– di Assunta Urbano –
Non capita spesso di fare interviste e restare a parlare con gli artisti anche oltre le domande prefissate. Mi è successo con i Tonno e probabilmente la telefonata sarebbe potuta durare ore. Fabio (chitarra) e Federico (batteria) si sono incontrati per un caffè e a distanza mi hanno raccontato storie bizzarre della loro band. Assenti, purtroppo, la voce di Alessio e le tastiere di Nicolò.
Così come i due mi narrano, il gruppo nasce come cover degli Zaino, una band post-musicale di cui faceva parte il cantante. In particolare, la canzone “Fettine panate”piace talmente tanto ai Tonno, che nel 2018 viene inserita nel loro EP d’esordio omonimo. Follia pura, che sfocia in un nuovo percorso musicale.
I quattro toscani, che vivono e militano nella sala prove, non cercano di essere i primi della classe e fanno musica normale per gente fuori dagli schemi. Pubblicano il primo album completo nel 2020, intitolato Quando ero satanista, che descrive un periodo particolare.
Nell’ultimo anno, nell’attesa di tornare come animali da concerto e post concerto, hanno lavorato su SPINOFF. Otto brani in uscita oggi, venerdì 4 giugno, per Woodworm Label, con la collaborazione di colleghi e amici.
Tra White Stripes, vita in tour e, ovviamente, il loro progetto, abbiamo scambiato quattro chiacchiere tra amici, nella speranza di vederci presto dal vivo nei pressi di un palco.
Oggi, venerdì 4 giugno, esce SPINOFF. Ci raccontate di questo lavoro?
Fabio | C’era l’idea di fare qualsiasi cosa pur di non stare fermi. Quando ero satanista è uscito a settembre, anziché in primavera come era previsto, e non abbiamo potuto portarlo dal vivo. SPINOFF prende vita all’inizio del primo lockdown. Non si poteva andare in sala prove, quindi si è formato a distanza con delle “jam”. Siamo una live band, nei concerti diamo il duecento per cento, e ne abbiamo sentito la mancanza tantissimo. SPINOFF è nato da una canzone. Poi sono diventate due, tre e così via. Dovevamo chiudere i brani e ci è piaciuta l’idea di coinvolgere amici e artisti che stimiamo per farlo insieme. In un momento in cui non ci sono i contatti umani, ci siamo sentiti uniti, soprattutto con i Giallorenzo a cui siamo molto legati. Poi, si chiama così proprio perché vuole essere un episodio a parte, autoprodotto, una parentesi non programmata per trovare un modo alternativo per esprimersi.
Ormai usiamo il termine “spin off” soprattutto in relazione alle serie televisive. In questo caso, c’è una “serie madre”?
Federico | La “serie madre” sono i Tonno!
La canzone “Isolation Party” è insolita, trattandosi di un lavoro “corale” pieno di artisti, dai Giallorenzo, ai Tropea, fino a Le Endrigo. Perché avete deciso di unire così tante teste? Con chi altro vi piacerebbe mescolarvi in futuro?
Fabio | Abbiamo “scelto” questi gruppi perché sono fatti da persone con cui abbiamo condiviso veramente qualcosa. Ci è venuto naturale pensare a loro. Poi ognuno ha sentito un brano più suo. Come il caso di “Isolation Party” che è stata perfetta unita all’universo dei Tropea.
Per rispondere all’altra domanda, per noi due sarebbe un sogno lavorare con i Verdena. Sono una band che vediamo affine, perché sono degli animali da palcoscenico. Ci hanno cresciuto, ci hanno insegnato a suonare e ad ascoltare la musica. Noi quattro poi, come Tonno, siamo molto eterogenei e ognuno viene da ascolti diversi.
Vi vedo molto vicini ai Gazebo Penguins.
Ora che mi ci fai pensare, ci hanno accostato spesso ai gruppi emo hardcore sia italiani che americani. La verità è che siamo un mix di tutti e quattro. Io e Federico ci conosciamo dal 2013, con gli altri dal 2017, con la nascita della band.
Parliamo dei pezzi all’interno del disco. In “Buscemi” c’è una line difficile da ignorare: “Se la mia vita fosse un libro, sarebbe un film di Tarantino”.
