro con noi un fonico, Stefano Iascone, che ha prodotto il disco con noi e che ci effetterà live. A livello di sonorità cambia molto.
Oltre alla qualità tecnica di quello che fate, la vostra è una proposta molto originale. Non si sente spesso in giro questo tipo di musica.
È vero. Penso che sia anche per questo che abbiamo un buon riscontro ogni volta che suoniamo da qualche parte. Non c’è stato un singolo concerto in cui la gente non si sia messa a ballare. Credo che sia un live molto coinvolgente, in entrambe le modalità. Il lavoro che abbiamo fatto sul disco e sul live con cui lo porteremo in giro è un po’ l’inverso di ciò che si fa solitamente, cioè cecare di fare in studio un prodotto discografico che funziona e poi cercare di renderne godibile la fruizione anche in live; noi infatti siamo partiti dalla dimensione live, che funziona, e abbiamo cercato di creare un disco che potesse essere interessante.
Musica elettronica ma riproposta in analogico: che percorso musicale hanno i cinque membri dei Mefisto Brass?
Quasi tutti i membri hanno fatto o il conservatorio o l’accademia musicale. Tre hanno fatto il Conservatorio di Milano: Fabio Danusso (rullante) ha studiato batteria e percussioni jazz, Niccolò Pozzi (susafono) tromba jazz e Giacomo Bertazzoni (sax tenore), sassofono tenore jazz. Davide Turolla invece ha fatto la NAM [Nuova Accademia Musicale, nda] e ha studiato chitarra, infatti è un chitarrista molto bravo, anche se si è trovato a suonare la grancassa nei Mefisto Brass [ride, nda]. Io [Lorenzo Faraò, nda] invece ho iniziato tardi e sono arrivato qui per vie traverse: ho iniziato a suonare la fisarmonica, per poi passare al sassofono baritono. Il punto in cui ci siamo incontrati tutt’e cinque è l’ambiente delle bande militanti informali che fanno musica per accompagnare i cortei, come la Banda degli Ottoni a Scoppio e la F.O.N.C. (Fanfara Obbligatoria Non Convenzionale). Questo è il bacino da cui siamo usciti. Poi però a livello di ascolti musicali c’è chi ascolta più jazz, chi altro, come la musica balcanica; a me piace molto la musica elettronica, anche se ascolto tanto anche questi altri generi. Ci facciamo delle grandi session di ascolti, soprattutto di roba elettronica, per capire che direzione seguire con il progetto.
Con Satisfaction avete omaggiato Benny Benassi: mi sembra di capire che i vostri riferimenti musicali, almeno in questo disco, siano più verso il mondo dell’elettronica.
Abbiamo citato Satisfaction perché è un pezzo molto semplice, con un tema e una risposta, che conoscono tutti: ci è venuto automatico, l’abbiamo arrangiato in pochissimo tempo. È un pezzo che ci porteremo avanti per sempre, perché ci gasa un sacco. Un pezzone, un brano pazzesco. Potremmo dire: la potenza della semplicità. A livello di ascolti siamo molto sulla techno, la drum and bass. Giriamo un po’ questi ambiti.
Il totem è uno spirito guida, uno spirito protettivo. È un concetto particolare e suggestivo, rappresenta un mondo sovrannaturale. Nel mondo scout invece è un nome, formato da un animale e da un aggettivo.
In realtà nessuno di noi ha fatto gli scout, anche se abbiamo saputo, dopo aver scelto il nome, di questa cosa.
Abbiamo pensato spesso che i nostri concerti siano dei riti collettivi, qualcosa di dionisiaco: la gente si lascia veramente andare. L’estate scorsa, per esempio, abbiamo fatto un concerto alla Darsena di Milano, annunciandolo su Instagram il giorno stesso; alla fine – e non solo per la storia Instagram, chiaramente – c’erano quattrocento persone che ballavano in Darsena ed è stata una cosa veramente pazzesca.
L’idea di Totem è anche un riferimento al mondo dei rave party, in cui la gente balla ascoltando la musica dalle casse, che diventano dei totem. Quello che si vive ai rave è un rituale pagano e abbiamo pensato che anche uno strumento musicale o una persona che lo suona possa riferirsi a un altro mondo, quindi non solo a quello fisico ma anche a quello spirituale.
La traccia finale, Corvo Rosso, è una citazione cinematografica a Corvo Rosso non avrai il mio scalpo! (titolo originale: Jeremiah Johnson), tratto da un libro ispirato liberamente alla storia di John Johnson, detto Mangiafegato (in inglese Liver-Eating). Che rapporto avete con il cinema?
Io ho fatto il DAMS, ho studiato cinema, quindi vengo da questo tipo di suggestioni. L’idea degli indiani d’America in un mondo incontaminato ci affascina molto. Un altro titolo che ci ha ispirati è Alce nero parla, una raccolta di scritti di un capotribù. Quindi questa citazione coniuga varie nostre passioni. L’intento è quello di recuperare lo straniamento presente in queste opere e di dare forma alla nostra passione per il mondo dei nativi americani.
Per i nostri pezzi non partiamo mai da un titolo. Riascoltando in fase di composizioni è venuta fuori quest’idea e – come spesso accade, anche se non sempre – la prima suggestione è quella che si appiccica poi al brano.
Un album come questo è molto controcorrente per vari aspetti: non è solo un disco strumentale, che è già di nicchia, ma è anche realizzato in analogico. A chi è rivolto il vostro Totem? Qual è l’interlocutore ideale che avete in mente?
Eh, bella domanda. Direi che è rivolto a chi ha voglia di fare festa, alla gente che ci scopre live e che poi ci vuole riascoltare. Non ha un pubblico di riferimento, perché come hai giustamente sottolineato è una roba a metà tra l’analogico e l’elettronico, senza essere nessuna delle due cose.
È un disco da festa. Se ci ascolti live, secondo me, poi hai voglia di ascoltare la nostra musica in studio. E anche di venire ai nostri prossimi concerti.
Quindi possiamo dire che è per chi vuole partecipare a questo rituale?
Esatto, alla fine sì, è proprio così.
Le date del Totem Tour 2024, dall’account Instagram dei Mefisto Brass: