Folk di nuova generazione ma pur sempre ancorato dentro percorsi di un classicismo anacronistico, internazionale, main stream a suo modo. L’elettronica serve a traghettarci nel futuro ma è la forma e l’intenzione il vero cuore che pulsa nella direzione ostinata di sempre. Parliamo di Laín, moniker di Leonardo Guarracino che pubblica la sua prima opera discografica dal titolo “Line of Light”. Introspezione, feritoie di luce in un percorso personale assai buio dentro cui scavare una via di fuga e di salvezza. Un disco che dall’Italia prende solo quel certo modo di conformarsi al resto del mondo ma che sottolineiamo come sia apolide in tutto il suo vero DNA. Frutto, forse, anche di importanti esperienze che il nostro ha coltivato proprio in terra americana.
Nuovo video per celebrare questo primo disco di Laín. E come nei precedenti non mi stupisce nel vedere “poca luce”. Ha un significato preciso vero?
Il disco descrive un periodo buio della mia vita. Entrambi i video, oltre ad avere in comune le tinte scure, sono stati girati al chiuso, a simboleggiare i due lockdown che questo disco ha attraversato. La linea di luce del titolo rappresenta però una promessa di luce che spero di riuscire ad accendere in futuro.
Non sei molto amante della tua immagine o ritieni che non sia importante?
Probabilmente sembro timido, o a disagio con lo stare al centro dell’attenzione, in realtà ho solo un problema col mettere le mie emozioni e debolezze sotto il riflettore.
Belle le voci corali. Dai fleet Foxes a Bon Iver. Ispirazioni di Lain invece?
Direi i classici degli ‘80 e i ‘90 del rock… Bon Jovi, Scorpions e Nirvana mi hanno condizionato più di tutti, erano i gruppi di cui ascoltavo intere discografie nel momento in cui si formò la mia idea di musica.
Domanda personale: questo disco è il tuo personalissimo modo di “tornare in America”?
Questo disco è già passato per gli Stati Uniti: il mastering è stato curato da Ed Brooks, a Seattle.
Ci tornerai in America?
Ci torno regolarmente, in media ogni 4/5 anni. La prossima volta ci tornerò da cantautore a tutti gli effetti.
L’Italia di questa nuova scena indie invece? TI sta comoda, ti appartiene in qualche modo oppure la senti distante? E devo dire che il nuovo folk ha sempre preso posti marginali rispetto al santo pop indie… non trovi?
A dire il vero, non ascolto musica italiana, al di fuori di una mezza dozzina di cantautori che mi stanno a cuore…