– di Naomi Roccamo –
Com’è delicato intervistare un artista che ami molto. Sei sempre a metà strada tra la voglia di parlarci di qualsiasi cosa e l’ansia di essere inopportuna.
Ho provato a trovare un compromesso intervistando Venerus, provando a chiedergli tutto quello che gli avrei chiesto se ci fossimo incontrati a caso. Venerus mi incuriosisce come essere umano.
Gli dico che sono sotto al sole di Roma e lui ribatte che invece è a Milano . Gli dico anche subito che sono una fan, non si sa mai.
L’ultima cosa che ci ha regalato, dopo l’uscita di Magica Musica a febbraio, è la live session di uno dei brani dell’album cioè il feat con Frah Quintale “Appartamento” . Il video, diretto da Cleopatria, è stato girato live dal palco di Santeria Toscana a Milano ed è emblematico nelle atmosfere oniriche che presenta, Palo Santo annesso.
Vorrei sapere anzitutto le intenzioni dietro alla scelta di questa live session: Tu e Frah Quintale siete amici, come si gestisce e come si passa dalla leggerezza di questo tipo di rapporto al dover concretizzare lavorativamente ed artisticamente delle emozioni insieme?
Diciamo che per me risulta molto facile questa cosa, perché in generale prediligo sempre avere un rapporto preliminare con le persone con cui creo delle cose. Se ho un rapporto artistico con qualcuno in genere è perché si tratta di persone con cui sono in intimità; detto al contrario faccio molta fatica a instaurare un rapporto di lavoro con gente con cui non mi trovo molto umanamente. Credo che la musica sia qualcosa di molto intimo e personale e mi piace condividerla solo con chi intrattiene con me delle connessioni mentali. Ogni tanto si fa un po’ fatica a fare musica insieme proprio perché si è troppo amici e quasi ci si imbarazza, però è sempre così magico e naturale aprirsi che poi l’imbarazzo si scioglie.
Lo hai dimostrato di recente, con la collaborazione (eterna) con MACE. Come hai fatto a capire dove indirizzare i tuoi pensieri quando lavoravi contemporaneamente sia ad OBE che a Magica Musica e a scegliere quale brano o riflessione destinare a uno o all’altro?
Per quanto io possa avere un rapporto strettissimo con MACE il rapporto con la mia musica è sempre molto esclusivo. Sono luoghi della mia mente comunicanti, ma si tratta di stanze diverse. La mia musica è personale e ci dedico più energia. Se, oltre che musicalmente, collaboro con qualcuno verbalmente, scrivendo i pezzi, non ho lo stesso trasporto che ho in quello che creo per me, perché quella è una vera e propria relazione. Contribuire solo musicalmente è bello, lo si fa con quella leggerezza che però non è intesa come superficialità o non profondità (a me viene in mente subito la frase di Calvino che dice “la leggerezza non è superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore” e glielo dico) e non avendo quei freni e quel peso che invece si hanno con i propri progetti spesso vengono fuori delle cose ancora più belle perché più spontanee. Non è che quando scrivo per altri scrivo cose che non penso realmente, perché non succederebbe mai, però non è sempre così scontato riuscirci. Con MACE sì perché siamo molto amici, ci sono molte porte fra di noi e riesco ad accedere anche alle stanze un po’ più personali.
La curiosità sorgeva spontanea proprio perché il tuo contributo ad OBE, nonostante l’uscita in prossimità a Magica Musica, è evidentemente molto personale e sincero. Tu prima di fare musica pubblicamente vivevi a Londra, dove ti eri trasferito dopo Milano. C’è qualcosa che ti manca di quella vita o la tua vita attuale è un salto di qualità a tutti gli effetti?
In realtà di quella vita mi mancano un po’ di luoghi. Non mi son vissuto Londra a fondo; ero molto solitario, non ho colto tutte le esperienze che una città del genere può offrire. Io vivevo sopra a un locale storico di musica elettronica che poi ha chiuso in cui non sono mai entrato, perché proprio non ci pensavo, capito? Se adesso vivessi lì starei sempre lì dentro. Non mi mancano cose che non ho vissuto, mi manca il non averle vissute. Una cosa che mi manca è la qualità della musica, detto molto schiettamente, ride, ndr. In Italia c’è molta ricchezza, molta tradizione, ma non necessariamente viene trasformata in creatività. In Inghilterra magari hanno un bagaglio culturale meno ricco ma sanno trasformarlo in qualcosa di affascinante e musicalmente si sente tanto. Mi manca la serietà con cui viene fatta la musica. Assurdo che certe cose nel 2021 funzionino in questo modo qui. Mi manca l’ambiente, anche se non lo frequentavo attivamente mi ha lasciato molto.
Adesso che l’album è uscito da qualche mese siamo in attesa del tour. Sui social ti mostri in maniera leggera (mi rendo conto di star abusando di questa parola ma è normale con individui così), io spio un po’ le tue giornate su Instagram, vedo i tuoi gatti, la tua tranquillità apparente. Cosa fa un artista quando è in “pausa”, se non crea?
Probabilmente avevo bisogno di prendermi del tempo ma non così tanto tempo. Serve a molte cose, è stata un’occasione per studiare, pensare ai miei progetti, pensare ai dettagli del tour, c’è molta dedizione, ma c’è troppo tempo a disposizione, in verità. Io personalmente avrei preferito buttarmi subito nella condivisione con il pubblico, una volta finito il disco, di persona; ho un po’ sofferto il fatto che tutto dipendesse dal telefono, senza quello il disco non sarebbe arrivato al mondo e i feedback a me neanche, ma non è un’esperienza concreta. Non esiste solo il piano pubblico, ma anche quello interiore in cui cresce dentro di te la consapevolezza di aver fatto uscire un lavoro. Volevo evitare l’effetto ruggine e ho cercato di portarmi avanti rispetto a dove ero prima.
A proposito di dettagli. Tu hai uno stile che non definirei casuale quanto istintivo, un po’ come la tua essenza in generale. Ci sono dei modelli di riferimento o si va a sentimento?
Sì, è così. Vado tanto a sentimento. La casualità un po’ c’è perché alla fine non cerco di seguire una narrativa costante, ma credo che sia il mio sviluppo intellettuale la mia narrativa costante. Sono una persona che fa molta ricerca, non ho degli idoli o degli esempi fissi e questo mi piace da un lato perché mi aiuta a non somigliare a nessuno. Dialogo continuamente con le persone con cui lavoro, che sia un video maker o la mia truccatrice, ci confrontiamo e finisce tutto nel calderone delle idee. Quando mi avvicino a una circostanza la vita mi manda delle informazioni; non mi sforzo nemmeno troppo nella ricerca delle cose perché mi è sempre successo così, quando cerco qualcosa mi arriva in maniera naturale. È come se io mettessi un annuncio nel cosmo e iniziassi a prendere ispirazione da qualsiasi fonte, che sia artistica o naturale e poi iniziassi a fare delle cose che non mi sarei mai immaginato di fare, perché non le avevo previste e le vedo accadere.
Voglio farti una domanda un po’ più antipatica: che rapporto hai, o hai avuto, se non è più lo stesso, con il dolore?
*sospira* Okay. Vediamo. In certi momenti della mia vita mi è stato molto d’aiuto, anche se in generale penso lo sia sempre. Diciamo che io sono una persona molto positiva, o comunque provo a esserlo. Non sono una persona scura, sono una persona chiara. Provo da un po’ di tempo a fare un percorso su di me di autocoscienza, è importante per me essere consapevole di essere felice. Sono ovviamente molto sensibile e a tratti malinconico, ma quello non lo definirei dolore, definirei più dolore delle esperienze traumatiche che ho vissuto che trovo importanti a posteriori. Quando ero più piccolo riuscivo a trasformare questi momenti più malinconici in qualcosa di creativo, adesso non riesco più, faccio molta più fatica a trasformare quel momento in qualcos’altro, o a scrivere della musica nel mentre. Sicuramente sono delle situazioni che mi mettono in moto per cercare di cambiare. Dopo periodi di dolore succedono sempre delle cose significative, un anno fa ad esempio ho sofferto molto e poi sono stato in giro per l’Italia per due mesi. Non lo avrei fatto se non avessi passato un periodo faticoso. Ma non sono stato in grado di creare.
Sempre la solita differenziazione fra il dolore che ti paralizza e quello che ti sprona. Probabilmente per un’artista, che tende verso l’euforia, l’energia ricavata dai live, dal successo, da qualsiasi stimolo ricavato da quel tipo di vita, l’impatto e il rientro a una dimensione calma in seguito sono potenti. Com’è vivere questo contrasto?
Forse il mio stare attualmente in pausa non mi sta facendo bene rendere conto del contrasto adesso, però io mi sento in equilibrio. Vivo molto bene il fatto che nella vita faccio quello che amo, perché mi dona molta energia, gioia e in qualche modo amore e sono cose mai scontate perché me le sono sudate, perché ci credevo e credo molto. Però i risultati di quello che faccio non mi elevano mai a un piano più alto, non penso che la vita sia migliore, mi reputo allo stesso livello di una persona che fa qualsiasi altro lavoro ed è felice di farlo. La malinconia ce l’ho sempre, a prescindere dall’euforia, è lì sottofondo e colora anche la felicità che provo. Non penso di meritarmi qualcosa in più solo perché la gente ascolta la mia musica, sono sempre il solito che va in giro e fa cose, proprio come prima.
Forse era proprio quello che volevo sentirmi dire, rido, ndr.
Ride anche lui, ndr.
Io non voglio assolutamente degli spoiler sul tour, però vorrei sapere in quale fase organizzativa sei arrivato e se ne sei contento
In questi giorni sto lavorando molto, credo che sia il tour con più produzione mai fatto da me, anche se sarà un’estate faticosa. L’energia che sento non è negativa, anzi credo passeremo un’estate della madonna. A livello tecnico sarà tutto molto più serio di prima, volevo fare un live così da un po’ di tempo. Sto pensando a un sacco di dettagli, sia esteticamente che a livello musicale. Sento di stare per fare qualcosa di importante. Ti dico molto sinceramente che io non sento mai competitività, perché delle classifiche e della discografia non me ne frega assolutamente nulla, il live però è un aspetto della mia carriera in cui sento che voglio proprio spaccare, in cui mi frega farlo e stare bene e far stare bene gli altri. Io dubito che tutti gli artisti stiano lavorando così minuziosamente ai live, non lo dico per orgoglio ma proprio perché so quanto ci tengo. Per cui sento che sarà figo. Non vedo l’ora.
Tutti non vediamo l’ora. Ci vediamo in tour.
Dai, ci vediamo lì. Buona giornata!