– di Martina Zaralli.
Foto Cristina Troisi –
Spetta all’ascoltatore la volontà di immergersi nei suoni e cogliere i tanti significati della musica. In questo modo possiamo svelare la produzione musicale degli Iside, band bergamasca composta da Dario Pasqualini, Daniele Capoferri, Giorgio Pesenti e Dario Riboli. Il pop incontra l’elettronica e la trap, la scrittura abbraccia temi come l’incertezza e la paura: dopo il primo capitolo della loro storia, Indico, gli Iside tornano con Nessuno, per segnare così una nuova fase compositiva nel loro percorso artistico.
Abbiamo parlato con Dario Pasqualini, ecco cosa ci ha raccontato.
Iniziamo con le presentazioni e parliamo del vostro nome d’arte, Iside. Cosa raccontate in questo modo di voi al pubblico?
La scelta del nome è stata inizialmente estetica, dettata dal modo in cui scrivo i pezzi: parto dall’inglese finto – metodo Battisti – per poi trasformare i testi in italiano. All’inizio, Iside aveva una sorta di ambivalenza: cioè oltre al suo significato italiano, fonicamente poteva ricordare qualcosa di straniero, ma poi mi sono pentito di questa scelta puramente estetica. Diciamo che oggi, per noi, Iside ha un senso diverso. Dato che è sempre stata rappresentata con un velo, ci piace l’idea di trasmettere la nostra presenza senza essere rockstar. Noi facciamo le cose, ma deve esserci una partecipazione attiva da parte di chi ascolta, che deve capire i pezzi. A noi piace dare e metterci a lato, non facciamo vedere tutto subito.
Cosa troviamo dentro Indico?
Sono i primi cinque pezzi che abbiamo scritto. Indico è il nostro primo brano, composto circa un anno e mezzo fa. C’è sicuramente il primo modo di parlare degli Iside, fortemente caratterizzato dalla produzione del pezzo direttamente in studio con i testi aggiunti solo alla fine. Questo nostro primo EP ha la sua vita, nel senso che è uscito poco tempo fa, ma noi siamo frenetici e siamo già al lavoro su altri pezzi, per questo quelli ci suonano un po’ passati. Indico è stato l’inizio della storia, e forse per alcune cose già ci pentiamo, ma va bene così perché il nostro sogno, il nostro desiderio più grande è di fare musica non solo per hobby. Vogliamo essere quello che facciamo, per questo è necessario avere anche una buona dose di autocritica e capire dove si è fatto circa bene e fare meglio.
Sul versante dei testi toccate temi come il dubbio e l’incertezza…
Ci sono tanti interrogativi, tante contraddizioni nei testi: questo o quello? Il punto è che non riesco mai a capire quando faccio la scelta giusta, qualsiasi cosa infatti mi condiziona. Il dubbio e l’incertezza sono dettati quindi dal mio modo di essere: dove sta la scelta giusta in mezzo a tante cose che potenzialmente possono andare bene? Io non lo so. I miei pezzi sono fortemente influenzati da quello che vedo fare agli altri – come per Iside, mi metto a lato – non giudico, osservo e prendo da loro: qui decido se può andar bene anche per me, ma poi mi chiedo se andrà effettivamente bene. Ogni cosa implica una scelta, probabilmente sbagliata, ma è importante averne consapevolezza.
I vostri riferimenti musicali quali sono?
I nostri riferimenti sono principalmente stranieri, come Frank Ocean, che si sentirà molto nei pezzi che usciranno. Per gli italiani invece: Venerus, Joan Thiele, Generic Animal.
Il primo aprile è uscito un nuovo singolo, Nessuno, che ruota intorno al concetto di paura. Cos’è per voi la paura? C’è un rimedio alla paura?
Torniamo un po’ al discorso di prima. La paura è, secondo me, quando ti rendi conto che hai fatto la scelta sbagliata. Allo stesso tempo, però, penso che non puoi non scegliere. Devi comunque agire, penso sia questo il rimedio. Nel mio, nel nostro caso, non potrebbe essere altrimenti: continuiamo a fare musica, a fare pezzi, però se sarà stata una scelta giusta non posso saperlo da subito.
Per il futuro della vostra musica che progetti avete in cantiere?
Stiamo scrivendo moltissimo e ne siamo tutti contenti, almeno per ora (poi tra sei mesi non lo saremo più). Non so di preciso in che modo usciranno, per il momento pensiamo a farli, perché è quello che ci compete e che ci fa stare bene. E poi ovviamente vogliamo tornare live: noi siamo quattro amici, ci conosciamo dalle elementari, e la cosa che ci è sempre piaciuta di più è andare in giro a suonare.
Una canzone degli Iside che consiglieresti per le nostre playlist di quarantena
Nessuno. Perché: 1) è la canzone in cui dico più parole in assoluto; 2) è il brano che anticipa come sarà la nostra prossima produzione musicale; 3) tra “vuoi qualcuno, o vuoi nessuno tranne uno” è una bella scelta.