Federico | L’idea del testo è stata di Alessio, il nostro cantante. Il pezzo è un tributo a Steve Buscemi e a Le iene.
Fabio | Se ci fosse stato Alessio avrebbe saputo dirtelo meglio. Poi la seconda strofa l’abbiamo scritta insieme per strada, in modo naturale.
Ovviamente vi sto immaginando come Meg e Jack White nel video di “Hardest Button to Button”.
Federico | Hai toccato proprio il gruppo che unisce più di tutti me e Fabio!
Escono fuori sempre in ogni intervista o conversazione.
Fabio | E non ci si stufa mai.
Federico | Ho avuto un periodo della mia vita in cui non ascoltavo altro. Il loro sentirsi così liberi ci accomuna tantissimo.
Fabio | La musica non è per forza perfezione. È tutto nell’interpretazione e nell’espressione. Così abbiamo ragionato per il nostro primo EP: un “buona la prima” e tutti a casa.
Assolutamente vero. Dicevamo, dunque, di “Buscemi”, immaginando un film, quindi, sarebbe Le Iene, ma quale sarebbe, invece, un libro che più “sa di Tonno”?
Non ci hanno mai fatto questa domanda, è davvero difficile. Forse Al di là del bene e del male o anche Il crepuscolo degli idoli, entrambi di Friedrich Nietzsche.
Abbiamo parlato di collaborazioni, ma c’è un altro aspetto che caratterizza l’intero lavoro e allo stesso tempo il vostro stile. Si tratta dei riferimenti all’interno dei testi, come vediamo in “Holly & Benji”, fino a Neffa, sempre in “Buscemi”. Sappiamo ora quali sono i vostri punti fermi musicali e cinematografici, ma riguardo la scrittura, che ruolo ha il citazionismo nell’immaginario dei Tonno?
Federico | Abbiamo fatto sempre del citazionismo una cosa propria. Nell’album Quando ero satanista c’erano riferimenti ad un periodo passato in cui “eravamo satanisti”, ovvero quando volevamo essere i ribelli. Quello era un concept album. In SPINOFF è più un gioco questa forma di espressione, magari con lo scopo di essere dissacrante.
Fabio | In realtà, noi ci ispiriamo tanto al cantautorato classico. Siamo legati alle canzoni.
Federico | Spesso i nostri testi nascono da flussi di coscienza che abbiamo avuto nell’arco dello stesso giorno.
In questo modo il messaggio che passa è più sincero.
Federico | Esatto! Le nostre sono giocolerie. Ad esempio, nello scegliere un titolo per Quando ero satanista, c’era come proposta Californication. Ce l’hanno vietato.
Non saprei proprio per quale motivo, in effetti. La ripresa del passato c’è, si sente, ma i Tonno sono comunque una band molto fresca, che vive sotto il tetto di Woodworm. Come avete avuto le chiavi di casa?
Fabio | Dopo qualche mese dalla nostra esibizione al MI Ami Festival di maggio 2019, c’è stato il “MI AMI On Tour” a cui partecipammo: noi, i Tropea, i Montag (di cui fa parte Pietro, il cantante dei Giallorenzo). Ci seguì una troupe di cui faceva parte Vittorio Farachi di Rockit, che poi è passato a Woodworm. Ha trascorso con noi più di una settimana in giro e ci ha introdotti lui.
Domanda culinaria per chiudere in bellezza (o in bruttezza, a seconda dei punti di vista): qual è il vostro piatto preferito con il tonno?
Federico | Ce l’ho! Il mio sono le linguine al tonno. Anzi, è uno dei miei piatti preferiti in assoluto e sfatiamo il mito della pasta al tonno per gli universitari disperati. Ti dico anche la ricetta: soffritto con l’aglio, capperi tritati, prezzemolo e io ci ho spruzzo un po’ di limone. Aggiungo il tonno, ci verso le linguine, acqua di cottura, succo di limone. In più scorza di limone, prezzemolo a crudo e il piatto è servito.
Ah, tra l’altro, ora mi è venuto in mente il libro: Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac.